di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 9 aprile 2024 – Mentre l’Aiea (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) lancia l’allarme per il rischio che i continui attacchi alle strutture della centrale nucleare di Zaporizhzhia (da tempo sotto il controllo di Mosca) possano provocare un gravissimo incidente, il governo ucraino continua ad appellarsi alla ripresa del sostegno occidentale per evitare il collasso.
Oltre a chiedere urgentemente munizioni per la propria artiglieria, Volodymyr Zelensky ha insistito nuovamente per la fornitura al suo esercito di sistemi di difesa antiaerea Patriot indispensabili per contrastare i bombardamenti russi che nelle ultime settimane si sono fatti incessanti sia contro le infrastrutture sia contro obiettivi civili.
L’intensificazione degli attacchi e l’invio di nuove truppe russe al fronte lascia tra l’altro pensare che Mosca stia preparando una nuova grande offensiva che potrebbe scattare a maggio.
Tra le aree teatro dell’inasprimento dei combattimenti e dei raid dove le truppe russe potrebbero concentrare l’assalto, puntando a dilagare in territorio ucraino per poi imporre a Kiev un accordo, c’è proprio quella dove sorge la centrale nucleare ormai da tempo sotto il controllo dell’esercito occupante. Un’altra area critica in cui le truppe ucraine faticano a contrastare gli assalti avversari sembra essere quella di Kharkiv, mentre intensi combattimenti sono ancora in corso alla periferia della cittadina di Chasiv Yar, nel Donetsk.
Le milizie russe anti Putin
Sempre più allo stremo, Kiev tenta di indebolire l’avversario affidandosi, oltre che ad alcuni attacchi a lungo raggio in territorio russo, anche alle azioni di sabotaggio realizzate dal Corpo dei Volontari Russi (Rvc), la più consistente delle tre milizie formate principalmente da cittadini russi che combattono al fianco dell’Ucraina, forte di alcune migliaia di membri.
Nelle ultime settimane il gruppo è stato protagonista di diverse incursioni e attacchi nella regione russa di Belgorod, dove la milizia è penetrata il 12 marzo riuscendo a resistere per quasi due settimane.
Dal calcio alla milizia
Sul personaggio a capo della milizia, il 40enne Denis Kapustin, si concentra un approfondito reportage pubblicato nei giorni scorsi dal sito di informazione “Politico”, curato da Jamie Dettmer.
Nativo di Mosca, all’età di 17 anni Kapustin si trasferì con i suoi genitori a Colonia, in Germania, dove cominciò a frequentare alcuni gruppi di estrema destra all’interno delle locali tifoserie calcistiche. Kapustin si fece notare per la partecipazione a diversi scontri con tifosi avversari e nel 2016, nel corso degli Europei di Calcio del 2016, si fece notare per il suo ruolo in diversi episodi violenti registrati a Marsiglia. In quegli anni l’emigrato russo divenne un personaggio di spicco nella scena del teppismo calcistico europeo e nell’ambiente dei combattimenti di arti marziali di estrema destra.
In seguito alla decisione di trasferirsi a Kiev, il governo tedesco cancellò nel 2019 il permesso di soggiorno di Kapustin e impose nei suoi confronti il divieto di ingresso nell’area Schengen. Attualmente, secondo le autorità di Berlino, Kapustin – noto anche come Denis Nikitin – è «uno degli attivisti neonazisti più influenti» di tutto il continente europeo.
“Politico” ricorda che “Nikitin” gestisce una linea di abbigliamento – la “White Rex” – caratterizzata da messaggi razzisti e ultranazionalisti che inneggiano ad una Russia “etnicamente pura e omogenea”, oltre che dall’uso del numero “88” che si riferisce alle lettere iniziali del saluto “Heil Hitler”.
La priorità: abbattere Putin
Intervistato da Dettmer, Kapustin afferma che la priorità per i nazionalisti russi, in questa fase storica, è abbattere il governo di Vladimir Putin, e questo obiettivo giustificherebbe la collaborazione con gli ucraini. «Essere un patriota, essere un nazionalista, significa ovviamente augurare il meglio per la propria gente, per i propri figli, per il proprio Paese. Ma so esattamente che Putin è la cosa peggiore che potrebbe capitare alla Russia. Ecco perché i miei ex compagni che combattono per lui e si considerano nazionalisti sono per me il peggior nemico. Mi considerano un traditore. Io considero loro dei traditori», afferma l’estremista di destra in un passaggio dell’intervista.
Ovviamente Kapustin rifiuta l’etichetta di “neonazista” e si definisce «decisamente conservatore, decisamente tradizionalista, decisamente di destra».
Anche la maggior parte dei membri del Corpo dei Volontari Russi sono ovviamente degli estremisti di destra. La milizia si è formata informalmente nel 2014, operando all’interno del Battaglione Azov (costituito da membri di diverse organizzazioni neonaziste e neofasciste ucraine), ma è stata riconosciuta dal Ministero della Difesa di Kiev e inglobata all’interno della forze armate ucraine nell’agosto del 2022, inquadrata nella “Legione internazionale di difesa territoriale dell’Ucraina” che comprende anche altri gruppi di volontari, come la “Legione per la Libertà della Russia” o il “Battaglione Siberiano”.
Il CVR utilizza alcuni dei simboli del cosiddetto “Esercito Russo di Liberazione”, che durante la Seconda Guerra Mondiale collaborò con le truppe naziste tedesche contro Mosca e la popolazione sovietica.
Il principale artefice della collaborazione tra gli ultranazionalisti russi e l’intelligenze militare di Kiev (Gur) sembra essere il direttore dell’intelligence di Kiev, Kyrylo Budanov, che nel corso di una diretta televisiva ha definito i miliziani dei “validi combattenti”, suscitando la contrarietà di alcuni settori delle forze armate ucraine che invece guardano con sospetto agli uomini di Kapustin. «Ci hanno aiutato sin dal primo giorno. Hanno combattuto in molte delle aree più calde dell’Ucraina. Cercheremo di aiutarli il più possibile» ha affermato Budanov.
A “Politico” Kapustin ha spiegato che le incursioni della sua milizia in territorio russo sono coordinate con il Gur, che fornisce assistenza logistica, fornisce le armi e sostiene economicamente il Corpo dei Volontari Russi.
“Fomentare la divisione etnica in Russia”
Intanto nei giorni scorsi, commentando la strage compiuta da alcuni membri dello Stato Islamico a Mosca, in una intervista a The Times il capo del “Centro per la Lotta alla disinformazione” presso il “Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina”, Andriy Kovalenko, ha ammesso di puntare alle divisioni etniche tra le varie componenti della popolazione della Federazione Russa per indebolire l’avversario. Kiev vede ovviamente di buon occhio una possibile spaccatura nella società russa su basi etniche.
«L’attacco terroristico ha provocato la divisione tra le nazionalità in Russia e, naturalmente, è molto utile per noi sostenere eventuali divisioni nazionali e alimentarle con l’informazione. (…) Usiamo tutto il possibile perché sappiamo che fomentando le tensioni etniche indeboliamo la Russia» ha detto Kovalenko. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, El Salto Diario e Berria