di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 14 giugno 2024 – La guerra tra Ucraina e Russia si combatte anche a parecchie migliaia di chilometri da Kiev. Subito dopo l’invasione del paese da parte delle truppe di Mosca, nel febbraio del 2022, il governo ucraino ha deciso di contrastare la presenza militare e gli interessi russi al di fuori dei propri confini, in Medio Oriente e in Africa (dove solo 28 governi sui 54 totali hanno condannato Mosca in occasione della risoluzione proposta alle Nazioni Unite dopo l’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale”).

Lo scopo di queste operazioni militari all’estero, secondo i comandi ucraini, sarebbe quello di dimostrare la forza e la tenacia di Kiev e di indebolire Mosca.

Sembra però più probabile che il dispendio di forze – assai oneroso per un paese che fatica da almeno un anno a contrastare gli assalti russi nel Donbass e nelle altre regioni nord-orientali ucraine – obbedisca più che altro all’esigenza della Nato di impegnare Mosca su diversi terreni contemporaneamente, tentando di contrastarne la crescente influenza in diversi quadranti geopolitici.

Gli ucraini sostengono i ribelli siriani
Nei giorni scorsi il principale quotidiano ucraino in lingua inglese, il Kyiv Post, ha pubblicato foto e video dell’intelligence militare (Gur) che mostrano alcuni membri delle truppe speciali che combattono insieme ai miliziani fondamentalisti siriani contro le forze schierate da Mosca a sostegno del governo di Damasco.

Le immagini sarebbero state riprese nel marzo scorso in un’area delle alture del Golan, in Siria, (per alcuni analisti riguarderebbero invece l’area di Daraa) e secondo le fonti del giornale gli scontri che coinvolgono le forze ucraine, iniziati a gennaio, sarebbero ancora in corso. L’obiettivo degli attacchi sarebbero le installazioni e le unità sia delle truppe russe che di alcune compagnie militari private, oltre ai centri di reclutamento di mercenari realizzati in territorio siriano dalle forze russe. I cittadini siriani reclutati verrebbero infatti in parte utilizzati nel paese, ma in gran parte inviati sul fronte ucraino, inquadrati nelle truppe russe.

Che Kiev – e i suoi sponsor occidentali – intendessero impegnare i russi in Siria era evidente sin dall’inizio dello scorso anno. Nell’aprile del 2023 infatti il Washington Post era entrato in possesso di un documento dell’amministrazione statunitense secondo il quale i comandi ucraini stavano pianificando un attacco alla compagnia militare privata Wagner nel nord-est della Siria con il supporto delle Forze Democratiche Siriane (SDF), l’ombrello di organizzazioni coordinato dalle Unità di Protezione del Popolo (YPG) curde. Queste ultime, in seguito alla pubblicazione della notizia, avevano però smentito ogni implicazione.

Difficoltà logistiche, valutazioni di opportunità e forse l’indisponibilità proprio delle SDF avevano poi portato, secondo il quotidiano statunitense, ad abbandonare l’operazione, che aveva lo scopo di costringere Mosca a distogliere alcune forze dal quadrante ucraino per far fronte ai sabotaggi contro le proprie infrastrutture in Siria.

 

Il ginepraio sudanese
Ucraina e Russia, inoltre, si stanno da tempo scontrando anche in Sudan, anche se l’entità delle forze impegnate da Kiev sarebbe più limitata.

Le forze dei due paesi, infatti, sarebbero coinvolte nella sanguinosa guerra civile esplosa nel paese africano il 15 aprile 2023, quando le Forze di Supporto Rapido – milizie agli ordini di Mohammed Hamdan “Hemeti” Dagalo, fino a quel momento numero due del regime – si sono ribellate alle Forze Armate regolari (SAF) agli ordini del presidente della giunta nata dopo il golpe militare dell’ottobre 2021, il generale Abdel Fattah al-Burhan.

Mentre dall’inizio del conflitto civile Mosca, tramite la ex Wagner diventata poi Africa Corps, ha supportato le Forze di Supporto Rapido, dall’agosto del 2023 un centinaio di membri dei servizi segreti militari ucraini ha iniziato a coordinare gli attacchi contro i rivali delle Forze Armate regolari del Sudan. I membri del Gur e un reparto delle forze speciali di Kiev sarebbero impiegati come incursori e addestratori, oltre che per fornire ai militari sudanesi tecnologie di cui non dispongono. Sarebbe grazie ai droni forniti da Kiev che le SAF avrebbero vinto importanti battaglie contro i ribelli.

«È impossibile sconfiggere la Russia semplicemente combattendo su un piccolo pezzo di terra, come la linea del fronte in Ucraina» aveva detto al Wall Street Journal un ufficiale ucraino al comando delle operazioni di Kiev nel paese africano, aggiungendo poi: «Se hanno miniere d’oro in Sudan, dobbiamo renderle non redditizie».

Nelle ultime settimane, però, il governo russo ha raggiunto un accordo con quello sudanese per la realizzazione di una installazione militare nella città di Port Sudan, segno che le relazioni tra Mosca e Khartoum sono notevolmente migliorate.

D’altronde già nei mesi scorsi, mentre alcune migliaia di mercenari combattevano al fianco delle Forze di Supporto Rapido di Dagalo, agli uomini di al-Burhan Mosca ha concesso recentemente consistenti aiuti; ora, se l’accordo sulla base militare russa sul Mar Rosso andasse definitivamente in porto come sembra, Mosca potrebbe abbandonare del tutto i ribelli e a quel punto Kiev potrebbe rimanere spiazzata.
Seconde le informazioni pubblicate dalla stampa ucraina e statunitense, Volodymyr Zelensky avrebbe già ritirato dal Sudan gran parte degli uomini schierati inizialmente. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria