di Davide Matrone
Pagine Esteri, 1 dicembre 2023. Domenica 3 dicembre oltre 20 milioni di venezuelani (secondo i dati del Consiglio Nazionale Elettorale) saranno chiamati al voto per sostenere o meno il recupero della regione del paese della Guayana Esequiba nella zona orientale del Venezuela. Un’area con un’estensione territoriale di quasi 160 mila km quadrati, quasi quanto quelli dell’intero Uruguay. La Guayana è una zona con una bassa densità abitativa in cui il 90% dell’intera popolazione è concentrato sul 5% dell’estensione del proprio territorio. È molto ricco di giacimenti minerali e petroliferi.
Il governo venezuelano, dallo scorso settembre, ha lanciato la sua campagna referendaria ed ha convocato il proprio popolo su una questione territoriale che è in disputa da 180 anni. Il governo ha dispiegato le sue forze in campo ed è seriamente intenzionato a vincere. Queste le principali domande di supporto alla campagna governativa per il Sì:
- Lei è d’accordo nel respingere con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, la linea fraudolenta imposta dal Lodo Arbritale di Parigi del 1899 che mira a privarci della nostra Guayana Esequiba?
- Lei sostiene l’Accordo di Ginevra del 1966 come unico strumento giuridico valido per raggiungere una soluzione pratica e soddisfacente per il Venezuela e la Guayana riguardo alla controversia sul territorio della Guayana Esequiba?
- Lei è d’accordo con la posizione storica del Venezuela di non riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia territoriale sulla Guayana Esequiba?
- Lei è d’accordo ad opporsi con tutti i mezzi e nel rispetto della legge, alla pretesa della Guayana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di delimitazione, illegalmente e in violazione del diritto internazionale?
- Lei è d’accordo con la creazione dello stato di Guayana Esequiba e lo svilupppo di un piano accellerato di assistenza globale per la popolazione attuale e futura di quel territorio, che comprende, tra l’altro, la concessione della cittadinanza e della carta d’identità venezuelana, in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale, incorporando di conseguenza detto stato nella mappa del territorio venezuelano?
La votazione si svolgerà dalle 6 di mattina fino alle 6 di pomeriggio nei 15.857 centri di votazioni e nei 28.027 seggi elettorali. Il referendum non è stato riconosciuto dallo stato della Guayana che ha interpellato la Corte Internazionale di giustizia, lo scorso 14 novembre perché sospenda la votazione.
Perché ritorna in disputa il territorio di Esequibo?
La tensione tra i due paesi si riaccese nell’anno 2015 quando la multinazionale petrolifera statunitense Exxon Mobil aveva stipulato degli accordi con l’allora presidente di Guayana, Donald Ramotar, per la perforazione del giacimento Stabroek Block nelle acque territoriali a confine con il Venezuela. Azione che aveva dato fastidio al governo venezuelano che la considerava un’intromissione e una minaccia per il proprio paese.
Poi, nel 2018 le tensioni erano cresciute quando l’esercito venezuelano aveva intercettato, nelle proprie acque territoriali, una nave norvegese per conto della compagnia Exxon Mobil che stava esplorando il territorio per le azioni di perforazione e sfruttamento delle risorse naturali. La nave Ramform Tethys della società norvegese Petroleum Geo-Service (PGS) stava effettuando un’ispezione sismica per conto di Exxon Mobil e dovette interrompere i lavori per l’intervento delle forze armate venezuelane.
Secondo l’analista politico Phil Gunson, in un’intervista rilasciata alla CNN spagnola, la convocazione del Referendum del 3 dicembre non è solo una pretesa nazionalista e antimperialista del governo bolivariano venezuelano bensì, è la risposta alla crisi che vive il paese. Maduro vorrebbero annettere questo territorio e appropiarsi delle ingenti risorse presenti nella zona denominata Arco Minero.
Nello scorso maggio del 2023 la multinazionale Exxon Mobil ha dichiarato che nell’anno 2022 con lo sfruttamento dei giacimenti della Guayana Esequibo, ha registrato dei profitti pari a 5.800 milioni di dollari. Inoltre, secondo stime future per il prossimo 2030 i profitti potrebbero aumentare a 7.500 milioni di dollari.
Le origine storiche del conflitto
L’America Latina è stato un continente conquistato da vari paesi europei durante i secoli dell’epoca moderna dal XV secolo fino alla fine del XIX secolo. Spagnoli, porotghesi, inglesi, olandesi e francesi hanno invaso e saccheggiato l’intero continente per secoli. Nell’anno 1814 il Regno Unito decise di comprare dai Paesi Bassi alcuni territori coloniali nella zona che oggi s’identifica coi paesi del Suriname e Guayana. Acquistò una parte delle sue colonie situate nell’attuale Guayana e così nacque la Guayana Britannica con capitale Georgetown. In quel trattato di compravendita tra i due stati europei non era stata delimitata bene la frontiera nella parte occidentale. Tuttavia gli inglesi, avendo scoperto una gran quantità di giacimenti d’oro in quel territorio, decisero di allargare le frontiere trasportandole ancor di più verso occidente fissando la delimitazione territoriale tra i due stati a quella vigente ancora oggi. Per i venezuelani invece la delimitazione territoriale si estenderebbe più a oriente fino al Rio Esequibo.
Nel febbraio del 1966 venne siglato il famoso accordo di Ginevra tra Venezuela e Regno Unito nel quale si stipulava la costituzione di una commissione bipartisan che avrebbe dovuto risolvere il problema territoriale tra i due paesi. Un accordo riconosciuto da entrambi le parti. Dopo alcuni mesi dalla costituzione della commissione, la Guayana Britannica ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra e dall’Irlanda e si autodenominò solamente Guayana. Con quest’avvenimento cambiarono le sorti dei lavori della Commissione che lavorò fino all’anno 1970 senza risolvere sostanzialmente il problema. Seguiranno altri incontri negli anni successivi ma la situazione resta ancora in alto mare. Gli ultimi avvenimenti lo confermano.
Maduro e la sua campagna per i 5 SI.
Maduro sta facendo campagna per i 5 SI e nelle ultime dichiarazioni ha affermato che si tratta di una controversia storica che viene da molto lontano. L’attuale presidente della Guayana, Irfaan Ali (in carica dall’agosto del 2020) non è il primo a fare la vittima nella disputa. Maduro ha criticato le dichiarazioni di Ali in quanto quest’ultimo ha accusato il Venezuela di essere un paese colonialista, imperialista e aggressivo quando invece, secondo il presidente venezuelano, storicamente il Venezuela ha combattuto il colonialismo, l’imperialismo e le aggressioni dei paesi invasori. Lo dimostra il piano del grande Simòn Bolivar che in tutta la sua vita cercò di unificare tutti i latinoamericani sotto il progetto della Grande Colombia per difendersi dall’espansione imperialista dei paesi europei e dall’impero nordamericano. “L’Esequibo è parte del territorio venezuelano che si è conquistato e consolidato con il sangue dei nostri combattenti per la nostra indipendenza” ha dichiarato il primo mandatario venezuelano nei giorni passati.
Il 2 dicembre del 2023 si compiono 200 anni dalla famosa Dottrina Monroe in America Latina e la scelta di convocare questo referendum in Venezuela nello stesso periodo non sembra per niente casuale.