di Davide Matrone
Pagine Esteri, 17 settembre 2024. Quito, Ecuador. Lo scorso 31 luglio alla Casa della Cultura Ecuadoriana di Quito si è tenuto il primo incontro delle forze sociali e politiche della sinistra ecuadoriana in vista delle elezioni presidenziali del 2025. La Convention – che ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti del partito della Revolución Ciudadana (RC), di Pachakutik, della Conaie, del Centro Democratico (CD), dell’Unità Popolare (UP), del Partito Socialista Ecuadoriano (PSE) e del Movimento RETO – è nato grazie al manifesto promosso da 53 organizzazioni della società civile ecuadoriana. Tra le assenze di peso però c’è da annoverare quella della Sinistra Democratica che ha motivato il suo forfait per la poca trasparenza nel processo organizzativo dell’evento. La Sinistra Democratica, che oggi registra un periodo di crisi interna, cerca di superarla proponendo come candidato alla presidenza della Repubblica per il 2025 l’ex correista Carlos Rabascall.
Unire le sinistre contro le forze sociali e politiche reazionarie, retrograde e conservatrici è diventata una necessità oggi in America Latina visto il crescere di movimenti e partiti reazionari e fautori della totale assenza dello Stato nel campo economico e sociale. Gli effetti nefasti delle politiche economiche neoliberiste in Argentina promosse e applicate dall’anticomunista Javier Milei, cominciano a preoccupare seriamente le forze progressiste e rivoluzionarie del continente latinoamericano. Queste ultime si sono riunite alla fine del mese di giugno a Tegucigalpa (Honduras) con il Foro di Sao Paulo, con il Gruppo Puebla, con l’Internazionale Progressista e con la CELAC Sociale per fronteggiare il neoliberismo e l’avanzare delle ideologie neofasciste. Questo importante incontro continentale ha prodotto una dichiarazione finale dalla quale si è chiesto “l’unità delle forze politiche di sinistra, rivoluzionarie e democratiche con i movimenti sociali e popolari e l’intellettualità progressista” per riconquistare lo Stato di diritto e promuovere la giustizia sociale in sud america.
La richiesta di unire le differenti sinistre vedrà in Uruguay il 27 ottobre e in Ecuador il 9 febbraio le prime appicazioni. In Uruguay, dopo le primarie svoltesi lo scorso 30 giugno, la sinistra del paese si unisce intorno al soggetto politico del Frente Amplio che raccoglie forze socialdemocratiche, quelle marxiste, del trotskismo e dei settori del campo popolare per sconfiggere la destra dell’attuale presidente neoliberista Luis Lacalle Pou. Secondo ultimi sondaggi, il Frente Amplio si attesterebbe tra il 46% e il 52%, numeri che fanno ben sperare per il ritorno della sinistra in Uruguay. Anche in Ecuador i partiti della sinistra hanno accolto favorevolmente l’invito dell’Internazionale Progressista e del Foro de Sao Paulo e hanno realizzato un evento storico mettendo insieme una parte delle diverse sinistre che fino a pochi anni fa litigavano e si dividevano su tutto.
Dalla prima Convention del 31 luglio si è giunti ai primi tre accordi: 1. Patto di non aggressione tra i partiti che compongono la coalizione di centro – sinistra, 2. Costruzione di una Commissione che concreti un piano di governo superando i punti di disaccordo, 3. Formazione di una Commissione sulle candidature e sui temi elettorali.
Attualità del processo d’unità
Dopo 45 giorni dalla Convention delle Sinistre dell’Ecuador si registrano vari processi. Il primo è l’uscita dalla coalizione di due partiti e cioè Unità Popolare e il Partito Socialista che hanno abbandonato i tavoli di negoziazione più per personalismi e per vecchi attriti tra dirigenti che per questioni politiche. In definitiva, entrambi i partiti hanno ancora rancori con l’ex presidente Correa a cui non hanno mai perdonato di avergli tolto la leggitimità politica di cui godevano prima del suo arrivo. “L’unità delle sinistre non è, e non dev’essere solo uno progetto meramente elettorale, bensí un progetto politico duraturo che ponga al centro gli interessi del paese Ecuador e soprattutto degli ecuadoriani che appartengono alle classi sociali subalterne che in questi ultimi 7 anni hanno perso molti diritti conquistati coi governi della Revolución Ciudadana di Rafael Correa”, ha dichiarato sin dal principio Luisa González, candidata della Revolución Ciudadana. Tra le volontà di questo progetto politico c’è quella di correggere gli errori del passato e superare lontani personalismi. Tra i candidati della coalizione del quasi centro-sinistra unito c’è Mauro Andino, oggi candidato al Parlamento per il partito di Pachakutik che ha dichiarato in questi giorni: “mi sforzerò per lavorare per l’unità e generare un ponte tra Pachakutik e la Revolución Ciudadana lottando per le cause comuni. Inoltre, dobbiamo non solo seguire con il Piano di Governo ufficializzato in questi giorni d’inizio settembre ma anche ufficializzare un Piano Legislativo comune per l’Assemblea”. L’iniziativa del candidato Mauro Andino lancia l’allarme sui possibili trasformismi politici che possono generarsi all’interno della compagine politica progressista. Andino fa un richiamo unitario perché non si ripetino gli errori del passato dove hanno visto alcuni assembleisti di Pachakutik collaborare con i governi di destra di Moreno e di Lasso o che alcuni parlamentari della RC in alcuni momenti hanno votato leggi con la destra abbandonando poi il gruppo parlamentare.
Tra i punti in comune delle sinistre ecuadoriane si propone: l’educazione e la salute pubblica, l’equità tributaria, difesa del mondo del lavoro, promozione di politiche che fomentino occupazione e salari dignitosi, lotta alla fame e alla povertà e didesa dell’ambiente contro gli scempi ambientali perpetuati dalle transnazionali, tra gli altri punti. Secondo i sondaggi di questo ultimo mese si evidenzia una disputa tra l’attuale presidente della Repubblica in carica per la destra Daniel Noboa, oggi al 32.4% delle intenzioni di voto e Luisa González, candidata della Revolución Ciudadana del centro – sinistra al 25.4%. A seguire l’altro candidato di destra Jan Topic al 6.3% e al quarto posto Leonidas Iza della CONAIE al 2.6%. Quasi sicuramente il primo turno non sarà sufficiente per designare il nuovo o la nuova presidente dell’Ecuador in quanto i 16 binomi presidenziali disperderanno molto il voto degli elettori. Nel ballottaggio del 13 aprile la candidata del centro – sinistra Luisa González, con l’appoggio di altri candidati della stessa coalizione, proverà nuovamente a vincere queste elezioni e a riportare la sinistra al governo e frenare le destre neoliberiste che tanti danni hanno fatto al paese Ecuador e soprattutto ai lavoratori, alle lavoratrice e ai settori popolari. Pagine Esteri