di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 20 novembre 2023 – Nei giorni scorsi il tribunale di Firenze ha riconosciuto la Germania colpevole di “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” e ha condannato Berlino a risarcire i familiari di alcune vittime italiane delle forze di occupazione tedesche per crimini compiuti durante la Seconda Guerra Mondiale.
La giudice Susanna Zanda ha deciso un indennizzo di 50.000 euro a favore di Mirella Lotti, 88 anni, per l’assassinio del padre Giuliano Lotti, trucidato insieme ad altre 11 persone nella strage di Pratale compiuta il 23 luglio 1944. La giudice ha inoltre fissato un risarcimento di 25.000 euro, rivalutato con gli interessi a partire dal 1945, per Sergio e Katia Poneti, nipoti di Egidio Gimignani, che fu torturato e ucciso dai nazisti a Tavarnelle val di Pesa il 20 giugno 1944.

“La spina dorsale della sicurezza europea”
A distanza di 80 anni Berlino paga ancora le conseguenze del suo tradizionale militarismo, eppure il governo della Germania – che pure sta facendo i conti con la crisi economica più grave degli ultimi decenni – sta intraprendendo in queste settimane ulteriori passi verso la trasformazione delle sue forze armate in un esercito potente e pronto alla battaglia.
È un obiettivo che, tra stop and go, la Germania persegue da alcuni anni. Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, nel marzo del 2022, il governo tedesco decise di destinare 100 miliardi di euro al rimodernamento delle sue forze armate, descritte da più parti come una “scatola vuota”.
Ma evidentemente lo stanziamento record di un anno e mezzo fa non è stato ritenuto sufficiente da Berlino che vuole fare di più e più in fretta.

«Oggi nessuno può seriamente dubitare della necessità (…) di una Bundeswehr potente» ha chiarito il 10 novembre il cancelliere tedesco Olaf Scholz partecipando ad una conferenza. La teoria del dirigente socialdemocratico è che «il nostro ordine di pace» sarebbe in pericolo; l’invasione russa dell’Ucraina obbligherebbe la Germania a trasformare il suo esercito in una forza combattente «potente e ben finanziata».


“Dobbiamo abituarci alla guerra in Europa”
«Dobbiamo riabituarci all’idea che in Europa possa esserci il pericolo di una guerra» ha dichiarato durante un’intervista rilasciata all’emittente tv “Zdf” il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius. «Solo una Bundeswehr forte può impedire che accada il peggio» ha aggiunto chiarendo poi: «Abbiamo bisogno di una Bundeswehr che possa difendersi e fare la guerra per difendere la nostra sicurezza e la nostra libertà. Con la Zeitenwende (com’è stato ribattezzato il “grande cambiamento”, ndr) la Germania diventa un Paese adulto in termini di politica di sicurezza».
La nuova dottrina militare tedesca – che sostituisce quella varata nel 2011 – è riassunta in un documento di 19 pagine intitolato “Linee guida per la politica della difesa” redatto da Pistorius e dal capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Carsten Breuer, nel quale si afferma: «La guerra è tornata in Europa. La Germania e i suoi alleati devono ancora una volta fare i conti con una minaccia militare. L’ordine internazionale è sotto attacco in Europa e nel mondo. Viviamo a un punto di svolta».
«Come Stato e come società abbiamo trascurato per decenni la Bundeswehr» recita il testo, dimenticando che furono le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale a imporre a Berlino – così come al Giappone – una Costituzione pacifista per impedire al paese di riarmarsi e di diventare nuovamente una minaccia per la pace.

Il nemico è la Russia (e la Cina)
Il documento strategico indica esplicitamente il nemico – «La Federazione Russa rimarrà la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza nell’area euro-atlantica» – ma cita anche la lontana Cina, accusata di «rivendicare in modo sempre più aggressivo la supremazia regionale».
Sembrano passati secoli da quando Berlino considerava Mosca un partner strategico non solo per l’approvvigionamento degli idrocarburi ma anche per la costruzione di un ordine internazionale euro-asiatico stabile.

Ora la nuova dottrina punta alla riduzione delle missioni all’estero – che Berlino aveva intrapreso con entusiasmo negli anni scorsi, alla ricerca di un ruolo e di una proiezione militare internazionale inediti dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale – per concentrarsi sul potenziamento delle proprie forze armate. Per sostenere l’esercito, il governo composto da socialdemocratici, verdi e liberali promette di rafforzare l’industria militare e di accelerare gli appalti militari. «L’azione centrale è il superamento della lentezza organizzativa e burocratica che da anni rallenta le truppe» ha spiegato il cancelliere. Per Pistorius e Breuer occorre rafforzare sia la cooperazione nel settore degli armamenti sia le esportazioni di materiale bellico, puntando in particolare sull’area dell’Indo-Pacifico così da «contenere le ambizioni politiche della Cina (…) che contraddice sempre più i valori e gli interessi» della Germania.

Evoluzione della spesa militare in Germania

Aumenta la spesa militare
Per dotarsi di un esercito “pronto alla guerra” la Germania ha deciso di aumentare la propria spesa militare portandola al 2% del Pil, come richiesto esplicitamente dal Patto Atlantico. «Garantiremo questo 2% a lungo termine, per tutti gli anni ’20 e ’30», ha promesso Scholz.
Come altri paesi della Nato – eclatante è il caso della Polonia – o del sistema di alleanze incentrato su Washington – come nel caso del Giappone – il comparto militare sta risucchiando sempre più risorse, sottratte ovviamente alla spesa sociale, al contrasto del cambiamento climatico, alla lotta contro le diseguaglianze.
Il 20 ottobre il ministero della Difesa tedesco ha informato che il prossimo anno saranno messi a disposizione del comparto già 71 miliardi tra bilancio ordinario e fondo speciale. In un’intervista al quotidiano “Handelsblatt”, Pistorius si è vantato del fatto che il suo dicastero è l’unico ad aver ricevuto un «incremento significativo» di risorse nel bilancio del 2024. Per soddisfare l’obiettivo del 2%, però, le spese per il comparto militare dovranno aumentare dai 50 miliardi attuali a 75 l’anno, perché il “fondo speciale” di 100 miliardi istituito lo scorso anno si esaurirà entro il 2027.
A ottobre la commissione Bilancio del Bundestag ha approvato l’acquisto del sistema di difesa aerea “Arrow 3” prodotto da Israele e dalla statunitense Boeing, per un costo di circa 4 miliardi, e di 4 droni sottomarini.
Entro il 2025 il governo tedesco si è dato l’obiettivo di formare una divisione armata e addestrata al combattimento da mettere a disposizione della Nato. Berlino dovrebbe poi inviare in Lituania una brigata di 4000 uomini, come promesso all’Alleanza Atlantica, ma il suo allestimento è in forte ritardo ed ha rivelato i “gravi problemi strutturali” delle forze armate che Scholz e Pistorius di sono impegnati a superare il prima possibile.
Nel governo Scholz si discute inoltre del ristabilimento di una certa forma di leva obbligatoria – abolita solo nel 2011 – per avere a disposizione un numero più alto di cittadini da mobilitare in caso di crisi bellica.

La competizione con Parigi
Berlino aspira esplicitamente a diventare “la spina dorsale” della difesa europea, mirando ad affiancare gli Stati Uniti all’interno della Nato ed entrando in competizione sul piano militare con Parigi, mentre per decenni si è accontentata di lasciare alla Francia la preminenza militare concentrandosi sullo sviluppo economico.
Recentemente il governo Scholz ha annunciato il raddoppio degli aiuti militari all’Ucraina (che pure è responsabile del sabotaggio del gasdotto Nord Stream) portandoli da 4 a 8 miliardi di euro. Dal 24 gennaio 2022, il governo tedesco ha impegnato 17 miliardi in aiuti militari a Kiev; si tratta di una cifra rilevante, che svetta rispetto ai 7 miliardi stanziati dal Regno Uniti e ai soli 500 milioni della Francia, potendo competere con i 42 degli Stati Uniti. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.