AGGIORNAMENTO 29 GIUGNO
ORE 15
Il ministero dell’Interno dell’Iran ha annunciato ufficialmente che al ballottaggio del 5 luglio si sfideranno il candidato riformista Massoud Pezeshkian e l’ultraconservatore Said Jalili. Record negativo dell’affluenza alle urne che si è fermata al 40% degli aventi diritto.
ORE 10.30
Analisti iraniani ritengono che Pezeshkian abbia buone possibilità di vincere il ballottaggio, alla luce della rivalità, a dir poco accesa, tra Jalili e Qalibaf. Quest’ultimo, pur essendo un conservatore, quasi certamente non darà indicazione ai suoi sostenitori di votare per Jalili che ha più volte cercato di escluderlo dal potere. Si prevede che almeno 1/3 dei voti di Qalibaf vada a Pezeshkian.
ORE 9
Il riformista Massoud Pezeshkian e l’ultraconservatore Saeed Jalili, sono in testa nello spoglio delle schede per l’elezione del nuovo presidente dell’Iran, in sostituzione di Ebrahim Raisi deceduto in un incidente aereo il mese scorso. Pezeshkian ha ottenuto il 42,6% dei voti e Jalili il 38,8%, entrambi non raggiungeranno il 50%, spiega l’agenzia di stampa Tasnim, e andranno al ballottaggio venerdì 5 luglio. I risultati definitivi saranno comunicati nelle prossime ore. Da segnalare il tonfo del conservatore Mohammed Qalibaf che alla vigilia del voto era stato indicato come uno dei favoriti.
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della redazione
(foto di Hasan Shirvani/IRNA)
Pagine Esteri, 28 giugno 2024 – Oggi si aprono le urne in Iran per la carica di presidente per sostituire il defunto capo dello stato Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo lo scorso 19 maggio assieme ad altri alti funzionari della Repubblica islamica. Milioni di iraniani sperano con il loro voto di indirizzare le future scelte economiche, sociali e di politica internazionale del Paese soggetto a pesanti sanzioni decise dagli Stati uniti, con un programma nucleare non più legato all’accordo internazionale del 2015 e che lo scorso aprile ha sfiorato una guerra totale con Israele.
Anche se è improbabile che le elezioni portino un cambiamento significativo nelle politiche della Repubblica islamica, il loro esito potrebbe influenzare la successione dell’Ayatollah Ali Khamenei, leader supremo dell’Iran, 85 anni, al potere dal 1989. Sarà importante l’affluenza alle urne, in calo in tutte le ultime consultazioni elettorali. Raisi ha ottenuto la vittoria nel 2021 con un’affluenza alle urne di circa il 49%, contro il 70% del 2017 e il 76% del 2013.
Nelle settimane passate, dopo la selezione delle candidature vagliate dal Consiglio dei Guardiani – composto da sei teologi nominati dalla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e da sei giuristi approvati dal Parlamento -, solo sei ammessi degli 80 pretendenti sono stati ammessi. Qualche ora fa due candidati hanno annunciato il ritiro e la competizione oggi riguarderà l’ultraconservatore e negoziatore sul nucleare Saeed Jalili, il riformista Massoud Pezeshkian e i conservatori “pragmatici” Mohammad Bagher Qalibaf, Mustafa Pourmohammadi.
I progressisti puntano su Pezeshkian che è stato vicepresidente del Parlamento ed ex ministro della Sanità dal 2001 al 2005 sotto la presidenza di Mohammad Khatami. Di etnia azera, come molti iraniani, Pezeshkian ha ricevuto il sostegno di Mohammad Javad Zarif, ex ministro degli Esteri ai tempi del presidente Hassan Rohani. Afferma di voler rinegoziare l’accordo sul nucleare sulla base di quello raggiunto nel 2015 (da cui gli Stati Uniti di Donald Trump si sono ritirati unilateralmente nel 2018). In politica interna Pezeshkian ha criticato la repressione delle proteste scoppiate nel settembre 2022 dopo la morte Mahsa Amini avvenuta in seguito all’arresto da parte della polizia morale. A suo sfavore c’è la disillusione che regna tra i sostenitori delle riforme e della riduzione del potere delle autorità religiose che potrebbero preferire l’astensione.
Gli altri tre candidati, pur considerando le differenze che hanno espresso in campagna elettorale e che hanno fatto parlare i media locali e internazionali di “frattura tra i conservatori”, non sono portatori di novità di rilievo. Tutti e quattro inoltre non appaiono in grado di introdurre i cambiamenti necessari per affrontare la crisi economica che è il problema centrale nella vita di gran parte degli iraniani.
È opinione diffusa tra gli analisti che Qalibaf vincerà probabilmente il maggior numero di voti, ma non la maggioranza necessaria per assicurarsi la vittoria al primo turno delle votazioni. Il 24 giugno gli istituti Ispa e Meta hanno pubblicato i risultati dei rilevamenti effettuati il 22 e 23 giugno. Pezeshkian ha battuto di un soffio Jalili nel sondaggio Ispa con il 24,4% contro il 24%. Qalibaf era al terzo posto, con il 14,7%. Anche il sondaggio di Meta vede Pezeshkian in testa con il 24,4%, appena sopra Qalibaf con il 23,4%. Al terzo posto c’è Jalili, con il 21,5%. Tuttavia questo sondaggio mostra anche che in uno scontro diretto, Qalibaf batterebbe Pezeshkian con il 50,3% dei voti contro il 37% del suo avversario riformista. Invece una potenziale battaglia tra conservatori, Qalibaf uscirebbe in vantaggio con il 40,5% contro il 38,5% di Jalili.
La guida suprema Khamenei non ha espresso una preferenza per uno dei candidati ma è noto che si augura la vittoria di Saeed Jalili. Negli ultimi giorni ha sottolineato l’importanza di un’alta partecipazione elettorale, definendola “una delle ragioni per cui la Repubblica islamica ha avuto la meglio sui suoi nemici”. “La forza dell’Iran non sta nel possedere una serie di missili, ma nella partecipazione attiva dei suoi cittadini al processo elettorale”, ha detto in un discorso televisivo.
Si prevede che la partecipazione al voto sarà uguale o leggermente superiore al 48,8% delle elezioni del 2021. Molto dipenderà dall’affluenza della Generazione Z, in particolare a Teheran e nelle grandi città, i giovani sono più espliciti nell’esprimere la disillusione per l’immobilità sostanziale dell’Iran. E hanno svolto un ruolo fondamentale nel movimento di protesta “Donne, Vita, Libertà” del 2022-23. Le loro specifiche richieste li hanno spinti in prima linea nel dibattito politico iraniano. Pezeshkian è tra i pochi politici che hanno compiuto sforzi significativi per coinvolgere e ascoltare i giovani iraniani, riconoscendone l’impatto. In netto contrasto gli altri tre candidati respingono l’idea di un reale divario generazionale in Iran.
Durante un incontro avuto da Pezeshkian con studenti universitari, un giovane ha espresso crudamente la disillusione dei suoi coetanei, dicendo: “Il 90% dei ragazzi iraniani cerca di convincere gli altri a non votare, piuttosto per chi votare”. Lamentandosi della situazione, ha aggiunto “Sto studiando e frequentando l’università solo per fuggire da questo Paese…non ci interessa se l’Iran sarà stabile o no. Perché? Perché anche se diventi presidente per quattro o otto anni, questo Paese non è riparabile”. Infine, sottolineando la profondità del malcontento, ha concluso: “I ragazzi iraniani non dicono più che non vogliono questa persona come presidente o quel funzionario in quella posizione; dicono che non vogliono affatto questa struttura”. Pagine Esteri