di Michele Giorgio*
(foto screenshot da Youtube)
Pagine Esteri, 11 luglio 2024 – Tornano in campo i comitati popolari palestinesi per proteggere le comunità in Cisgiordania minacciate dagli attacchi e raid punitivi di coloni e soldati israeliani. Sono 18 le comunità che dopo il 7 ottobre sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza a causa delle minacce subite, mentre si moltiplicano gli abusi a danno di cittadine e villaggi palestinesi nei pressi negli insediamenti coloniali. L’ultimo caso è quello di Salfit che, due giorni fa, è stato isolato per diverse ore dai coloni di Ariel. Di fronte a ciò due giorni fa è stata lanciata a Ramallah, Faz’a, una campagna guidata da una coalizione di gruppi e associazioni palestinesi. Lo scopo è dare protezione ai civili palestinesi garantendo nelle aree più a rischio la presenza di volontari internazionali incaricati di monitorare, documentare e denunciare violenze e violazioni dei diritti umani.
Alla conferenza a Ramallah oltre ai rappresentanti di varie comunità palestinesi, tra cui attivisti storici come Mohammed Khatib e Mahmud Zawahre, è intervenuta in video anche Francesca Albanese, la Relatrice dell’Onu per i diritti umani nei Territori occupati palestinesi. Albanese ha rimarcato il preoccupante aumento di aggressioni e intimidazioni dei coloni a danno dei civili palestinesi che nei mesi scorsi hanno causato alcuni morti e feriti, in particolare a Huwara, Aqraba e Mughyyer.
Secondo il programma annunciato, i volontari internazionali, alcuni già presenti in Cisgiordania, faranno due giorni di formazione su diritti e obblighi legali, le tattiche di intervento nonviolento e di de-escalation. Poi, per almeno due settimane, saranno dislocati nelle comunità più minacciate e all’occorrenza impiegati per far fronte alle emergenze. Alla campagna aderiscono anche attivisti israeliani già impegnati in azioni di difesa di comunità a sud di Hebron (Tuwane, Mesafer Yatta e altre) e nella Valle del Giordano, una delle aree ad alta tensione negli ultimi mesi.
All’appello ha risposto Assopace Palestina coinvolgendo altre associazioni e gruppi per formare un comitato italiano per l’invio di volontari in Cisgiordania. Tra questi Arci, Pax Christi, Mediterranea, Un Ponte per, Spin time e singoli attivisti. Nelle intenzioni di Assopace Palestina c’è l’organizzazione di carovane come Action for Peace nella seconda Intifada, e formare gruppi che andranno principalmente nell’area C della Cisgiordania (il 60% del territorio controllato completamente da Israele). «Proteggere la popolazione civile palestinese dall’aggressione di coloni e soldati israeliani: sarà questo il nostro impegno» dice Luisa Morgantini, già vicepresidente dell’Europarlamento e leader di Assopace. «Pensiamo di poter rappresentare – ha aggiunto – un deterrente, anche se sarà molto difficile perché la violenza è in aumento, (coloni e soldati) attaccano tutti: palestinesi, israeliani e stranieri. Proveremo a realizzare ciò che spetterebbe fare alle Nazioni unite e che invece non avviene».
Sulle possibilità di successo di Faz’a pesa la linea che adotteranno le autorità israeliane. All’arrivo all’aeroporto di Tel Aviv e ai valichi di terra, i volontari potrebbero non essere autorizzati ad entrare in Israele e in Cisgiordania ed espulsi nel giro di qualche ora. Nel frattempo, continuano i preparativi per il 20esimo anniversario della nascita (nel 2005) della campagna Bds di boicottaggio di Israele per le sue politiche verso i palestinesi. Sono annunciate per il prossimo anno conferenze in varie parti del mondo e un raduno centrale dei comitati del Bds, forse in Spagna. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto