di Eliana Riva –
AGGIORNAMENTI
Ore 11.44
Israele ha attaccato almeno 6 diverse località nel sud del Libano, dichiarando che il coprifuoco è stato violato quando alcune persone, definite da Tel Aviv “sospette” hanno provato a far ritorno nel sud del Paese.
Migliaia di sfollati, dopo l’annuncio della tregua, si sono messi in viaggio per ritornare nelle proprie case del sud, abbandonate in seguito ai bombardamenti e agli ordini israeliani di evacuazione.
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Pagine Esteri, 28 novembre 2024. Il portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano ha pubblicato una nuova mappa contenente diversi villaggi del Libano nei quali alla popolazione è vietato far ritorno.
La marea di sfollati che si era spostata verso la capitale Beirut e verso il nord, dove viveva spesso in condizioni precarie, dopo il cessate il fuoco ha cominciato l’esodo di ritorno verso i propri paesi di origine, per verificare lo stato delle proprietà e rientrare nelle proprie case.
Nella mattinata di giovedì 28 novembre numerosi colpi sono stati sparati dall’esercito israeliano, che ancora occupa diverse aree del sul del Libano, contro i civili che tentavano di rientrare nonostante il divieto di Tel Aviv. Ieri il Ministro della difesa Katz aveva ordinato ai militari di usare la forza. Oggi l’Agenzia di stampa nazionale libanese (NNA) ha riferito che due cittadini sono stati feriti a Markaba, dove i militari israeliani hanno sparato nella piazza centrale. La tregua potrebbe terminare nel caso questi episodi si ripetessero e diventassero più gravi.
“Chiunque si sposti a sud della linea tracciata, si espone al pericolo”. Così l’esercito israeliano ha avvertito i civili libanesi. “Fino a nuovo avviso, vi è vietato spostarvi a sud fino alla linea dei seguenti villaggi e dei loro dintorni, e anche all’interno dei villaggi stessi: Shebaa, Hebarieh, Marjeyoun, Arnoun, Yahmor, Qantara, Shaqra, Barashit, Yatar, Mansouri. L’esercito israeliano non ha intenzione di prendervi di mira e pertanto, in questa fase, vi è vietato tornare alle vostre case da questa linea a sud fino a nuovo avviso”.
Mentre sia Israele che Hezbollah dichiarano che il cessate il fuoco sia dimostrazione della propria vittoria sul campo, il governo di Tel Aviv deve affrontare il malcontento interno dei cittadini del nord che sono stati spostati più di un anno fa, dopo l’inizio degli scambi di fuoco con Hezbollah. Netanyahu e i suoi ministri avevano promesso di “terminare il lavoro” in Libano e distruggere il gruppo sciita per mettere in sicurezza il confine e garantire il ritorno dei suoi cittadini.
A Gaza, intanto, Israele continua a dispiegare la sua potenza di fuoco. Nelle prime ore della mattinata numerosi e violenti attacchi aerei israeliani hanno riguardato tutta la Striscia, dal nord al centro fino a Rafah. Nell’area settentrionale sono state colpite Jabalia e Beit Lahiya. Diversi testimoni affermano che l’esercito sta allargando il cosiddetto “corridoio Nezarim”, la strada costruita da Tel Aviv per dividere Gaza del nord da Gaza del Sud e garantire ai mezzi e agli uomini dell’esercito un accesso immediato da Israele fin dentro la Striscia, giungendo direttamente al molo galleggiante costruito dagli Stati Uniti. I “lavori” di allargamento prevedono la distruzione di diversi edifici residenziali nella zona settentrionale del campo profughi di Nuseirat, che vengono puntualmente abbattuti.
Gli attacchi al nord hanno portato ad un nuovo sfollamento della popolazione, che tenta di fuggire dalla violenta aggressione di Beit Lahiya, la città già devastata dalle bombe e dalle morte civili causate dagli attacchi di Tel Aviv. L’Associated Press riferisce che durante la fuga i militari hanno separato le donne e i bambini dagli uomini, arrestando e deportando questi ultimi nelle strutture detentive in Israele.
L’ONU denuncia che Israele ha bloccato 82 dei 91 tentativi di consegna di aiuti umanitari alla popolazione assediata del nord della Striscia di Gaza e che le condizioni di sopravvivenza stanno peggiorando per le 65.000-75.000 persone che si stima siano rimaste lì intrappolate.
Out of the 91 attempts the @UN has made to deliver aid to besieged north #Gaza between 6 October and 25 November, 82 have been denied and 9 impeded.
The conditions for survival are diminishing for the 65,000-75,000 people estimated to remain there.#CeasefireNow pic.twitter.com/Y7pEEeQOph
— UNRWA (@UNRWA) November 28, 2024
Nonostante il cessate il fuoco con il Libano, l’agenzia di stampa Reuters comunica che l’amministrazione Biden prevede l’invio a Israele di un pacchetto di vendita di armi da 680 milioni di dollari. Questo nuovo accordo arriva dopo quello di agosto che ha visto uno scambio di 20 miliardi di dollari in caccia e altre attrezzature militari. Gli Stati Uniti, il più grande alleato e fornitore di armi di Israele, hanno inviato a Tel Aviv più di 10.000 bombe altamente distruttive da 2.000 libbre e migliaia di missili Hellfire dall’inizio della guerra di Gaza nell’ottobre 2023. Pagine Esteri