della redazione
Pagine Esteri, 3 gennaio 2024 (Aggiornamenti 6 gennaio) – “La decisione di reagire spetta alle forze armate, che determineranno il momento e il luogo appropriati”. Non ha dubbi il presidente iraniano Ibrahim Raisi, dietro l’attentato del 3 gennaio scorso non possono che esserci, per lui, Israele e gli Stati Uniti.
Nonostante il doppio attacco a Kerman, durante la cerimonia di commemorazione dell’uccisione di Qassem Soleimani, sia stato rivendicato dall’Isis (Stato islamico), le autorità iraniane accusano Tel Aviv e promettono conseguenze.
Ieri, durante i funerali delle vittime dell’attentato non sono stati pochi gli slogan contro gli Stati Uniti e Israele. Le autorità iraniane hanno arrestato 11 persone coinvolte e hanno identificato i principali responsabili, promettendo una dura lotta all’ISIS, il quale ha dichiarato che l’attacco è stato effettuato con l’utilizzo di cinture esplosive indossate da due dei suoi membri.
L’attentato è stato portato a termine a Kerman, dove centinaia di persone stavano partecipando alla cerimonia di commemorazione di Soleimani, comandante della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria, assassinato dagli Stati Uniti nel 2020.
Intanto proprio gli Stati uniti sostengono di aver intercettato comunicazioni che confermano il coinvolgimento dell’Isis Khorasan (ISIS-K), lo Stato islamico con sede in Afghanistan nei due attentati in Iran. Lo riferisce l’agenzia britannica Reuters. L’Isis nutre un odio profondo per gli sciiti – la corrente islamica dominante in Iran – che considera apostati. Pagine Esteri