testo e foto di Claudio Avella*
Pagine Esteri, 5 giugno 2024. Modi vince per la terza volta consecutiva le elezioni per la camera bassa del parlamento indiano, la Lok Sabah. Una terza vittoria consecutiva l’aveva ottenuta solo Jawaharlal Nehru, primo Primo Ministro Indiano, fino al 1962.
Ma al contrario di quanto si annunciava, il numero di seggi assegnati al BJP è inferiore alla tornata del 2019: Modi negli scorsi mesi aveva annunciato una vittoria schiacciante: 400 seggi su 543, “Abki Baar, 400 Paar”, “questa volta superiamo i 400”. Anche gli exit poll lo davano vincitore con 350-400 seggi per la sua coalizione la National Democratic Alliance (NDA), invece dei 295 seggi effettivi. All’Indian National Developmental Inclusive Alliance (I.N.D.I.A), una coalizione di 27 partiti, guidata dal Indian National Congress di Rahul Gandhi, vanno 231 seggi, mentre 17 seggi vanno a partiti che si sono tenuti fuori dalle coalizioni.
Ci scrivono alcune persone: un giovane giornalista proveniente dal Kerala: “nonostante Modi abbia vinto, sono contento di vedere che la sua vittoria non è schiacciante. Significa che, se non avesse avuto in mano tutti i media, avrebbe perso”. Il suo cognome rivela la sua appartenenza alla minoranza musulmana del paese. Lavora da remoto e gira l’India perché “se vincesse Modi, non mi sentirei sicuro a viaggiare nel mio Paese in futuro”.
Nella giornata di ieri man mano che i risultati venivano aggiornati, erano chiari i nuovi equilibri. Negli studi di India Today, uno dei principali canali indiani, durante la maratona si respirava aria di panico nell’osservare la geografia politica dell’India modificarsi, a cominciare dall’Uttar Pradesh: Modi viene eletto a Varanasi, ma lo Stato passa all’opposizione con 43 seggi, di cui 37 al Samajwadi Party (SP), contro i 37 andati all’NDA. Una vittoria sul filo del rasoio, ma anche un segnale molto forte. L’UP, lo stato più popoloso del Paese, con capitale Varanasi, doveva essere la roccaforte del BJP. A gennaio la campagna elettorale del BJP sembrava avere raggiunto uno dei suoi momenti più emblematici con l’inaugurazione del Ram Mandir di Ayodhya, ma persino questa circoscrizione è andata all’opposizione. Rahul Gandhi, invece, vince nella circoscrizione di Rae Bareli, in UP, una roccaforte della famiglia Gandhi. Gandhi ottiene una doppia vittoria, anche nella circoscrizione del Wayanad, in Kerala: un recupero importante come leader di opposizione.
Le sette circoscrizioni di Delhi rimangono al BJP, nonostante a livello locale il partito governante sia l’Aam Aadmi Party (AAP) di Arvind Kejriwal, incarcerato a marzo con un’accusa di corruzione e riciclaggio.
Nel nord e nel centro del Paese il BJP continua a dominare, ma con numeri più esigui. Il Madhya Pradesh regala tutti i seggi al BJP, mentre il Punjuab, Stato di confine con il Pakistan, dove governa l’AAP, va quasi interamente al Congress. Nessun seggio va alla coalizione NDA. Anche inMaharashtra, Stato in cui si trova Mumbai, vince il Congress, mentre il BJP perde molti voti in quasi tutte le circoscrizioni. Rimane, invece, una roccaforte del BJP il Gujarat, stato natio di Modi e di molti industriali, tra cui Gautam Adani, molto vicino a Modi.
Negli Stati del sud, tendenzialmente più ricchi e con un tasso di scolarizzazione più alto rispetto al nord, la geografia cambia leggermente: il supporto al BJP aumenta leggermente in Kerala, dove il BJP guadagna un seggio per la prima volta.Nel Karnataka 19 seggi vengono assegnati al NDA e 9 alCongress. Anche Bangalore, la Sylicon Valley indiana, va al BJP. Il Tamil Nadu mantiene la posizione e non consegna neanche un seggio all’NDA. In Andhra Pradesh, invece, il supporto alla coalizione di Modi aumenta vertiginosamente.
Ieri sera Modi è comparso alla sede del BJP per fare un discorso ai suoi elettori. Nelle strade un esiguo numero di sostenitori, se confrontato con il bagno di folla di Ayodhya a cui ho assistito alcune settimane fa. Un giovane sostenitore mi dice “Modi ha trasformato l’India in un paese riconosciuto come potenza internazionale, un hub economico. Ci sono ancora problemi all’interno del Paese, ma l’India si sta sviluppando.”
Vale però la pena osservare cosa accade nei diversi strati della società indiana: l’NDA perde seggi nell’India rurale e semi-urbana in favore della coalizione INDIA. Un segnale forte che riflette che la crescita economica degli ultimi dieci anni ha lasciato indietro aree in cui disoccupazione, inflazione e disuguaglianza in termini di reddito e distribuzione della ricchezza rimangono piaghe ancora da sanare.
In alcuni casi anche le rappresentanze dei Dalit, gli intoccabili, hanno giocato un ruolo importante nella sconfitta del BJP, come nel caso di Chandra Shekhar del Aazad Samaj Party (Kanshi Ram), che ha vinto in una circoscrizione dell’UP a maggioranza dalit e musulmana.
Modi ha vinto un terzo mandato, ma il Paese ha dato una lezione forte di solidità, dimostrando che gli equilibri possono cambiare nonostante le misure autoritarie contro gli oppositori, il controllo massiccio dei media e l’uso della religione come forma di propaganda. Con il nuovo assetto parlamentare la maggioranza di Modi sarà messa a dura prova e difficilmente potrà avviare un percorso di cambiamento della Costituzione e trasformare il Paese, laico, in un Paese nazionalista indù. Pagine Esteri
*Ingegnere ambientale, appassionato di fotografia. Ha lavorato per diversi anni nell’educazione e nella consulenza e nel campo dell’imprenditorialità rigenerativa. Da sette mesi è in viaggio per esplorare l’Asia, con un’attenzione particolare ai processi politici e sociali che coinvolgono le minoranze.