della redazione
(foto di archivio, via Twitter)
Pagine Esteri, 5 settembre 2023 – Lo scorso luglio a Hebron, due soldatesse israeliane con il volto coperto, armate di mitra e con un cane da attacco hanno costretto cinque donne palestinesi della famiglia Ajluni a spogliarsi nude, ciascuna separatamente, per controllarle. Le militari israeliane hanno minacciato di liberare il cane se le donne non avessero obbedito. A riferirlo sul quotidiano Haaretz è la giornalista israeliana Amira Hass che ha raccolto la testimonianza delle palestinesi. Durante l’irruzione nell’abitazione degli Ajluni, aggiunge la reporter, altri soldati hanno perquisito i componenti maschi della famiglia ma non hanno chiesto loro di togliersi i vestiti. L’esercito, ha detto un portavoce militare, riteneva che ci fossero armi in casa.
Le donne costrette a spogliarsi nude sono Ifaf, 53 anni, sua figlia Zeinab, 17 anni, e tre nuore: Amal, Diala e Rawan, sui venti anni. Una dopo l’altra sono state portate nella cameretta dei bambini. La prima a essere chiamata nella stanza è stata Amal, poi costretta a spogliarsi in presenza di tre dei suoi quattro figli che, scrive Hass, hanno seguito la scena piangendo e urlando perché terrorizzati dal cane e dalle armi. Le soldatesse a gesti hanno ordinato alla giovane di togliersi tutti vestiti. Di fronte alle sue proteste hanno rilasciato il cane che le si è avvicinato ma non l’ha toccata. Tra le lacrime per l’umiliazione subita, Amal ha anche dovuto fare un giro su sé stessa, completamente nuda, per dimostrare di non avere armi addosso.
Gli altri membri della famiglia tenuti prigionieri in altre stanze, hanno sentito Amal e i suoi figli urlare, seguiti dalle altre donne che facevano lo stesso. La famiglia palestinese ha poi denunciato la sparizione di denaro in contanti (2000 shekel (circa 500 euro) e di oggetti d’oro avvenuta durante la perquisizione. Nei giorni successivi, i militari hanno restituito l’oro ma non i soldi.
Amira Hass scrive che non sono frequenti le segnalazioni di donne palestinesi costrette a spogliarsi nude durante i raid dell’esercito israeliano nelle loro case. Tuttavia, aggiunge, la ricercatrice Manal Al Jaabari del gruppo per i diritti umani B’Tselem, Manal Al Jaabari ha documentato una ventina di casi simili a quello della famiglia Ajluni. Il numero reale, secondo Al Jaabari, con ogni probabilità è molto più alto perché tante donne palestinesi, per pudore, preferiscono non denunciare l’umiliazione alla quale sono state sottoposte. Pagine Esteri