(Traduzione a cura di Federica Riccardi)

https://insaniyyat.org/voices-from-gaza

Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists

Dall’inizio della guerra israeliana contro la popolazione di Gaza, familiari e amici, compresi i membri della nostra comunità Insaniyyat, hanno cercato con ansia di avere notizie dei propri cari in tutta Gaza. Di seguito sono riportate le trascrizioni di messaggi di testo personali, note vocali e post sui social media che gli amici e i cari di Gaza sono riusciti a inviare in risposta; messaggi intermittenti composti nel bel mezzo dei bombardamenti e della distruzione, mentre erano sopraffatti dalle notizie di continue morti, anche di amici e parenti, senza elettricità, cibo, acqua, rifugio sicuro e speranza. Offriamo umilmente queste voci da Gaza sotto assedio che attestano l’immensa sofferenza dei gazawi, ma anche il loro sconfinato coraggio e la loro volontà di sopravvivere. Nelle parole dell’avvocato per i diritti umani di Gaza, Raji Sourani, che parla dal profondo di questa “guerra”: “Sono così orgoglioso del mio popolo, di un coraggio e di una forza incredibili…
Sono orgoglioso del mio popolo, perché con tutta la forza di Israele, l’esercito più forte del Medio Oriente, contro Gaza, i suoi 365 chilometri quadrati, e dopo un blocco di 16 anni nell’area più densamente popolata della Terra, che manca di tutto, sono ancora forti, stanno ancora sopravvivendo… Abbiamo morte dappertutto, nelle strade e nel cielo – e le morti vengono dal cielo, dal mare, dall’artiglieria… Non si sono arresi… Sono molto orgoglioso di essere gazawi. Sono molto orgoglioso di essere palestinese”

Raed Issa*, artista

Venerdì 13 ottobre
Grazie, cari amici, per i vostri messaggi e mi scuso per non aver risposto perché non c’è internet, né elettricità, né acqua, né sicurezza!!!
(Amore in tempo di guerra)
Vogliamo rassicurarvi: Se ci chiedete come stiamo – stiamo ancora, lode a Dio, non bene!!! I bombardamenti e l’orrore non si fermano né di notte né di giorno!!! Gaza è miserabile e aspetta la liberazione di Dio!!! Cosa possiamo dirvi! Dei nostri bambini che fanno mille e una domanda! O dei loro semplici bisogni che non possiamo soddisfare! O di come dormono la notte sotto i boati degli aerei della morte e i terremoti che provocano a causa del loro odio nero. E le scene disumane di bambini innocenti, così come gli edifici e le aree residenziali che sono diventati cenere o i ricordi che hanno cancellato? O della sposa che non conclude il suo matrimonio! O di una madre che ha perso tutti i suoi figli. O di intere famiglie che sono state cancellate dall’anagrafe! O del corteo funebre di un martire che è passato di qui poco fa. O delle famiglie sfollate, che non sanno dove andare, cosa mangiare o come bere, quando ce l’hanno, o se c’è il tempo per mangiare e bere, tutte cose che al momento sono la preoccupazione minore. È vero che il tempo è lungo, molto lungo, e a volte la notte sembra durare quanto un mese lunare senza elettricità. E la passiamo a parlare delle Mille e una notte! E non c’è tempo per l’amore, la cultura e l’educazione! Persino la speranza e l’arte sono prigioniere! Siamo ancora sotto shock, possiamo solo aspettare e aspettare cosa!!! Ci sono buone notizie che sollevano il morale o ci sono notizie di un’altra tragedia qui o là. E per seguire tutto ciò che accade sul terreno non possiamo far altro che aspettare e siamo molto, molto, impegnati in questa lunga, lunghissima, attesa che determina il nostro destino all’ombra del silenzio e dell’indifferenza internazionale. L’angoscia è grande, il dolore è acuto e la calamità è immensa. Non abbiamo altra scelta per la libertà che la pazienza e la preghiera. Perché non abbiamo altra scelta”.

* Raed Issa è un artista contemporaneo nato nel campo profughi di al Breij e vive a Gaza City con la moglie e i figli. La sua arte esplora i temi della vulnerabilità, della perdita e del lutto di una vita sotto assedio e in guerra, ed è stata esposta in Palestina, Giordania, Svizzera, Australia e Irlanda. È fondatore del programma di belle arti della Società della Mezzaluna Rossa Palestinese a Gaza e membro fondatore del collettivo di arte contemporanea di Gaza Eltiqa. Durante la guerra di Israele del 2014 contro Gaza, la sua casa e gran parte delle sue opere d’arte sono state distrutte. Per vedere l’opera di Raed, per saperne di più leggi qui.

A.*, Giornalista e traduttore
I seguenti sono messaggi vocali che A. ha inviato agli amici tra il 12 e il 15 ottobre 2023:

Giovedì 12 ottobre
La situazione a Gaza è molto critica, soprattutto dopo la dichiarazione minacciosa di Avichay Adraee, capo della divisione dei media arabi del portavoce dell’IDF, che ha invitato i gazawi a evacuare verso il sud della Striscia. Tutti i palestinesi di Gaza che vivono vicino ai confini erano già fuggiti verso il centro e poco dopo i bombardamenti israeliani hanno spazzato via l’intera area di Al Rimal, solitamente il luogo più sicuro del centro di Gaza City. Si tratta di un esodo nazionale di massa. I palestinesi sono bloccati per le strade, alcuni portano con sé bambini, altri una misera bottiglia d’acqua vuota, altri ancora i loro familiari anziani. I numeri della fuga verso il sud della Striscia sono straordinari, un’area già sovrappopolata che non sarà in grado di assorbire tutti coloro che fuggono lì.
Ho bucato una gomma e, guardandomi intorno, sono sbalordito dall’enorme numero di civili bloccati.
La loro situazione è straziante.
A tutto questo si aggiunge il fatto che Israele sta uccidendo personale medico e giornalisti. Finora hanno bombardato più di 12 ambulanze.
Non abbiamo internet, non abbiamo corrente, non abbiamo elettricità. Stanno bombardando i generatori elettrici e le unità di fornitura di Internet.
Non riusciamo a metterci in contatto tra noi e i giornalisti perdono la connessione.
La situazione è molto grave.
Israele ha commesso oltre 23 massacri, spazzando via intere famiglie, tutti civili. Stanno bombardando case e palazzi, senza avvisare i residenti.
Oltre il 60% delle vittime sono bambini e donne. A Gaza stanno commettendo un genocidio, una pulizia etnica, proprio come nella Nakba del 1948.
Non c’è un solo posto sicuro a Gaza in questo momento. Nessuno è al sicuro. Israele sta usando tattiche di panico con le famiglie. Contattattano le famiglie, di 40 o più membri, le chiama e chiede loro di evacuare. A volte si tratta di un messaggio preregistrato. A quel punto migliaia di persone iniziano a cercare di fuggire per salvarsi la vita, poi corrono a cercare un riparo e poi il bombardamento avviene da un’altra parte senza alcun preavviso.
Non avvertono, bombardano a piacimento.
Questa volta è la guerra più sanguinosa, stanno bombardando intere unità abitative, alti edifici di appartamenti, come le Palestine Towers, che ospitavano 82 famiglie prima di essere completamente rase al suolo. Quelle famiglie ora non hanno più una casa. Dove dovrebbero andare?
Stanno prendendo di mira molti alti edifici residenziali.
Come giornalista, sono paralizzato e non riesco a seguire tutte le notizie. A causa della mancanza di connessione, sto scrivendo i miei servizi su carta! Non c’è internet, non c’è elettricità, i computer portatili sono morti, la connessione è saltata.
Molte delle notizie che stiamo cercando di coprire e inviare non vengono nemmeno ricevute.
Non posso garantire che il mio reportage vi raggiunga e, anche se lo facesse, non sono sicuro di essere vivo quando lo farà.
Abbiamo appena ricevuto una telefonata da un amico che sta andando nel sud della Striscia e ci ha detto che le forze d’occupazione stanno uccidendo i palestinesi sulle strade principali mentre cercano di fuggire verso sud. È un esodo, una Nakba, una distruzione totale.
Come potete sentire intorno a me, nella mia casa, ci sono attualmente più di 50 palestinesi che cercano rifugio qui, come potete sentire dalle voci dei bambini che piangono. Anche i nostri vicini ospitano più di 50 persone. Intere famiglie vengono spazzate via a Gaza. Le testate giornalistiche stanno cercando di contattarmi, ma non sono riuscito a rispondere o a mettermi in contatto con loro.
Finora nessun palestinese di Gaza ha vissuto questo massacro senza perdere almeno una persona cara o un familiare.
Le case delle mie due sorelle sono state completamente distrutte. Stamattina sono andate a controllare e non hanno trovato nulla. Il fidanzato della figlia di mio zio è stato martirizzato e non abbiamo più notizie di lui. Siamo in uno stato di shock, anche come giornalista, non ho parole.
Dov’è l’Occidente? Dove sono i diritti umani che predicano? Dov’è il diritto internazionale? E le organizzazioni internazionali? Dov’è l’ONU? Tutte quelle entità che pretendono di stare dalla parte dell’umanità. Quello che viene commesso è sicuramente un crimine di guerra e una violazione del diritto internazionale. È un genocidio e deve essere immediatamente fermato.
Riteniamo tutti i governi arabi e occidentali responsabili di aver ulteriormente sostenuto l’occupazione e di averle permesso di commettere queste atrocità contro l’umanità.
Non sono sicuro che resterò qui ancora a lungo, questa potrebbe essere il mio ultimo messaggio vocale.

Sabato 14 ottobre (mattina)
…Ci è stato detto di dirigerci a sud e mentre la gente si dirigeva lì, i soldati israeliani hanno preso di mira e ucciso alcuni di loro – circa 70 martiri e più di 200 feriti, la maggior parte dei quali sono donne e bambini.
Rimaniamo nella nostra casa – ci rifiutiamo di lasciare la nostra casa. Non permetteremo che si verifichi un’altra Nakba. La situazione è così difficile: non c’è acqua né elettricità dall’inizio della guerra. Ora cerchiamo l’acqua potabile… ma è molto difficile trovarla. Quindi, stiamo cercando di conservare l’acqua che abbiamo – chiediamo a tutti di conservare l’acqua e di non usarla a meno che non sia assolutamente necessario lavarla. Questa è la situazione in cui ci troviamo.

Sabato 14 ottobre (sera)
… ho ricevuto la notizia che un mio caro amico è stato martirizzato. Era un giovane brillante, davvero un giovane brillante. Mi fa sentire così sconfitto. Sono così triste. Lavorava con [il gruppo italiano di solidarietà di skateboard] Gaza Freestyle quando sono venuti a Gaza – lo conoscono. Era uno scrittore di We Are Not Numbers e scriveva per Palestine Chronicle. Ho scritto un post sul mio account, ho aggiunto una foto di noi due insieme e ho taggato il suo account. La sua pagina è fantastica – i suoi post erano così belli. Che la sua anima possa riposare in pace. È stato ucciso insieme ai suoi familiari.

Ho appreso la notizia della sua morte dagli Stati Uniti… Posso connettermi a Internet solo pochi minuti ogni 5-6 ore… Un suo parente negli Stati Uniti mi ha inviato la notizia su di lui. Gli ho detto che era una bugia, gli ho inviato il mio numero e gli ho detto: “Se fai sul serio, chiamami”. Quando mi ha chiamato stava piangendo e mi ha detto che aveva ricevuto la notizia che Yousef e la sua famiglia erano stati martirizzati. Anche loro ospitavano degli sfollati nella loro casa di Beit Lahiya. Sono stati uccisi tutti senza preavviso: l’intera casa è stata bombardata con loro dentro. La maggior parte di loro, donne e bambini, sono stati martirizzati sul posto. Alcuni di loro sono ancora sotto le macerie… Che la sua anima possa riposare in pace.

Domenica 15 ottobre (mattina)
Ciao, spero che stiate tutti bene – caro Dio, prego per la fine di questa situazione. Davvero, siamo esausti, non ce la facciamo più. Grazie a Dio oggi è stato relativamente calmo, nella notte ci sono stati alcuni bombardamenti ma nel complesso la notte è stata tranquilla. Sono ancora nella mia casa a Gaza [City], molte persone sono fuggite a sud, ma molte sono rimaste qui a nord dopo aver visto il massacro di 70 persone e più di 200 feriti sulla strada verso sud – la gente si è spaventata, comprese le persone che avevano intenzione di fuggire e hanno deciso di rimanere qui. E poi ci sono stati tanti bombardamenti nel Sud, tanti bombardamenti e bombardamenti e bombardamenti, massacri, tante persone martirizzate, tante persone uccise. Questo per dire che le persone che hanno lasciato Gaza sono andate a sud e hanno cercato rifugio presso le persone residenti lì e poi sono state tutte bombardate. Ci sono anche persone fuggite a sud che sono tornate a Gaza [City]. L’UNRWA ha annunciato che fornirà servizi solo nel sud, ritirandosi completamente dal nord. Il Programma Alimentare Mondiale dice di avere cibo per 1,3 milioni di persone bloccate al valico di Rafah e altri dicono che ci sono medicine bloccate al valico. Siamo tutti stanchi di parlare. La gente ha fame. Nei negozi di Gaza non c’è più nulla, anche se si hanno soldi, non c’è più nulla da comprare, soprattutto le cose di base, i beni di prima necessità. Tutti stanno riducendo al minimo ciò che mangiano. E la gente non mangia e non beve perché non vuole andare in bagno. Ascoltate, tagliare l’elettricità e internet è più facile che tagliare l’acqua. Così hanno tagliato l’acqua. Ma l’acqua che esce dai rubinetti non è potabile, non lo è mai stata. Di solito la gente prende l’acqua potabile dai camion dell’acqua che girano per le strade. Ora i camion dell’acqua non possono circolare per le strade a causa della distruzione, gli autisti e il personale dei camion dell’acqua sono stati uccisi e gli autisti dei camion dell’acqua hanno paura di muoversi. I pochi pozzi d’acqua dolce a Gaza non possono essere raggiunti… L’acqua che la gente ha (acqua residua in serbatoi di stoccaggio), quell’acqua, sapete che ci sono studi che dicono che il 79% di essa non è sicura da bere per gli esseri umani e gli animali. La gente sta iniziando a bere quell’acqua non sicura: è una catastrofe. Nessuno può lavarsi. Non ci si può nemmeno lavare le mani prima di mangiare, si è coperti di polvere e sporcizia e non ci si può lavare, non ci si può pulire per pregare, i vestiti non si possono lavare. Non c’è acqua. È un problema enorme, catastrofico.

Domenica 15 ottobre (pomeriggio)
Il problema del mancato arrivo degli aiuti sta uccidendo soprattutto negli ospedali. Ci sono stati 10 medici martirizzati, così come le ambulanze, molte delle quali sono state attaccate. Quindi – sapete cosa sta facendo la gente? C’è un attacco aereo su un edificio – così qualcuno nelle vicinanze sale in macchina e va a portare fuori la gente – perché le ambulanze non possono arrivare abbastanza velocemente, non ce ne sono abbastanza e molte strade sono distrutte, i veicoli non possono passare. Quindi, forse l’avete visto, le persone trasportano i feriti e i morti nelle loro auto, sui carretti, su qualsiasi cosa abbiano per portarli all’ospedale. Ma poi all’ospedale non c’è più posto, non ci sono letti per i malati e i feriti. Non c’è spazio per i cadaveri. Negli ospedali i malati e i feriti vengono messi per terra. Per quelli che hanno ferite più leggere, fanno il minimo indispensabile e dicono loro: “Andate, andate a casa, ci sono persone con ferite più gravi”. I poveri medici lavorano 24 ore al giorno, giorno dopo giorno, non hanno un attimo di riposo e chiedono l’elemosina di forniture mediche, chiedono aiuto – sono sopraffatti. E il numero di martiri, di morti, dove li metti? Gli obitori dell’ospedale sono pieni. Quindi, cosa hanno iniziato a fare: hanno preso i camion dei gelati e hanno impilato i corpi uno sull’altro. I camion sono freddi e non c’è altro posto dove mettere i corpi.

Domenica 15 ottobre (sera)
La situazione umanitaria è devastante. Ci sono tantissime case distrutte e bombardamenti continui. Molti medici sono stati uccisi e ora sono costretti a scegliere chi salvare da sotto le macerie. Ci sono stati più di dieci ospedali che hanno ricevuto chiamate dall’IDS per evacuare, ospedali! Ma i medici dicono che noi restiamo, non possiamo portare i pazienti, dove li porteremmo? Noi restiamo qui con loro, non li abbandoneremo.

Mentre i volontari e i medici cercano di soccorrere i feriti e di portare via i martiri e pur sapendo che potrebbero esserci ancora persone vive sotto le macerie, sono costretti ad andarsene perché ricevono una richiesta di aiuto in altre aree dove la possibilità di salvare vite umane è più alta… non hanno scelta. È una vera catastrofe. E il mondo sta a guardare… non fanno entrare nemmeno gli aiuti umanitari. Non si tratta di essere occidentali o arabi o palestinesi, si tratta di umanità e diritti umani.

Almeno vediamo che il mondo è in fiamme e reagisce là fuori, questo è di grande sostegno per noi qui.

Vi prego di continuare a manifestare, di non interrompere la vostra dimostrazione di solidarietà nei nostri confronti. Ci è di grande conforto sapere che siete presenti là fuori.

Non so come facciano coloro che si bevono la propaganda unilaterale ad essere tranquilli con la loro coscienza… la sofferenza che ho visto oggi è indescrivibile.

Venerdì 20 ottobre
…Il mio telefono, Jawwal, si è spento da ieri, quando è tornata l’elettricità è stato fantastico, così ho potuto ricaricare il mio telefono. In realtà non si tratta di elettricità, ma di un motore che porta elettricità una volta al giorno per un’ora.

Sto bene, fino ad ora… questa sera è stata molto difficile. Questa mattina sono rimasta scioccato dalla notizia della mia cara amica che è stata martirizzata. È una poetessa e una persona davvero eccezionale, che Allah abbia pietà di lei, è stata martirizzata… e addirittura tutti hanno iniziato a scrivere su Facebook e sui social media “Se sarò martirizzato, per favore ricordatevi di me”. O persone che scrivono “So che sarò martirizzato”, è qualcosa di incredibile, è come se non sapessimo se siamo in un film o se è un incubo. è qualcosa di surreale. Mi chiedo: “È possibile che tutto questo sia un incubo? Finirà? Tutto questo finirà davvero?”. D’altra parte, la speranza è qui con il dolore e la sofferenza…

Ieri hanno liberato due prigionieri, una donna e sua figlia, entrambe americane, e sono arrivati degli aiuti. Sicuramente è stato il risultato di un accordo. I bombardamenti diminuiscono, ma solo di giorno, di notte tornano. Questa notte, mentre guardo, il cielo è tutto rosso [per i bombardamenti], quindi è tutto molto strano, è surreale, per davvero siamo entrati in qualcosa che sembra incosciente.

Ieri hanno bombardato l’ospedale, ma la gente si è rifiutata di uscire.

Oggi una delle migliori aree residenziali di Gaza è stata cancellata, ripulita, letteralmente, Tel el Alia. La casa di mia cugina è stata rasa al suolo, lei, il marito e le tre figlie hanno trovato rifugio nell’ospedale di Al Aqsa. Ieri l’ho chiamata e mi ha detto: “Stiamo qui… volete bombardare? Stiamo qui, dove andremo?”.

Mi sono arrabbiato molto per le persone che sono state uccise nella chiesa. Sapete, loro (i cristiani) sono molto pochi a Gaza, sono tutti molto rispettati, ho molti amici della comunità. C’è un giovane che è stato martirizzato e che conosco. Stavo parlando con un mio amico in modo da ottenere il permesso di andare lì per Middle East Eye. Gli ho detto che volevo parlare con Majd e lui mi ha detto che Majd è in terapia intensiva e che sua madre è stata martirizzata. Questa notizia ci ha rattristato molto, tutti i bombardamenti e le distruzioni, l’ospedale e la chiesa ci hanno rattristato ancora di più…

 

* A. è un giovane giornalista e traduttore laureato in letteratura inglese all’Università islamica di Gaza. A. ha chiesto a Insaniyyat di non rivelare la sua identità a causa del timore diffuso che i giornalisti a Gaza siano attivamente presi di mira.

 

Andaleeb Adwan*, femminista, scrittrice ed educatrice

I seguenti sono i messaggi Whatsapp che Andaleeb ha potuto inviare tra l’8 e il 17 ottobre 2023:

 

Lunedì 9 ottobre

…Io e le bambine, i miei nipoti, la loro madre e i suoi genitori, suo cugino con la moglie e i figli siamo intrappolati nel seminterrato della loro casa che si trova vicino all’Università islamica e tutti i bombardamenti sono proprio accanto a noi. La situazione è indescrivibile, l’orrore va oltre ogni immaginazione, la casa è stata gravemente danneggiata e c’è molta distruzione intorno a noi e sopra di noi. Mio figlio Muhammed, il giornalista, è nel cortile dell’ospedale al-Shifa dove si è riparato con gli altri giornalisti che hanno dovuto evacuare i loro uffici dopo essere stati avvertiti.
… tra l’altro siamo in questa situazione da mezzogiorno
… ma sono distrutta, i miei nervi sono a pezzi e ho detto che vi scriverò.
… Non si può dormire, gli attacchi aerei non ci danno la possibilità di farlo. Andiamo in bagno a due a due, per paura.
…. Con noi ci sono due dei miei nipoti e un’altra bambina e un altro bambino, figli dello zio di mia nuora: in tutto quattro bambini.
(Passano 10 minuti senza bombardamenti)
… [Potete andarvene?]
… No, è difficile uscire… le strade sono disastrate… le macchine non possono circolare… e siamo nell’oscurità più totale e non c’è luce per le strade.
… molte persone hanno cercato di uscire e sono rimaste intrappolate nelle strade.
… stanno facendo una cosa [bombardamento a schema] chiamata cintura di fuoco in diverse aree, dividono i quartieri in cellule isolandole l’una dall’altra
… buon Dio, che abbiano finito
… stiamo aspettando la mattina

Martedì 11 ottobre (mattina)
… Siamo fuggiti dall’edificio perché vogliono bombardare i due edifici che si trovano dall’altra parte della strada.
… abbiamo camminato a lungo tra le distruzioni in modo che Mohammed sapesse come raggiungerci con un’auto e portarci all’hotel al Dera.

Martedì 11 ottobre (sera)
… Grazie a Dio stiamo bene e i bambini stanno bene e sono felici di essere riuniti al loro padre
… e siamo riusciti a lavare via la polvere e la sporcizia
… questo per dire che la nostra situazione è molto migliorata grazie a Dio

Mercoledì 12 ottobre
… Buongiorno. Ieri a mezzanotte siamo dovuti scappare dall’albergo perché volevano bombardare la zona. Siamo andati in una casa con altre persone da parenti di mia nuora. Poco dopo volevamo tornare in albergo – Hahhahaha – ho una perdita di sensibilità incredibile!
… Sai, Israele non ha prezzo e noi palestinesi non valiamo nulla. Il nostro sangue è così a buon mercato.
… Siamo tornati in albergo e dopo mezz’ora hanno bombardato con bombe al fosforo un edificio esattamente di fronte a noi. Stavamo soffocando e siamo fuggiti di nuovo dall’albergo ed eccoci qui a casa dello zio di mia nuora.
… Io sto bene… Tutti stanno bene… Spero che questa notte sia tranquilla.

Venerdì 14 ottobre
Grazie a Dio siamo arrivati sani e salvi a Rafah, sono con la mia famiglia, gli Adwan.

Lunedì 16 ottobre
… Buongiorno, stiamo bene
… Non abbiamo abbastanza acqua potabile, nessuno qui ha l’acqua potabile
… Due dei bambini si sono ammalati, hanno febbre e diarrea
… Dio ci liberi

Martedì 17 ottobre
… Dall’alba ci sono stati bombardamenti intorno a noi
… ci sono tanti, tantissimi, morti e feriti
… ci sono tanti morti e feriti

Martedì 31 ottobre (mattina)
La notte è andata bene
Ma adesso
I bombardamenti sono vicini
Non c’è elettricità e i generatori per strada sono completamente silenziosi perché non c’è gas o gasolio.
Abbiamo installato pannelli solari per ricaricare i cellulari e batterie per alcune luci a LED intorno a noi di notte.
Lunghe file per il pane fin dal mattino, perché ci vuole molto tempo e un sacchetto di pane costa il doppio.
Internet va e viene ed è molto debole.
E l’acqua non è sicura da bere e noi la compriamo al doppio del prezzo e usiamo roba di plastica per non dover lavare i piatti
E raccogliamo l’acqua usata per tirare lo sciacquone del bagno
E il sonno è costantemente disturbato

M e A e i loro due figli sono con me
E il collega di M, sua moglie e i suoi tre figli, e la figlia di mia sorella con due bambini, e suo fratello che vive nello stesso edificio, nell’appartamento di fronte al nostro, e ha 6 figli.
Sì, siamo una folla intera.
E mio cugino paterno, il padre di mia nipote, la cui madre, mia sorella, è morta, e la sua attuale moglie sono al primo piano.

*Andaleeb Adwan è un’attivista di lunga data per i diritti delle donne e la democrazia a Gaza. È fondatrice e direttrice del Community Development and Media Center di Gaza City, che lavora con giovani e donne per promuovere lo spazio democratico e l’espressione di sé attraverso i media cittadini socialmente consapevoli. Si veda il suo post dalla guerra israeliana del 2021 su Gaza qui e un’intervista del 2012 qui.

 

S.*, Operatrice comunitaria con bambini e giovani

Di seguito sono riportati i messaggi Whatsapp che S. ha potuto inviare agli amici tra il 10 e il 26 ottobre 2023:

13 ottobre (pomeriggio)
La casa è piena.
È piena come una scatola di sardine.
Niente internet dopo le 12.
Nessuna preoccupazione.

15 ottobre
Stanno uccidendo le famiglie
Intere famiglie
La moglie di Jalil e i suoi figli
I nostri vicini
Tutti loro
Sto soffrendo
L’ONU e il CICR sono fuggiti e hanno lasciato la gente indietro
Sono triste
Voglio piangere, ma devo gestire la situazione
Voglio dimenticare quello che ho visto
Non si può immaginare
Oltre la realtà
Non posso credere a ciò che sto vedendo
Grande non è la parola giusta
No, non grande
Di più più più più
Puoi dirlo a Fayrouz
Non posso dirle della famiglia di Jalil.
Lei li conosce

17 ottobre
Acqua e cibo?
Niente
Molto poco
Una razione per ciascuno, anche per le galline
Ma niente per le piante

Beh, la razione varia
Ci sono persone con problemi ai reni, anziani e bambini

Il mio caffè è la mia razione
Oggi la giornata è andata avanti cercando di risolvere il problema dell’acqua
L’energia solare è stata colpita
Se riesco a ripararla in parte, il problema dell’acqua può essere risolto.
In televisione vedevo i sopravvissuti e le persone che li aiutavano, ma qui non ci sono più soccorritori, ora il sopravvissuto salva quello accanto a lui.
È una merda
Niente Tarzan dalla fine della giungla
Capite cosa voglio dire
Sto solo chiarendo

18 ottobre
Siamo andati a dormire nel 2023 e ci siamo svegliati nel 1948

21 ottobre
La situazione oggi è di merda
I bombardamenti non si fermano
Oggi ci hanno fatto entrare i sudari per le sepolture
Per davvero, non metaforicamente
Due camion su venti [la prima consegna di aiuti umanitari]
No, non c’è bisogno di sudari perché i martiri non vengono messi nei sudari e i cristiani vengono sepolti con i loro vestiti.
Inoltre non è la cosa più importante, oggi ci sono le fosse comuni.
I dettagli non sono importanti, ma a volte è importante riflettere.
Gli aiuti non sono arrivati e quelli che sono arrivati oggi credo fossero solo per il sud e il bisogno più grande è nel nord e nella città di Gaza.
Non c’è pane, non c’è acqua, non ci sono pannolini per anziani e bambini, latte, plastica per coprire le finestre se la casa non è completamente distrutta, coperte, materassi, elettricità, biancheria intima, vestiti, assorbenti igienici e cibo in scatola.
Immaginatevi di svegliarvi in un deserto e di dover vivere in modo essenziale
La cosa bella è che la gente ha creato una rete di protezione, ma è arrivata la guerra e la gente era già povera in partenza, sia chi ospitava sia chi era ospitato.
Niente medicine di tutti i tipi, anestesia, contraccettivi, tutto quello che si può immaginare.
Caffè scuro senza cardamomo
Pastelli e giocattoli per bambini
khalas
E gas e diesel
Da ieri le operazioni si fanno senza anestesia
E per le ferite da schegge che si trovano in punti meno pericolosi del corpo: [saranno trattate] dopo la guerra
La priorità per le cure è per le persone che hanno una maggiore speranza di vita

21 ottobre (tarda sera)
Personalmente, voglio una tazza di buon caffè e voglio dormire due ore ininterrotte e senza svegliarmi terrorizzato.
Ho smesso di saper dire frasi lunghe
Dimentico come una matta
Oggi ho lasciato il lavoro
Mi sembrava di aver perso la strada

No, non è l’età, lo giuro.
dopo sabato dimentico molto di più che dal mio ultimo compleanno
Lo giuro

Dico che forse è bene che tu venga.
Intorno a me sono morte tante persone
Amici, colleghi e conoscenti
Potremmo essercene andati tutti
Il cerchio è diventato molto piccolo
I bambini sono invecchiati molto la scorsa settimana

Immaginate se potessi venire in macchina e portare la famiglia
Al Nilo
…Messaggio inoltrato:
“#Attenzione: A partire da domani domenica, una confezione di pane da 3 chili sarà venduta al prezzo di 4 shekel da pagare al proprietario del panificio, in seguito a un accordo tra l’UNRWA e i proprietari dei panifici dopo che l’UNRWA ha fornito loro la farina.
I panifici inizieranno a vendere secondo questo accordo, a partire dall’alba di domani, domenica 22/10/2023. I panifici sono…
[Sono elencati 18 panifici situati nel sud].
Grazie, Egitto.

22 ottobre
Il mio collega che era come un fratello è stato martirizzato
Un artista mi ha spezzato il cuore
Non abbiamo dormito
Hanno ucciso gli sfollati in fondo alla strada
La mia testa sta per esplodere

23 ottobre
Voglio dormire
Sono stanca
Sto per morire
Hanno detto che questa notte finirà a mezzanotte

24 ottobre (mattina)
Orrore

24 ottobre (sera)
Non credo di poter dormire
Ho del lavoro da fare
Il mio collega che lavora in emergenza con me – le sue figlie sono sotto le macerie
E suo padre è stato martirizzato
E sua moglie è stata martirizzata
E i bombardamenti continuano
E stanno bombardando vicino al nostro rifugio al lavoro – è pieno di bambini

45 minuti dopo
13 martiri vicino al rifugio

26 ottobre (mattina)
Mi dispiace che i giorni siano sempre più duri e che la perdita e la tristezza aumentino.
Ma il mio collega Ahmed ha tirato fuori sua figlia da sotto le macerie dopo 36 ore.
Si chiama Afaf, forse ha 9 anni.
Le notti sono terrificanti e i giorni sono terrificanti
La piccola Afaf sta bene
E ha ridato il buonumore a suo padre
Racconta le storie di 36 ore
Sta bene e ha ridato vita e speranza a tutti.
Ieri eravamo tutti depressi nel rifugio e all’improvviso è arrivata la notizia della piccola Afaf, così abbiamo fatto festa, ma poi all’improvviso abbiamo saputo che Dima, una giovane sposa incinta di un mese, era sotto le macerie.
C’era tristezza e poi hanno detto che era stata martirizzata con suo marito, il suo bambino non ancora nato e il resto della famiglia.
È stato difficile
Così me ne sono andata
Perché conosco Dima
È della nostra famiglia
E un’amica di mia nipote, Rana.
Non potevo
Poi le notizie sono aumentate e il numero di persone che conosciamo, vicine e lontane, che sono sotto la guerra e sono state martirizzate o sotto le macerie o qualcos’altro dai dettagli della guerra.
Così ero un po’ stanca
Ma oggi sto meglio
Sono occupata perché devo aprire un nuovo rifugio.
E il primo compito è l’acqua
Voglio dire, mi hai chiesto
Quindi ti rispondo

Mi piacerebbe camminare lungo al Nilo
Se possibile, signora…


Una nota sul metodo
Insaniyyat pubblica solo i dispacci di persone che hanno dato il permesso esplicito di farlo. Non abbiamo potuto pubblicare molti messaggi che ci sono stati inviati perché non siamo riusciti a raggiungere le persone, soprattutto durante il blackout dell’elettricità e delle comunicazioni imposto collettivamente da Israele a tutta la Striscia di Gaza per 32 ore il 27-28 ottobre.

Abbiamo anche notato un cambiamento nella volontà dei giornalisti di condividere le informazioni che li riguardano individualmente. Questo cambiamento è stato particolarmente evidente dopo che un attacco aereo israeliano ha ucciso i membri della famiglia di Wael Dahdouh, il principale corrispondente da Gaza per Al Jazeera. Subito dopo l’uccisione, il 26 ottobre, Dahdouh ha dichiarato: “Si vendicano di noi con i nostri figli?”.

Si ringrazia Insaniyyat, Society of Palestinian Anthropologists per aver concesso il permesso di tradurre e pubblicare questo articolo.