di Redazione
Pagine Esteri – 16 aprile 2024 – Violenti combattimenti sono scoppiati in una delle aree contese tra le regioni etiopi del Tigrè e dell’Amhara, in Etiopia. Fino al 2020 il distretto di Raya Alamata era sotto il controllo del Tigrè; poi però, durante la guerra scatenata dal governo centrale contro il Fronte Popolare di Liberazione del Tigré, è stato occupato dalle milizie amhara alleate dell’esercito federale.
Secondo quanto riferito dai residenti, i combattimenti sono iniziati durante lo scorso fine settimana. Gli Amhara e il Fronte Popolare di Liberazione del Tigré si accusano a vicenda di aver iniziato gli scontri.
Il Movimento nazionale amhara (Nama), all’opposizione nello Stato regionale, ha accusato in una nota il Tplf di aver lanciato “un’invasione” dell’area contesa. Getachew Reda, capo dell’amministrazione provvisoria del Tigrè, ha accusato a sua volta in un post su X i “nemici irriducibili” dell’accordo di pace per i recenti incidenti, affermando che le violenze non vanno considerati l’inizio di un conflitto tra le forze del Tigrè e il governo federale o tra le confinanti regioni del Tigrè e dell’Amhara.
Per ora non si ha un resoconto certo delle vittime dei combattimenti. Il governo federale etiope ha recentemente affermato che l’esercito controllerà le aree contese fino a quando non verrà presa una decisione definitiva sull’assegnazione.
Si teme che la crisi possa complicare ulteriormente il conflitto che infuria dall’agosto dello scorso anno ad Amhara – la seconda regione più popolosa dell’Etiopia – tra le forze armate federali e le milizie locali note come Fano, che si rifiutano di essere integrate nell’esercito regolare, come stabilito dall’accordo di pace siglato a Pretoria il 2 novembre 2022, che ha posto fine al sanguinoso conflitto durato due anni.
Intanto nei giorni scorsi Bate Urgessa, figura di spicco dell’opposizione etiope, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Il corpo dell’esponente politico è stato ritrovato sul ciglio della strada nella sua città natale, Meki, nella regione dell’Oromia. Secondo alcuni familiari l’uomo sarebbe stato prelevato nella camera d’albergo dove alloggiava da persone non identificate che «sembravano membri dei corpi di sicurezza governativi».
Urgessa, 41 anni, era uno dei leader del Fronte di liberazione oromo (Olf), il cui braccio armato – l’Esercito di liberazione oromo (Ola) – combatte da anni contro le autorità centrali di Addis Abeba denunciando l’oppressione del proprio gruppo etnico. «L’uccisione ingiustificata ed extragiudiziale di figure politiche e culturali oromo coscienti e attive è un atto sistematico e irresponsabile volto a mettere a tacere gli oromo nel corso di anni e decenni» denuncia in un comunicato l’Olf, che ha boicottato le ultime elezioni generali del 2021.
Bate Urgessa era stato incarcerato più volte negli ultimi anni, pur essendo un fautore del dissenso non violento. A febbraio le forze di sicurezza lo avevano accusato di «operare per incitare disordini» e lo avevano arrestato mentre veniva intervistato dal giornalista francese Antoine Galindo (anch’egli arrestato), prima di essere rilasciato su cauzione.
Le autorità regionali hanno informato dell’arresto di 13 sospetti per l’omicidio dell’esponente politico, senza aggiungere dettagli.
Il conflitto tra Oromo e governo federale è iniziato nel 1973 e da allora ha conosciuto diverse fasi. Nell’aprile del 2018 l’Olf siglò un accordo di pace con il governo etiope – alla cui guida era appena arrivato Abiy Ahmed, il primo leader federale di etnia oromo – insieme a diversi altri gruppi, tra cui il Fronte di liberazione nazionale dell’Ogaden e la formazione Ginbot 7. In base all’intesa, la leadership dell’Olf accettò di disarmare i suoi miliziani entro 15 giorni dal loro arrivo ad Addis Abeba. Gli uomini di stanza in Eritrea (all’epoca nemica giurata di Addis Abeba) accettarono di disarmarsi, tuttavia la maggior parte di quelli presenti in Oromia si rifiutarono di farlo. Di conseguenza uno dei leader oromo, Kumsa Diriba alias “Jaal Maro”, ruppe con l’Olf e fondò il gruppo l’Olf-Shene, noto anche come Esercito di liberazione oromo (Ola). Da allora i combattimenti tra l’esercito federale e l’Olf sono proseguiti durante tutto il 2021 e, seppure a più bassa intensità, nel 2022. Pagine Esteri