di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 10 febbraio 2024. Si è conclusa nel peggiore dei modi la storia e la vita di Hind Rajab, La bambina palestinese di soli 6 anni che è rimasta per ore al telefono con i soccorritori nell’automobile attaccata dai carri armati israeliani.
Dopo 12 giorni la piccola, per la cui sorte si era alzato un coro di appelli internazionali, è stata ritrovata morta nel mezzo in cui viaggiava insieme ai suoi parenti, mentre fuggiva da Gaza City verso il sud della Striscia.
Tutti uccisi i 5 membri della sua famiglia, compresi altri bambini.
La storia di Hind ha fatto il giro del mondo: la sua voce spaventata che supplicava aiuto, registrata per ore dal centralino della Mezzaluna Rossa Palestinese, rimarrà per sempre un grido inascoltato.
Come quella della sua cuginetta Layan, di 15 anni, la prima a rispondere ai volontari della PRCS. La sua morte è avvenuta in diretta audio: “siamo bloccati in macchina, ci sono i carri armati vicino a noi, ci stanno attaccando”. Poi spari, urla e nulla più.
Alla chiamata successiva è stata Hind a rispondere. Ha detto che tutti gli altri erano morti e che lei era ferita. Ha parlato per ore con Rana al-Faqeh, una coordinatrice della Mezzaluna Rossa e anche con sua madre, Wissam, che pur essendo di poco distante non poteva accedere alla zona in cui l’esercito israeliano stava operando con i mezzi corazzati.
Lo stesso valeva per le ambulanze della Mezzaluna che hanno provato a coordinare una difficile operazione di soccorso con i militari, per garantire il passaggio sicuro del mezzo e degli operatori che si trovavano all’interno, Yousef Zeino e Ahmed Madhoun.
Quel lunedì 29 gennaio l’ambulanza, infine, è partita: si stava facendo sera e Hind pregava al telefono di essere portata via, diceva di aver paura del buio.
I membri della Mezzaluna hanno comunicato alla sala operativa di essere arrivati sul posto in cui si trovava l’automobile con la bambina e la sua famiglia massacrata. Erano le 18 circa.
Secondo lo zio, Hind è riuscita a dire al telefono, in collegamento con la madre, di vedere da lontano l’ambulanza. E queste sono state le sue ultime parole.
Poi più nessuna notizia, per 12 giorni, di Hind né dei volontari della Mezzaluna.
Questa mattina è stata scoperta la terribile verità: tutti morti. La bimba di 6 anni, i suoi cuginetti e i suoi zii e anche Yousef e Ahmed. Uccisi tutti. L’ambulanza è stata bombardata.
All’alba di oggi le truppe israeliane si sono ritirate dall’area e solo da quel momento i parenti sono riusciti a raggiungere la zona di Tel al Hawa, per recarsi alla stazione di servizio in cui si era fermata l’automobile.
Dal giorno della scomparsa la Mezzaluna ha pubblicato appelli quotidiani per provare ad avere notizie dei suoi membri e di Hind. Ma è stato tutto inutile. Erano tutti morti quel giorno eppure l’esercito israeliano ha prima dichiarato di non essere a conoscenza di “incidenti” nella zona e poi ha detto che avrebbe “indagato”.
Non è stato possibile per nessuno raggiungere l’area.
Hind si trovava in quell’automobile solo perché troppo piccola per camminare ore a piedi, come invece hanno fatto i suoi fratelli più grandi e i suoi genitori, per provare a raggiungere l’ospedale Ahli, nella speranza di trovarvi rifugio.
Quella mattina l’esercito israeliano aveva ordinato agli abitanti di evacuare la zona Ovest di Gaza City ed era esattamente quello che la famiglia di Hind stava facendo.
Mentre procedeva in direzione sud, l’automobile si è trovata circondata dai carri armati. Lo zio di Hind ha provato a fermarsi nella stazione di servizio di Fares, sperando di essere al sicuro. Ma è stato tutto inutile.
12 giorni ci sono voluti per avere notizie della loro sorte, per recuperare i corpi, in una Striscia di Gaza occupata ormai alla violenza senza controllo, dove la distruzione e gli omicidi extragiudiziali sono diventati il pane quotidiano per una popolazione abbandonata a se stessa e alla legge dell’esercito israeliano.