di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 12 novembre 2024. Comincia a prender forma l’amministrazione plasmata dal neo presidente statunitense Donald Trump. Nessuna sorpresa ma la conferma coerente delle linee chiaramente espresse durante la campagna elettorale: sostegno incondizionato a Israele in tutti i consessi nazionali e internazionali, politiche di deportazione e repressione contro i migranti, scontro con l’Iran, opposizione a Cina, Cuba e alle esperienze socialiste dell’America Latina.
Le nomine confermate e i nomi che circolano da più voci compongono un quadro di estremismo e intransigenza, un’amministrazione di falchi, fedelissimi del presidente e totalmente allineati alle sue idee.
La nuova ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, Elise Stefanik, è una accanita sostenitrice di Israele, di cui difende i bombardamenti nella Striscia di Gaza e qualsiasi azione militare Tel Aviv decida di intraprendere per la propria “sicurezza”. Non ha alcuna esperienza in politica internazionale ma, in compenso, negli ultimi anni ha accusato di antisemitismo un numero impressionante di persone, enti e amministrazioni. Anche Joe Biden, a suo dire, è colpevole di non aver fatto abbastanza per combattere l’odio contro gli ebrei. Antisemiti sono per Stefanik gli studenti che hanno manifestato nei campus universitari contro il massacro di Gaza, antisemiti sono i rettori che non hanno represso con violenza le proteste, antisemite sono le stesse Nazioni Unite dove lavorerà come ambasciatrice. Ha sostenuto il taglio dei finanziamenti all’UNRWA, l’agenzia che si occupa dei profughi palestinesi, e sponsorizza il ritorno a una campagna di “massima pressione” con l’Iran, opponendosi fortemente a qualsiasi accordo sul nucleare.
Il tycoon dovrebbe annunciare a breve la nomina di Stephen Miller a Vice capo staff della Casa Bianca. È stato il suo principale consigliere per l’immigrazione, si è occupato della scrittura di molti dei discorsi pronunciati da Trump durante la sua prima presidenza. Miller è uno degli architetti dei piani di deportazione dei migranti sbandierati e promessi durante la campagna elettorale repubblicana. Ha dichiarato con entusiasmo che i trasferimenti forzati aumenteranno di 10 volte e che cominceranno da subito, “non appena il presidente presterà giuramento”. Miller ha sostenuto nel 2016 il divieto di viaggio per le persone provenienti da Paesi a maggioranza musulmana.
A capo del piano di deportazione di massa, Trump ha nominato il falco Tom Homan, l’ex poliziotto che già con l’amministrazione Obama aveva dato prova della sua “tolleranza zero”. Homan è stato uno dei fautori della separazione tra i bambini migranti e i propri genitori: “La maggior parte dei genitori”, ha dichiarato, “non vuole separarsi dai figli, per questo ritengo che una politica del genere possa scoraggiare dai tentativi di entrare nel Paese”.
Secondo indiscrezioni riportate, tra gli altri, dall’agenzia di stampa Reuters, il neo presidente USA sarebbe pronto a consegnare la nomina di Segretario di Stato a Marco Rubio. Sebbene in passato avesse assunto posizioni interventiste e guerrafondaie nelle questioni di politica internazionale, negli ultimi tempi il 53enne si è uniformato alle idee e alle dichiarazioni di Trump e ha affermato di sostenere una politica estera più contenuta. Rubio è stato uno dei 15 senatori a votare contro l’approvazione di un pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina ad aprile di quest’anno. Ha più volte dichiarato che Kiev dovrebbe firmare un accordo con Mosca per porre fine al conflitto. Di origini cubane (suo nonno è fuggito da L’Avana nel 1967), la sua nomina sarebbe utile al tycoon per rappresentare la numerosa comunità latina che lo ha preferito alle elezioni. Rubio è contrario a una normalizzazione dei rapporti con Cuba, resta un forte oppositore della Cina (è stato sanzionato da Pechino nel 2020) e del governo di Nicolas Maduro in Venezuela. Pagine Esteri