AGGIORNAMENTO 20 settembre ore 14

Le forze armene nel Nagorno-Karabakh hanno accettato i termini del cessate il fuoco proposto dal contigente di pace russo il giorno dopo che l’Azerbaigian ha avviato un’offensiva militare volta a prendere il controllo della regione, provocando dozzine di vittime e centinaia di feriti . In base a questo accordo di cessate il fuoco, le forze separatiste armene saranno tenute a smantellare e rimuovere tutte le armi pesanti. “Le questioni sollevate dalla parte azera sulla reintegrazione, sulla garanzia dei diritti e della sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh… saranno discusse in un incontro tra i rappresentanti della popolazione armena locale e le autorità centrali della Repubblica dell’Azerbaigian. Avranno luogo nella città di Yevlakh il 21 settembre”, ha detto un rappresentante armeno.

Da parte sua, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, duramente contestato ieri dalla popolazione, ha detto che Yerevan non è coinvolta nella preparazione del testo dell’accordo per il cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh.

Intanto il Cremlino ha respinto le affermazioni armene secondo cui la Russia non aveva intrapreso azioni sufficienti per prevenire il conflitto nel Nagorno-Karabakh, sottolineando che la questione riguardava le azioni dell’Azerbaigian all’interno del proprio territorio. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia mantiene i contatti con l’Armenia, l’Azerbaigian e la popolazione armena del Karabakh. Peskov ha aggiunto che la programmazione di una conversazione telefonica tra il presidente Vladimir Putin e Nikol Pashinyan deve ancora essere definita.

Le forze di pace russe hanno comunicato di aver trasportato con successo oltre 2.000 civili, tra cui più di 1.000 bambini, dalle zone “più pericolose”.

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Pagine Esteri, 19 settembre 2023 – Prosegue in queste ore la presunta “operazione antiterrorismo” dell’Azerbaigian nel Karabakh cominciata, secondo le spiegazioni date da Baku, perché “un veicolo (azero) è esploso dopo aver colpito una mina precedentemente piazzata dai gruppi di ricognizione e sovversione delle forze armate armene nella regione del Karabakh, con lo scopo di compiere un atto terroristico” e un altro automezzo “che trasportava personale militare” delle truppe di Baku è esploso per lo stesso motivo. Esplosioni che avrebbero fatto diversi morti e feriti. Ora le forze azere bombardano obiettivi azeri.

L’Azerbaigian, sostenuto militarmente da Turchia e Israele, denuncia infine “la continua presenza delle forze armate armene nella regione del Karabakh” tanto da “sentirsi costretto” ad agire per garantire la sua sicurezza e quella dei cittadini azeri. Baku fa riferimento a presunte azioni di separatisti armeni dell’autoproclamata repubblica dell’Artsakh.  L’Armenia smentisce categoricamente questa descrizione dell’accaduto e denuncia come “inaccettabili” i tentativi di coinvolgerla in un conflitto più ampio.

Il premier armeno, Nikol Pashinyan, durante una riunione governativa, ha descritto la situazione ai confini dell’Armenia come “relativamente stabile”. “Ancora una volta confermo che l’Armenia non ha un esercito nel Nagorno-Karabakh”, ha detto esortando il popolo armeno a mantenere la calma, senza agire “in modo non calcolato o avventuroso”.  A Yerevan intanto centinaia di abitanti di Erevan hanno organizzato una protesta per chiedere al governo di agire. I manifestanti scandiscono anche accuse contro il primo ministro chiamandolo “traditore”.

Armenia e Azerbaigian, in passato due repubbliche della ex URSS,  sono in guerra intermittente sin dagli anni Ottanta per il controllo del Nagorno Karabakh. Di recente grazie alle forniture di armi sofisticate (droni in particolare) turche e israeliane, gli azeri hanno evidenziato una superiorità militare sull’avversario tanto da conquistare nell’ultimo conflitto aperto tra i due paesi importanti porzioni di territorio. Erevan accusa Baku di ostacolare le forniture di merci e generi di prima necessità alla popolazione armena nella regione contesa. Pagine Esteri