Pagine Esteri, 30 gennaio 2024. Alle prime luci dell’alba circa 12 militari israeliani infiltrati hanno fatto irruzione all’ospedale Ibn Sina di Jenin, nella Cisgiordania occupata. Il video registrato dalle telecamere di sorveglianza mostra il loro ingresso. Travestiti per sembrare arabi, con le tuniche tipiche maschili, con il velo da donna o con la divisa medica, hanno nascosto i fucili forniti di silenziatori tra gli abiti, in una sedia a rotelle e in una culla per neonati. Obiettivo del raid l’uccisione di tre palestinesi militanti di organizzazioni armate, uno dei quali precedentemente ferito e in degenza al terzo piano della struttura sanitaria.

Nonostante la versione delle forze armate israeliane parli dell’ospedale come di una base operativa di Hamas, i soldati non hanno trovato alcuna resistenza né all’ingresso della struttura né durante l’accesso ai vari piani e alle sale di ricovero. L’esercito ha pubblicato la fotografia di una pistola che uno dei tre combattenti, Muhammad Walid Jalamna, di 27 anni, avrebbe avuto con sé e che gli è stata “confiscata”. I militari, dopo le tre esecuzioni, sono usciti dall’ospedale e dal campo profughi senza difficoltà. Sono state diffuse le fotografie dei lettini sporchi di sangue sui quali si trovavano, probabilmente addormentate, due delle vittime.

I tre palestinesi uccisi sono stati accusati, in un comunicato delle forze armate israeliana, di far parte di una cellula terroristica di Hamas e di essere in procinto di organizzare un attentato terroristico.

Le altre due vittime sono due fratelli, Muhammad e Basil Al Ghazawi. Quest’ultimo era rimasto ferito alcune settimane fa in un bombardamento israeliano.

 

Il Ministero della Sanità palestinese ha chiesto alle Nazioni Unite e alle organizzazioni per i diritti umani di garantire la sicurezza e la protezione delle strutture ospedaliere, delle ambulanze e del personale sanitario. Non è la prima volta che l’ospedale Ibn Sina è stato oggetto di un attacco da parte dell’esercito israeliano. In precedenti raid i militari avevano bloccato le ambulanze, circondato la struttura con i carri armati e ordinato al personale medico di lasciare l’ospedale con le mani alzate. Medici Senza Frontiere ha denunciato che due giorni fa, durante un’incursione dell’esercito israeliano, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco contro tre finestre di un’altro ospedale, Khanin Suleiman, danneggiando una macchina per la dialisi.