della redazione
Pagine Esteri, 9 ottobre 2024 – Kais Saied tre giorni fa è stato riconfermato presidente della Tunisia con quella che un tempo si sarebbe definita una “maggioranza bulgara”: oltre il 90% dei voti a favore. La sua è stata una vittoria schiacciante sugli avversari, Zouhair Maghzaoui e Ayachi Zammel (in carcere). Il bisogno di stabilità e di una economia più forte sembrano aver avuto tra gli elettori il sopravvento sul tema del rispetto dei diritti umani, della libertà di espressione e dei principi della democrazia che erano stati al centro della rivoluzione tunisina nel 2011.
A turbare il trionfo di Saied è solo il basso tasso di affluenza alle urne, indicatore del clima che si respira a Tunisi oltre le apparenze. Si è attestato a meno del 30% contro il 49% registrato nel 2019. A raccogliere l’invito delle opposizioni a boicottare il voto sono stati i più giovani: si è recato ai seggi elettorali solo il 6% dei votanti nella fascia fra i 18 e i 35 anni. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Di Serio, cooperante italiano a Tunisi e osservatore della realtà sociale tunisina.