di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 15 maggio 2024 – Durante la notte tra lunedì e martedì, in Nuova Caledonia, gli aderenti ad alcune organizzazioni che chiedono l’indipendenza dalla Francia hanno dato vita ad una rivolta nel territorio d’oltremare di Parigi che sorge in Melanesia, a circa 1500 km ad est dell’Australia e a 17 mila km da Parigi.
«Armi di grosso calibro e fucili da caccia sono stati utilizzati per sparare contro i gendarmi» ha detto nel corso di una conferenza stampa l’Alto commissario Louis Le Franc, che rappresenta il governo di Parigi nell’arcipelago del Pacifico colonizzato a metà dell’Ottocento e che conta attualmente circa 270 mila abitanti.
I disordini maggiori si sono verificati a Noumea, il capoluogo della Nuova Caledonia, dopo che l’Assemblea nazionale di Parigi ha avviato la discussione sulla revisione costituzionale sullo status dell’arcipelago che porterebbe ad un ridimensionamento del relativo autogoverno concesso alla colonia, ovviamente contestata dal movimento indipendentista.
La revisione costituzionale, già approvata dal Senato francese, intende infatti estendere il diritto di voto ad alcune migliaia di coloni francesi giunti in Nuova Caledonia negli ultimi decenni, diminuendo così il peso elettorale della popolazione indigena Kanak, anche se dal 2018 al 2021 il fronte indipendentista ha perso due referendum convocati per decidere quale relazione avere con la Francia ed ha boicottato una terza consultazione convocata durante la pandemia.
La riforma costituzionale prevede la concessione del diritto di voto a coloro che risiedono in Nuova Caledonia da almeno dieci anni, mentre fino ad ora le liste elettorali per le elezioni “provinciali” sono rimaste bloccate a coloro che risiedono nell’arcipelago almeno dal 1988 e ai loro discendenti, sulla base di un accordo tra le organizzazioni Kanaki e il presidente francese Jacques Chirac. Gli indipendentisti ritengono che concedere il diritto di voto “locale” a coloro che si sono trasferiti nella colonia negli ultimi decenni equivalga ad aumentare il peso politico dell’opinione filofrancese.
«Siamo stati trasformati in una minoranza da una politica di insediamento che non aveva altro scopo che questo. Ampliare l’elettorato significa perpetuare questa ingiustizia» ha denunciato Jean-Pierre Djaïwé, portavoce del Partito di Liberazione Kanak nel corso di un intervento al Congresso caledoniano.
Durante la notte tra lunedì e martedì centinaia di automobili e una trentina tra aziende, negozi e fabbriche sono state date alle fiamme sia a Noumea che nelle vicine città di Dumbéa e Mont-Dore da gruppi di manifestanti, per lo più giovani, incappucciati o mascherati.
Per ripristinare l’ordine il governo francese ha schierato quattro squadroni dei gruppi d’intervento della Gendarmeria (Gign), un’unità d’élite specializzata in operazioni speciali, ed ha imposto il coprifuoco per la notte tra martedì e mercoledì. Finora nel territorio d’oltremare, ha informato il ministro dell’interno francese Gerald Darmanin, sarebbero state arrestate 130 persone solo nel capoluogo Noumea.
Secondo le autorità ci sarebbero centinaia di feriti e tre persone – tutte di etnia Kanak – sarebbero rimaste uccise negli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, affiancate da milizie volontarie costituite soprattutto dai commercianti e coloni. Anche un agente della Gendarmeria è deceduto in seguito ad un colpo di arma da fuoco alla testa.
Nell’area metropolitana del capoluogo sono stati vietati tutti gli assembramenti e in tutto l’arcipelago sono stati sospesi il porto di armi e la vendita di alcolici. Inoltre è stata decretata la chiusura delle scuole e dell’aeroporto.
Ma nuovi scontri si sono verificati anche durante l’ultima notte, insieme ai saccheggi e agli incendi. Nel penitenziario locale alcuni detenuti hanno inscenato una rivolta e gran parte della popolazione è rimasta chiusa in casa mentre il prefetto ha prorogato i divieti di assembramento e la chiusura di scuole ed aeroporto fino a domani.
Il presidente Emmanuel Macron, dopo aver convocato per stamattina una riunione ad hoc con i responsabili dell’ordine pubblico e del Consiglio di Difesa e Sicurezza nazionale, ha dichiarato lo “stato di emergenza” per contrastare una situazione definita di tipo “insurrezionale” dalle autorità locali.
Il Fronte di Liberazione Nazionale Kanak e Socialista, che gestisce l’amministrazione locale, pur condividendo le rivendicazioni dei manifestanti ha più volte invitato a protestare pacificamente e a cessare le violenze.
Una delle preoccupazioni del governo è che gli scontri vadano fuori controllo e mettano a rischio l’estrazione del nichel nelle miniere dell’arcipelago – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria