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Pagine Esteri, 9 novembre 2023 – Nell’ ultima relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD), 46 paesi sono designati come “economie meno sviluppate”. Trentatre sono situati in Africa, l’Asia ne conta nove, tre sono nel Pacifico e uno nei Caraibi. L’agenzia delle Nazioni Unite ha annunciato la classificazione evidenziando che queste nazioni sono perciò ammissibili a varie concessioni, tra cui l’accesso preferenziale al mercato, agli aiuti e all’assistenza tecnica speciale.
Il rapporto sottolinea che solo sei nazioni sono riuscite a lasciare la posizione di Paese meno sviluppato negli ultimi 25 anni: Botswana, Capo Verde, Maldive, Samoa, Guinea Equatoriale e Vanuatu.
Nel 2021, le spese relative agli oneri sul debito di queste economie povere sono aumentate a 27 miliardi di dollari, segnando un aumento del 37% rispetto ai 20 miliardi di dollari dell’anno precedente. E i paesi stanziano quasi il doppio per coprire gli oneri rispetto all’assistenza sanitaria e all’istruzione messe insieme. La pressione sulle loro finanze è attribuibile a molteplici crisi globali, tra cui l’emergenza climatica, la dipendenza dalle esportazioni di materie prime e il calo degli investimenti esteri.
L’UNCTAD chiede misure globali per affrontare le sfide economiche e sociali dei paesi meno sviluppati, sottolineando la necessità di un approccio sostenibile e multilaterale al dilemma del debito. La relazione sottolinea la funzione critica delle istituzioni, in particolare delle banche centrali, nello stimolare la mobilitazione delle risorse nazionali. Sottolinea inoltre l’importanza di reindirizzare i flussi finanziari verso iniziative che promuovano cambiamenti strutturali verdi all’interno di queste nazioni vulnerabili. Infine si appella alla cooperazione internazionale per garantire che i paesi meno sviluppati possano uscire dalle difficoltà finanziarie mentre lavorano per un futuro sostenibile dal punto di vista ambientale ed economicamente sostenibile. Pagine Esteri