di Francesco Dall’Aglio* – 

Pagine Esteri, 28 giugno 2024 – Nella mattinata di domenica 23 giugno un missile ATACMS con munizionamento a grappolo lanciato dall’Ucraina ha colpito una spiaggia molto frequentata della Crimea, Uchkuevka, tra la baia di Sebastopoli e l’aeroporto di Belbek.

Il missile faceva parte di una salva intercettata dall’antiaerea russa e non è chiaro dove fosse diretto, se il suo obiettivo fosse davvero la spiaggia o se sia stato deviato con contromisure elettroniche o colpito dalle difese russe. Il numero di vittime e di feriti è molto più basso di quello che ci si poteva aspettare perché, come si può vedere dai filmati di alcune telecamere di sicurezza poste sulla spiaggia, gran parte delle sfere di metallo che costituiscono il carico di quel tipo di munizioni sono finite in acqua. I successivi eventi del Dagestan, sempre domenica, hanno aggiunto ulteriore tensione e a peggiorare le cose ci si è messa una serie di commenti a dir poco improvvidi da parte delle autorità ucraine, dell’Unione Europea e degli USA che certamente non hanno rasserenato le autorità russe. Mychajlo Podoljak ha twittato che la Crimea, oltre ad essere territorio occupato, è una base militare e i civili russi che vi si trovano sono ‟occupanti civili”;[1] Peter Stano, portavoce dell’Unione Europea per gli affari esteri, in risposta alla richiesta di un commento da parte della TASS ha dichiarato che i rapporti russi ‟hanno credibilità prossima allo zero”,[2] mentre il generale Pat Ryder, portavoce del Dipartimento della Difesa statunitense, in una conferenza stampa ha dichiarato di non avere ‟alcuna informazione che indicasse se dei civili erano o non erano stati uccisi”, ma che ne avrebbero discusso con gli ucraini.[3] Il ciclo di dichiarazioni ufficiali è stato chiuso dal portavoce della Dipartimento di Stato, Matthew Miller, che pur rammaricandosi per la perdita di vite umane ha detto che le armi statunitensi servono all’Ucraina per difendere il proprio territorio di cui la Crimea fa parte, e che la Russia potrebbe chiudere il conflitto e le sofferenze che porta ritirandosi dal territorio ucraino.[4] Proprio questa, come vedremo, è la dichiarazione che ha maggiormente messo in allarme Mosca.

La reazione ufficiale russa è stata molto dura e si è diretta più che contro l’Ucraina contro gli Stati Uniti, accusati senza mezzi termini di essere i principali responsabili di un attacco terroristico perpetrato contro civili inermi poiché i lanci dei missili ATACMS sono programmati, secondo i russi, da specialisti statunitensi in base ai dati forniti dall’intelligence USA. L’ambasciatrice statunitense a Mosca, Lynne Tracy, è stata convocata al Ministero degli Esteri e sono state annunciate ‟misure di rappresaglia” non specificate.[5] Al di là delle vittime civili, la rabbiosa reazione russa deriva principalmente da due motivi: l’impiego nell’attacco di armi a lungo raggio fornite dagli USA e soprattutto il fatto che siano state adoperate in Crimea. La questione dell’autorizzazione statunitense a impiegare armi a lungo raggio sul territorio russo, e non solo nella zona di combattimento o nei territori occupati, ha tenuto banco per settimane raggiungendo a volte effetti ridicoli. Alla fine era stato trovato un compromesso che garantisse un vantaggio militare all’Ucraina ma allo stesso tempo non fosse considerato dalla Russia come una escalation troppo grave: le forze armate ucraine hanno ottenuto il permesso di colpire oltreconfine entro un raggio di 100 chilometri nel settore di Kharkiv e in generale contro bersagli, aerei o terrestri, che stessero preparandosi a colpire il territorio ucraino dalla Russia.[6] Dalla Crimea però, a parte il fatto che le vittime sono civili, non stava partendo nessun attacco e la distanza è ben superiore a 100 chilometri qualunque sia stato il punto di partenza dei missili. La cosa più inquietante per i russi, però, è stato l’elemento retorico del ‟territorio ucraino occupato” dal quale devono essere allontanati e il fatto che evidentemente questo territorio continui a includere la Crimea, cosa che per la Russia non è negoziabile e non lo era mai stata, nemmeno durante i colloqui del marzo-aprile 2022.

La rappresaglia minacciata dalla Russia va dunque intesa come diretta contro gli Stati Uniti, non contro l’Ucraina. E secondo le regole della proporzionalità, verosimilmente contro i sistemi di intelligence, ovvero i droni di osservazione General Atomics MQ-9 Reaper o i ben più grandi e costosi Northrop Grumman RQ-4B Global Hawk che stazionano quasi in permanenza sul Mar Nero. Sebbene non dirigano il tiro delle artiglierie ucraine, come spesso erroneamente si dice, forniscono però intelligence fondamentale prima e dopo gli attacchi, tenendo sotto osservazione i bersagli e quantificando i danni. È proprio l’intelligence il contributo più importante che la NATO sta dando all’Ucraina, al di là delle forniture di armi e munizioni, ed è la cosa che i russi soffrono di più. Sono note già due azioni ostili contro questi sistemi di sorveglianza, ufficialmente fatte passare come malintesi o, appunto ‟azioni non professionali”: il 29 settembre 2022 un Su-27 aveva lanciato un missile ‟nelle vicinanze” di un Boeing RC-135 Rivet Joint della RAF,[7] ma l’incidente più spettacolare, anche perché ripreso dalle camere di bordo, era avvenuto il 14 marzo 2023 quando un altro Su-27 aveva prima irrorato di carburante un MQ-9 Reaper statunitense e poi ne aveva intenzionalmente speronato l’elica di coda, facendolo precipitare nel Mar Nero.[8] In molti dunque si aspettavano una ripetizione di queste situazioni o un magari atto dimostrativamente ancora più esplicito. Nella tarda serata del 24 giugno un canale telegram russo piuttosto noto e molto bene informato sulle vicende dell’aviazione russa, ‟Fighterbomber”, che gode di un certo credito anche perché non si fa problemi nel riportare le perdite russe quando si verificano, ha pubblicato un post abbastanza criptico congratulandosi ‟con tutti quelli coinvolti”, citando ‟azioni non professionali” e ‟una turbolenza sul Mar Nero”, e chiedendosi se la cosa sarebbe continuata o si sarebbe trattato invece di un singolo evento.[9] Lo stile di Fighterbomber è sempre criptico, dato che spesso rivela dati non di pubblico dominio e non sempre può riferirli esplicitamente, ma ‟azione non professionale” è la frase con cui i bollettini ufficiali descrivono le azioni di disturbo o le provocazioni effettuate da  aerei ostili: tutto lasciava dunque pensare che un drone statunitense fosse stato abbattuto o danneggiato. Il candidato principale era l’RQ-4B Global Hawk ‟FORTE10”, in volo da tempo sul Mar Nero e che aveva fatto precipitosamente ritorno alla base di Sigonella proprio quando Fighterbomber pubblicava il suo messaggio. Il giorno dopo sempre Fighterbomber pubblicava un video di sei minuti, nel quale spiegava la dinamica dell’azione: un Mig-31 aveva raggiunto ‟assolutamente per caso” FORTE10 ad altissima velocità alla sua altitudine operativa di 20.000 metri, generando una turbolenza che lo aveva mandato fuori rotta e costretto ad abbandonare la missione e fare ritorno alla base.[10] Fighterbomber non ha fornito prove fotografiche o video dell’incidente, ma alcuni eventi contribuiscono a farci credere che è probabile che si sia verificato davvero. In primo luogo, nessun drone da osservazione statunitense ha più volato sul Mar Nero dalla notte del 24; solo nel primo pomeriggio del 27 giugno è comparso in zona un RC-135W britannico (come quello protagonista suo malgrado dell’incidente del 29 settembre 2022) decollato dalla Gran Bretagna, accompagnato da due caccia Typhoon partiti invece dalla Romania.

Come mostra il tracciato del volo, l’aereo si è però tenuto lontano dalla Crimea e poco dopo ha invertito la rotta tornando nello spazio aereo NATO, dove ha continuato a volare per un paio d’ore prima di fare rotta verso la base di partenza, mentre i due caccia lo hanno lasciato e sono tornati alla base romena dove sono dislocati. Non ci è dato sapere se la missione consisteva in questo o se sono stati dissuasi dal completarla da qualcosa incontrato lungo la strada, né se, come affermano alcune fonti, non ci fosse un’altra coppia di caccia inglesi che volavano con il transponder spento. Un altro dettaglio interessante: il giorno dopo il presunto incidente, il 25 giugno, il Segretario della Difesa statunitense Lloyd Austin ha telefonato al Ministro della Difesa russo Andrej Belousov. L’ultima volta che Austin aveva parlato con il suo omologo russo, che all’epoca era ancora Shoigu, era stato il 15 marzo 2023 in occasione dell’abbattimento dell’MQ-9 Reaper, che secondo la trascrizione ufficiale della telefonata era stato l’unico argomento di discussione tra i due.[11] Questa volta da parte statunitense non sono stati rivelati dettagli sulla telefonata, solo che Austin ‟ha enfatizzato l’importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione”, canali che si erano appunto chiusi il 15 marzo dell’anno scorso, e nient’altro.[12] Anche il comunicato del Ministero della Difesa russo è piuttosto laconico, anche se aggiunge qualche dettaglio in più: si è discusso della situazione in Ucraina, del pericolo di escalation causato dalle forniture militari statunitensi, e ‟di altre cose”.[13] Pare anche che gli statunitensi si siano innervositi e abbiano provato a restituire il favore ai russi in Siria. Secondo il generale Yury Popopv, il 27 giugno un MQ-9 Reaper è passato pericolosamente vicino a un Su-35 russo nella regione di Homs, a un’altezza compresa tra i 7 e gli 8000 metri,[14] mentre in due occasioni aerei statunitensi avrebbero ‟illuminato” caccia russi. Va però detto che in Siria queste provocazioni reciproche non sono rare e nemmeno troppo mal viste, al di là delle proteste ufficiali, perché consentono alle rispettive areonautiche di testare i limiti dei propri apparecchi in competizione con gli omologhi avversari, escludendo naturalmente di entrare in combattimento. Per concludere, il canale telegram ufficiale del Ministero della Difesa russo ha pubblicato come prima notizia del 28 giugno un post nel quale si comunica che Belousov ha incaricato lo Stato Maggiore russo di ‟presentare proposte di misure” per rispondere alle ‟provocazioni” dei droni-spia sul Mar Nero, che oltre a designare i bersagli per le armi fornite dalla NATO all’Ucraina costituiscono un pericolo per gli aerei russi. Questo, scrive sempre il Ministero, aumenta il rischio di uno scontro diretto tra NATO e Federazione Russa, e se ciò dovesse accadere i paesi NATO ne saranno ritenuti responsabili.[15] Nessun accenno, ovviamente, a ‟incidenti” già avvenuti o a ‟misure” già prese, ma la dichiarazione abbastanza esplicita che da parte russa ci si riserva la possibilità di agire in futuro.

Insomma, di ciò che sarebbe successo nella notte del 24 giugno abbiamo solo prove indiziarie. Fighterbomber, nel suo stile criptico, promette foto e filmati ma chissà se ne vedremo. Ufficialmente nessuna delle due parti ha riconosciuto che qualcosa di strano sia successo sul Mar Nero ma qualcosa, nei rapporti tra Stati Uniti e Russia, pare si stia muovendo davvero e la telefonata di Austin a Belousov ne è il segnale più evidente. Intanto a New York è arrivato, il 26, anche il Ministro degli Interni russo Vladimir Kolokolt’cev. L’occasione della visita non annunciata è la riunione dei capi della polizia dei paesi dell’ONU, cosa che gli dà il diritto di muoversi sul territorio statunitense nonostante le sanzioni che lo hanno colpito ma che non gli impediscono di recarsi ai meeting delle Nazioni Unite che però non frequentava dal 2018: anche lui, si direbbe, è stato colpito all’improvviso da una irrefrenabile volontà di comunicare. C’è sicuramente grande confusione sotto il cielo, ma la cosa una volta tanto potrebbe avere risvolti positivi.

NOTE

[1]   https://x.com/Podolyak_M/status/1805171253755412849.

[2]   https://tass.com/world/1807635.

[3]  https://www.defense.gov/News/Transcripts/Transcript/Article/3815559/major-general-pat-ryder-pentagon-press-secretary-holds-an-off-camera-press-brie/

[4]   https://www.state.gov/briefings/department-press-briefing-june-24-2024/

[5]  https://www.reuters.com/world/europe/kremlin-blames-us-barbaric-atacms-missile-attack-crimea-2024-06-24/

[6]  https://www.washingtonpost.com/world/2024/06/21/ukraine-firing-range-us-weapons-russia/

[7]  https://www.bbc.com/news/uk-63327999

[8]  https://www.theguardian.com/us-news/2023/mar/16/us-releases-footage-russian-jet-crashing-into-american-drone-over-black-sea

[9]  https://t.me/fighter_bomber/17145

[10] https://t.me/fighter_bomber/17156

[11] https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/3330335/readout-of-secretary-of-defense-lloyd-j-austin-iiis-phone-call-with-russian-min/

[12] https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/3817099/readout-of-secretary-of-defense-lloyd-j-austin-iiis-phone-call-with-russian-min/

[13]  https://eng.mil.ru/en/news_page/country/more.htm?id=12517991@egNews (allego il link in inglese, la versione in russo, che comunque non riporta altri dettagli, è più difficilmente accessibile dall’Italia).

[14] https://tass.com/defense/1809669

[15] https://t.me/mod_russia/40386.

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*Francesco Dall’Aglio. Laureato in lingue e culture dell’Europa Orientale presso l’Orientale di Napoli, dottorato in Storia dell’Europa presso la Sapienza di Roma. Ricercatore presso l’Istituto di studi storici dell’accademia bulgara delle scienze. Si occupa principalmente dei rapporti tra Europa Orientale e Occidentale nel tardo medioevo, della formazione delle identità etniche e nazionali in Europa orientale, del rapporto tra nomadi e sedentari nelle steppe euroasiatiche, dell’uso del passato medievale nella formazione del nazionalismo moderno e contemporaneo in Europa Orientale e di storia militare in generale. Oltre a un gran numero di ricerche per pubblicazioni specialistiche dei suoi settori di competenza, ha recentemente pubblicato, insieme a Carlo Ziviello, “Oppenheimer, Putin e altre storie sulla bomba” (Ad Est dell’Equatore, 2023)