di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
Pagine Esteri, 21 dicembre 2023 – Per una ventina di anni tutti l’hanno immaginato su di una sedia a rotelle, senza più gambe, un occhio e un braccio, con il volto deturpato dalle esplosioni dei missili sganciati da Israele. Invece Mohammed Deif, l’inafferrabile capo delle Brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, sopravvissuto ad almeno sette tentativi di assassinio, l’ultimo dei quali nel 2021, cammina e sembra essere in buono stato di salute a giudicare da un video ritrovato a Gaza nei giorni scorsi dai soldati israeliani. Immagini che hanno suscitato clamore nell’opinione pubblica di Israele e fatto calare nuove ombre sulle capacità dell’intelligence israeliana già sotto accusa per non aver saputo impedire l’attacco a sorpresa nel sud di Israele compiuto il 7 ottobre dal movimento islamico. Deif non solo è vivo ma è uscito con danni limitati dai tentativi di assassinio. Questo ha lasciato sbigottiti gli israeliani perché il capo del braccio armato di Hamas è ritenuto l’ideatore del blitz di ottobre. Attacco di cui è stato supervisore Yahya Sinwar, capo politico di Hamas a Gaza nonché primula rossa sfuggita per almeno due volte nelle ultime settimane alla cattura da parte dei soldati israeliani entrati nelle gallerie sotterranee di Khan Yunis. Più Israele fatica a catturarli e più entrambi conquistano prestigio nei Territori palestinesi occupati.
Nato nel 1965 nel campo profughi di Khan Yunis, Mohammed Al Masri, detto «Deif», l’ospite, dall’abitudine che ha di non dormire per ragioni di sicurezza nello stesso luogo più di due notti, si unì ad Hamas nel 1987. È stato uno stretto collaboratore di Yahya Ayyash, «l’ingegnere» degli attentati-kamikaze in Israele nei primi anni ’90, quindi vice del capo delle Brigate Qassam, Salah Shahade, assassinato da Israele nel 2002. Da allora Deif è il capo dell’ala militare di Hamas. Sua moglie, suo figlio neonato e la figlia di tre anni sono stati uccisi in un tentativo di omicidio del 2014.
Ci sono solo due foto conosciute di Deif, la più recente delle quali è stata scattata nel 2000. Non appare mai in pubblico e preferisce lasciare spazio al suo portavoce Abu Obeida, anch’egli popolare tra i palestinesi. Varie fonti, palestinesi e israeliane, descrivono Deif come il realizzatore della trasformazione delle Brigate Qassam da un gruppo di cellule amatoriali a unità militari organizzate, nonché il fautore principale della rete di gallerie sotterranee costruite da Hamas sotto Gaza a scopo di rifugio e di via di attacco in Israele. Considerando il peso enorme che l’ala militare ha nelle decisioni di Hamas, sono in molti a ritenere che la sua approvazione sia necessaria per qualsiasi scelta del movimento islamico. Non sorprende perciò che il 7 ottobre Deif abbia tenuto un discorso audio, il primo dal 2021, giustificando l’attacco nel sud di Israele come una risposta alla «profanazione» della moschea di Al-Aqsa e all’uccisione e al ferimento di centinaia di palestinesi nel 2023, tra gennaio e ottobre.
La popolarità di Deif tra i palestinesi, in Cisgiordania più che a Gaza, già ampia da anni – durante le manifestazioni spesso si sente scandire «Siamo i soldati di Mohammed Deif» – è cresciuta ulteriormente negli ultimi due mesi perché il capo delle Brigate Qassam riesce sempre a sfuggire ai soldati israeliani. La cattura o uccisione di Deif, assieme a quella di Yahya Sinwar, sarebbe una vittoria fondamentale per Benyamin Netanyahu, da spendere nell’opinione pubblica israeliana. In caso contrario, quando sarà proclamato il cessate il fuoco definitivo, saranno i leader di Hamas a proclamarsi vincitori. Pagine Esteri