di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 27 giugno 2024 – Francia con il fiato sospeso alla vigilia delle elezioni legislative che si terranno oggi, convocate dal presidente della repubblica Emmanuel Macron subito dopo la cocente sconfitta del suo partito liberale alle europee, crollato al 14%.

Il grande favorito della competizione è il Rassemblement National di Marine Le Pen, che dopo aver vinto le votazioni per l’assemblea di Strasburgo potrebbe espugnare anche l’Assemblea Nazionale di Parigi.

In testa c’è l’estrema destra
I sondaggi, che pure vanno presi con le molle visto l’alto numero di indecisi e il macchinoso sistema elettorale maggioritario a due turni (il ballottaggio avrà luogo il 7 luglio tra i candidati che avranno ottenuto almeno il 12,5% dei voti), danno nettamente in testa la formazione di estrema destra guidata dal giovane Jordan Bardella.

Secondo l’ultima inchiesta realizzata dall’Istituto Francese dell’Opinione Pubblica (Ifop) la destra radicale dovrebbe ottenere complessivamente il 36% e tra i 220 e i 260 seggi. L’ex Front National che fu fondato e guidato del neofascista Jean-Marie Le Pen prenderebbe il 32%, al quale andrebbe sommato un 4% raggranellato dalla lista messa in piedi dall’ex leader dei Républicains, Éric Ciotti, dopo esser stato espulso dal partito di centro-destra in seguito al suo annuncio di voler sostenere Marine Le Pen.

In seconda posizione dovrebbero piazzarsi i diversi partiti della sinistra e del centrosinistra (socialisti compresi) riuniti nel Nuovo Fronte Popolare, dato al 28,5% e a 180/210 seggi.

L’attuale maggioranza di centro, che compete con la coalizione “Insieme per la Repubblica” (Ensemble), arriverebbe solo terza con il 21% e tra i 75 e i 110 eletti, divisi tra il partito di Macron “Renaissance” (19,5%) e altre forze minori come il Mouvement Democrate (MoDem) e Horizons, formazione guidata dall’ex primo ministro Edouard Philippe. Ai Républicains che non hanno accettato di convergere con l’estrema destra andrebbe un altro 8% e una manciata di seggi.

“Prima gli interessi francesi”
Il partito di Marine Le Pen vuole assolutamente evitare la coabitazione con Macron che obbligherebbe il Rassemblement National a rinunciare a molti dei suoi obiettivi, visto il potere di cui gode la presidenza della repubblica nel sistema francese. Bardella mira quindi a ottenere la maggioranza assoluta, cioè più di 289 seggi sui 577 totali, per tener testa agli eventuali condizionamenti dell’Eliseo. Emmanuel Macron infatti ha voluto ribadire, con un messaggio affidato al primo ministro uscente Gabriel Attal, che «qualunque sia il risultato, il presidente sarà sempre il presidente» fino al voto fissato nel 2027.

Da parte sua Bardella ha concentrato la campagna elettorale sui temi cari al suo partito, all’insegna del nazionalismo e della difesa degli «interessi della Francia». Sul piano economico, le proposte si concentrano sulla difesa del potere d’acquisto di salari e pensioni: il RN propone il taglio dell’Iva sulle bollette di gas ed elettricità, ma anche sul carburante, che passerebbero dal 20 al 5,5%.

La destra radicale batte anche sul contrasto all’immigrazione, puntando a sopprimere lo ius soli, ad abbassare a 10 mila il numero di ingressi legali nel paese, e a impedire ai cittadini con doppia nazionalità di occupare incarichi pubblici di natura “strategica”. «Non vogliamo rimettere in discussione la doppia nazionalità», ha garantito Bardella durante una conferenza stampa, spiegando però che i «posti strategici legati ai settori della sicurezza e della difesa» sono da «riservare esclusivamente ai francesi».

Rispetto al passato, il Rassemblement National sembra aver adottato una strategia di relativa moderazione, abbandonando la richiesta di un’uscita della Francia dall’Unione Europea – anche se Bardella ha citato il diritto di Parigi, in certe circostanze, di “disobbedire” a Bruxelles – e di un allontanamento dall’Alleanza Atlantica. Sul sostegno militare all’Ucraina, che il RN in questi due anni ha avversato, il partito è ambiguo.

Bardella si dice invece pronto, come del resto il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, a cancellare la “riforma delle pensioni” che aumenta l’età pensionabile, duramente contestata da una lunga serie di scioperi, manifestazioni e occupazioni che hanno contribuito a minare la residua popolarità di Macron.


Il Nuovo Fronte Popolare
Sulla fine del macronismo insiste proprio il leader della France Insoumise, il principale partito della sinistra francese. In una recente intervista Jean-Luc Melenchon ha detto che Macron «è finito», spiegando ai francesi che per impedire la vittoria dei «fascisti» rimane solo il Nuovo Fronte Popolare. La coalizione di sinistra, dopo le prime difficoltà causate dalle rivalità tra i diversi partiti, sembra recuperare la consistenza elettorale che la Nupes (alleanza simile al NFP) aveva ottenuto alle scorse votazioni, anche se Melenchon ha dovuto farsi da parte per le critiche ricevute sia dai socialisti che da altre formazioni (oltre che da alcuni settori della stessa France Insoumise).

Dell’alleanza, oltre al partito di Melenchon, fanno parte decine di formazioni e gruppi, tra i quali spiccano il Partito Comunista, gli Ecologisti, il Partito Socialista, Place Publique (formazione socialdemocratica guidata dall’ex leader del PS Gluksmann) e il Nuovo Fronte Anticapitalista. Il programma della coalizione è ambizioso sul terreno economico – proponendo una riforma del sistema fiscale per aumentarne il carattere progressivo, l’aumento del salario minimo, l’abbassamento dell’età pensionabile, l’ampliamento del settore pubblico – ma ha rinunciato alla critica radicale al sostegno di Macron all’Ucraina e moderato i toni rispetto a Israele, modifiche imposte dalle componenti più moderate che annoverano anche alcuni pezzi dello schieramento macroniano entrati ad un certo punto in rotta di collisione con l’inquilino dell’Eliseo.

Macron “argine contro estremismi e guerra civile”
Nel tentativo di recuperare consensi – cosa che secondo i sondaggi gli starebbe riuscendo – il presidente della repubblica sta invece giocando la carta degli “estremismi”, descrivendo il suo Ensemble come l’unico argine all’affermazione del RN o del NFP e all’esplosione nel paese di una “guerra civile”. Macron spera di attirare così soprattutto i voti degli elettori di centro-destra delusi e spaventati dalla frattura interna ai Républicains e concentra i dardi contro le sinistre radicali piuttosto che contro Jordan Bardella e Marine Le Pen.

L’esito del voto è molto incerto. Tutto dipenderà dal funzionamento del cosiddetto “fronte repubblicano” al secondo turno. Se gli elettori avversi all’estrema destra, al di là dell’opzione scelta al primo turno, voteranno compattamente i candidati non lepenisti giunti in testa il 30 giugno, il successo del RN verrà ridimensionato com’è avvenuto già in passato. Se invece prevarranno le rivalità e i calcoli, allora le elezioni anticipate potrebbero segnare il trionfo, tante volte rimandato, dell’estrema destra francese.

Alcuni settori di centro e centro-destra stanno già avvisando che il 7 luglio non convergerebbero sui candidati del Nuovo Fronte Popolare. Gli ambienti finanziari, già entrati in fibrillazione dopo l’inatteso scioglimento dell’Assemblea Nazionale da parte di Macron, dichiarano che lo scenario peggiore sarebbe rappresentato da una vittoria delle sinistre che potrebbero aumentare la tassazione sulle medie e grandi imprese e sul segmento più ricco della popolazione.

Lo spettro dell’ingovernabilità e del déclassement
Lo scenario più probabile, secondo molti analisti, è però che il voto non conceda la maggioranza assoluta a nessuno degli schieramenti in campo, aprendo così una pagina di estrema instabilità che molti francesi temono forse più della vittoria di Marine Le Pen.
Il timore per un’eventuale vittoria dell’estrema destra convive con la paura che l’instabilità possa infatti condurre ad un “déclassement”, cioè a un declino dell’influenza francese in Europa e nel resto del pianeta, del resto già ampiamente annunciato dalla recente fine della
Françafrique, la storica area di influenza di Parigi in Africa.

Molti francesi potrebbero scegliere il Rassemblement National proprio per difendere la “grandeur” francese, il primato internazionale di Parigi, messo a rischio dall’incompetenza di Macron che nel frattempo ha peggiorato le condizioni di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici e delle classi medie, alle prese con un déclassement economico e sociale causato dall’aumento del costo della vita e dal graduale degrado dei servizi pubblici e della macchina statale. Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive anche di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria