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È durato quasi un’ora e mezza il discorso del segretario generale del movimento sciita libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah. Centinaia di persone hanno ascoltato le sue parole attraverso i maxischermi posizionati nelle piazze libanesi e non solo. In migliaia hanno seguito le dirette con traduzioni in varie lingue.

C’era il timore che annunciasse oggi l’entrata in guerra ufficiale del suo movimento, portando il conflitto tra Israele e Gaza a un più ampio livello regionale. In realtà, oltre ad alcuni aggressivi proclami, si è domostrato molto cauto, escludendo, innanzitutto, il coinvolgimento dei suoi uomini e dell’Iran nell’operazione militare di Hamas del 7 ottobre e chiarendo che il supporto di Hezbollah consiste, per il momento e dall’inizio del conflitto, nel tenere occupata parte importante dell’esercito israeliano sul fronte libanese.

Ha dichiarato che nella regione tutti, soprattutto Libano, Egitto, Siria e Giordania, hanno vissuto le conseguenze della presenza israeliana e ha chiesto agli Stati arabi di bloccare la vendita del petrolio a Israele.

Ha definito quella di oggi una “nuova fase storica del conflitto” durante il quale l’ONU, l’Unione Europea, le agenzie internazionali, “sono rimasti ciechi e non hanno visto l’oppressione, gli arresti, l’umiliazione del popolo palestinese”.

Nasrallah ha più volte sottolineato che considera gli Stati Uniti d’America “totalmente responsabili della morte delle persone innocenti a Gaza. Così come sono stati responsabili per Hiroshima, Vietnam, Iraq, Afghanistan. Gli USA devono pagare il prezzo per le uccisioni compiute da Israele a Gaza”. Il supporto USA a Israele proverebbe, secondo il segretario generale di Hezbollah, la debolezza dello Stato ebraico, che sarebbe totalmente dipendente dagli Stati Uniti.

“L’escalation sul fronte libanese è una possibilità realistica. Dobbiamo essere pronti per ogni scenario, perché ogni scenario è aperto: la possibilità di una guerra totale è concreta. Chi vuole fermare l’allargamento del conflitto deve fermare rapidamente l’aggressione a Gaza. Se israele lancerà un attacco preventivo al Libano se ne pentirà”.


Pagine Esteri, 3 novembre 2023. È previsto per le 14.00 di oggi, ora italiana, il primo discorso dall’inizio della guerra del segretario generale del movimento sciita Hezbollah, Hassan Nasrallah. L’annuncio dell’appuntamento è stato accompagnato dalla diffusione di un video carico di suspense in cui il leader libanese sembra ordinare l’avvio di un’operazione militare gestita da una sala operativa vintage, piena di pulsanti, rotelle e comandi di vario tipo.

L’attesa è carica di preoccupazione. Negli ultimi giorni la situazione al confine tra Israele e il Libano si è fatta più seria. Israele ha attaccato con aerei e artiglieria le campagne del sud, Hezbollah e Hamas hanno colpito con i droni basi israeliane e la città di Kiryat Shimona, quasi completamente già evacuata giorni fa, causando alcuni feriti.

È possibile che Nasrallah, data la solennità di cui ha vestito questo discorso, comunicherà l’avvio della guerra tra Libano e Israele. Ieri si sono sistemati, lungo il confine, anche gli uomini della milizia iraniana “Imam Hossein”: se Hezbollah, sostenitore di Hamas, portasse il Libano in guerra, l’Iran non potrebbe certo rimanere solo a guardare. Anche se le portaerei statunitensi sono lì proprio per ricordare al leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, quanto alta sia la posta in gioco.

Per garantire la sua credibilità, Hezbollah, che ha più volte minacciato gravi ritorsioni per la strage israeliana di Gaza, qualcosa dovrà fare. O dire. I discorsi di Nasrallah sono spesso infuocati e carichi del pathos tipico della tragedia ma non sempre l’utilizzo magistrale della retorica è accompagnato da azioni significative. Il Libano è un Paese che vive al momento enormi difficoltà economiche, è in default, soffre di una già grave carenza di medicinali, l’energia elettrica è garantita a fasce orarie o dai generatori privati. Israele non si risparmierebbe e non è forse un errore pensare che userebbe sulle città libanesi la stessa violenza di fuoco provata in queste settimane sulla Striscia di Gaza.

Certo è che il discorso di Nasrallah sarà seguito oggi da milioni di persone, nei Paesi arabi e nel mondo. E tutte saranno, in qualche modo, con il fiato sospeso.

 

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