di Antonio Mazzeo –

Pagine Esteri, 9 gennaio 2024. La giunta militare del Niger guidata dopo il golpe del 26 luglio 2023 dal generale Abdourahamane Tchiani, dopo aver cacciato via dal paese le forze armate di Francia, Stati Uniti d’America e Germania ha sottoscritto un accordo di cooperazione nel settore difesa con la Federazione Russa di Vladimir Putin. Ciononostante nel corso dell’ultimo anno le autorità di Niamey hanno rafforzato la “storica” partnership diplomatico-militare con l’Italia.

Nei giorni 16-17 dicembre 2024 ha avuto luogo a Roma la quarta edizione dei Bilateral Staff Talk nel settore della Difesa tra l’Italia e il Niger. A guidare la delegazione italiana il contrammiraglio Marco Montoneri, vice capo del III Reparto dello Stato Maggiore della Difesa (area cooperazione internazionale); a capo della rappresentanza nigerina, il generale Sani Kache Issa, Segretario generale del Ministero della difesa.

“Il Niger è un attore chiave negli equilibri geopolitici dell’Africa, con particolare riferimento all’area del Sahel, quale importante snodo nei traffici illeciti verso l’Europa e regione interessata dal fenomeno del terrorismo transnazionale”, ha commentato in un comunicato lo Stato Maggiore delle forze armate italiane. “Con tale prospettiva, la cooperazione bilaterale con il Paese costituisce, congiuntamente alle operazioni che vedono impegnato il personale della Difesa sul continente africano, un elemento essenziale per lo sviluppo della pace e della sicurezza internazionale”.

Nel corso dei colloqui, le due delegazioni hanno confermato la “ferma e condivisa volontà di proseguire la cooperazione bilaterale nell’ottica del rafforzamento di selezionate e tangibili capacità della Difesa nigerina, che potranno contribuire al mantenimento della stabilità nel Paese”, aggiunge lo Stato Maggiore. “L’incontro ha evidenziato come la controparte veda nella Difesa italiana un partner affidabile con cui proseguire un dialogo strategico condiviso”.

I Bilateral Staff Talk si sono conclusi con la firma del Piano di Cooperazione 2025 che prevede lo svolgimento di undici attività addestrative, cinque in Italia e sei in Niger. Prima di lasciare Roma, la delegazione nigerina ha incontrato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano (già Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti) “a dimostrazione della valenza strategica attribuita al Paese africano”. (1)

Addestrati a combattere

Le forze armate italiane sono presenti in Niger dal 2018 nell’ambito della cosiddetta “Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger – MISIN” (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), con il fine di “incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel (Niger, Mali, Mauritania, Chad e Burkina Faso)”, così come ancora si legge nel sito del Ministero della difesa, nonostante il rovesciamento delle alleanze del regime golpista di Niamey e il ritiro unilaterale del Mali, due anni fa, dal G5 Sahel.

“La missione MISIN concorre alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e di sviluppo della componente aerea della Repubblica del Niger”, spiega ancora la Difesa italiana. “Vengono svolte attività di formazione, addestramento, consulenza, assistenza, supporto e mentoring a favore delle forze di sicurezza e delle istituzioni governative nigerine. Le attività MISIN sono condotte in accordo alle direttive impartite dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) a cui è assegnata la pianificazione, la coordinazione e la direzione delle operazioni e delle esercitazioni militari in ambito nazionale e internazionale nei cinque domini: terra, mare, cielo, spazio e cyber”.(2)

Il Parlamento ha autorizzato il dispiegamento annuale in Niger fino a un massimo di 500 militari, 100 mezzi terrestri e sei mezzi aerei. Il contingente comprende un team per ricognizione e comando e controllo; uno di addestratori, da impiegare anche presso il Defense College in Mauritania; il personale sanitario e del genio per lavori infrastrutturali; una squadra rilevazioni contro minacce chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari (CBRN); un’unità a supporto delle operazioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento (ISR).

Ad oggi sono stati svolti complessivamente 392 corsi addestrativi con il coinvolgimento di 10.400 nigerini appartenenti alle forze armate, alla Polizia delle Dogane, alla Guardia Nazionale e alla Gendarmeria. Le attività vengono svolte nei centri di addestramento di Niamey, Agadez e Arlit; oltre alle esercitazioni in ambito terrestre ed aereo, le unità italiane forniscono il know how per “contrastare le attività illegali legate ai traffici illeciti, ai fenomeni migratori e alla criminalità”. In particolare, al personale dell’Esercito sono attribuiti compiti addestrativi in ambito paracadutistico, fanteria di base, contrasto degli esplosivi improvvisati (IED); i reparti dell’Arma deiCarabinieri curano invece la formazione nellagestione dell’ordine pubblico, controllo del territorio, tecniche di intervento operativo, tiratore esperto basico, ecc.. (3) 

Nel corso del 2024 le unità italiane inquadrate nello Special Operations Task Group “Victor” hannoformato nel centro addestrativo di Bassora (Niamey) duecento appartenenti al Gruppo di Intervento e Sicurezza (GIS) della Guardia Nazionale.

“L’intenso programma addestrativo, racchiuso in un arco temporale di due mesi, ha dato modo di far acquisire agli operatori nigerini le procedure tecnico-tattiche atte a rispondere a molteplici tipologie di minaccia, simmetriche, asimmetriche o ibride, ad agire e reagire ad azioni offensive e a predisporre assetti difensivi in un ambiente operativo mutevole, operando in scenari aperti o compartimentati”, spiega lo Stato Maggiore della Difesa.  “Le attività addestrative hanno mirato a potenziare le capacità individuali e collettive delle Forze di Sicurezza del Paese nel contrasto alla criminalità organizzata locale, al terrorismo e al traffico illegale di esseri umani”. (4) 

Più di un centinaio di paracadutisti nigerini sono stati formati dal personale MISIN nella conduzione di “attività tattiche difensive e offensive” e delle procedure di primo soccorso. “Particolare attenzione è stata data alla corretta esecuzione delle formazioni appiedate e motorizzate, anche in situazioni di stress, così da possedere tempi di reazione tempestivi e modalità di condotta operativa adeguata a contrastare le minacce provenienti dai gruppi armati presenti nel Paese”, enfatizzano i vertici militari italiani. I corsi per i parà nigerini vengono svolti presso il Centro Addestramento per le Truppe Aeroportate (CITAP) dell’Armée de Terre a Niamey, con l’impiego dei grandi velivoli da trasporto Alenia C-27J “Spartan”in dotazione all’Aeronautica Militare italiana. (5)

007, diplomatici e generali a Niamey

Oltre ad intensificare le attività addestrative in territorio nigerino, nel corso dello scorso anno le forze armate italiane e i vertici dell’intelligence hanno promosso importanti incontri con gli uomini che guidano il “governo di transizione” post golpe del luglio 2023.

L’8 marzo 2004 il generale Francesco Paolo Figliuolo (al tempo a capo del Comando Operativo di Vertice Interforze – COVI) e l’ambasciatore Riccardo Guariglia, direttore generale del Ministero degli Affari Esteri, si sono recati in visita a Niamey. “La delegazione è stata accolta dall’Ambasciatore d’Italia a Niamey Roberto Orlando e dal Comandante della MISIN, generale di Brigata Massimo Marceddu”, riferiva in nota lo Stato Maggiore. “Il generale Figliuolo e l’ambasciatore Guariglia sono stati impegnati in proficui incontri bilaterali con il Ministro degli Esteri nigerino Bakari Yaou Sangaré e con il Ministro della Difesa Salifou Modi”. (6)

Venti giorni dopo (28 marzo) è stato il direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE), il generale Giovanni Caravelli, a raggiungere la capitale del Niger per incontrare il generale Abdourahamane Tchiani, presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp). (7) Ignoti gli scopi della missione del capo dei servizi segreti “esteri” a Niamey. Secondo quanto riportato dall’Agenzia di stampa nigerina,“Caravelli ha portato un messaggio di solidarietà da parte del presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giorgia Meloni, confermando la volontà di voler rafforzare la cooperazione tra i due Paesi”. (8)

Nel comunicato emesso dal Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria si leggetestualmente che lo stesso “ha elogiato la professionalità e l’esemplarità degli istruttori italiani durante le loro missioni con le Forze Armate nigerine”. Il Cnsp ha sottolineato pure come l’Italia sia l’unico paese europeo ad aver proseguito “senza interruzioni” la cooperazione, “sostenendo il Niger sia materialmente che in termini di capacità, per affrontare al meglio le sfide alla sicurezza”. (9)

Alla vigilia della delicata missione in terra africana del generale Giovanni Caravelli, il governo Meloni aveva espresso ai membri delle Commissioni riunite Esteri e Difesa della Camera dei Deputati e del Senato la ferma intenzione di proseguire la partnership con il regime golpista. Il 20 marzo il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, spiegava ai parlamentari come “l’’impegno italiano nel Sahel è cresciuto costantemente nel contrasto al terrorismo e ai traffici criminali e il Niger è stato al centro di tale dinamica”. “Un ritiro dal Sahel renderebbe la regione più ostile e non certo più favorevole ai nostri interessi strategici”, aggiungeva il ministro. “Ribadiamo l’opportunità di riprendere il dialogo con le autorità de facto nigerine, una prospettiva alla quale lavorano anche gli Stati Uniti (sic)”. (10) 

L’11 aprile 2024, sempre in un’audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, l’allora responsabile del COVI, Francesco Paolo Figliuolo, spiegava la necessità di proseguire l’impegno delle forze armate nel Sahel, focalizzando lo sforzo operativo principalmente in Niger. 

“L’Italia ha una posizione di interlocutore privilegiato nel Paese, che continua ad essere il crocevia di tutti i flussi migratori sia dal Sahel sia dal Corno d’Africa”, affermava il generale Figliuolo. “Il Niger è un’area di priorità e interesse nazionale, per tale motivo e nella considerazione che un’eventuale uscita delle nazioni occidentali dal Paese lascerebbe spazi di manovra all’allargamento della presenza di altri attori della regione anche malevoli, riteniamo di primaria importanza consolidare la nostra presenza con la missione bilaterale MISIN(…) Complessivamente nel Sahel prevediamo di impiegare un contingente massimo di quasi 800 unità, un’unità navale e fino a sei assetti tra aerei e elicotteri”. (11)

Le criticità dell’accordo italo-nigerino

La cooperazione in materia di difesa tra Italia e Niger è stata sancita dalla firma di un accordo bilaterale il 26 settembre 2017 tra i ministri della Difesa (del tempo) Roberta Pinotti (Pd) e Kalla Moutari, ratificato poi il 13 agosto 2019. L’accordo elenca un ampio numero settori operativi (politica di difesa e sicurezza; ricerca, sviluppo del supporto logistico e acquisizione di prodotti e servizi; operazioni di pace ed aiuto umanitario; organizzazione ed impiego delle Forze Armate e equipaggiamenti di unità militare e gestione del personale; formazione ed addestramento in campo militare ed “altri settori di comune interesse tra le Parti”).

Nello specifico vengono previsti visite reciproche di delegazioni di enti civili e militari; scambi di esperienze tra esperti delle due Parti; incontri tra rappresentanti delle Istituzioni della difesa; scambidi relatori e di personale di formazione; partecipazione ad esercitazioni militari, operazioni umanitarie e di mantenimento della pace, nonché a corsi teorici e pratici, periodi di orientamento, seminari, conferenze, dibattiti e simposi; supporto alle iniziative commerciali relative ai prodotti ed ai servizi della difesa.

All’articolo 6 dell’accordo si elenca una lunga lista di armamenti che si intendono oggetto della cooperazione: navi, aeromobili ed elicotteri militari;sistemi aerospaziali e relativi equipaggiamenti; carri e veicoli appositamente costruiti per uso militare; armi da fuoco automatiche e relativo munizionamento; armamento di medio e grosso calibro; bombe, mine, razzi, missili, siluri e relativo equipaggiamento di controllo; polveri, esplosivi e propellenti; sistemi elettronici, elettro-ottici e fotografici; materiali speciali blindati e materiali specifici per l’addestramento; macchine ed equipaggiamento costruiti per la fabbricazione, il collaudo ed il controllo delle armi e delle munizioni.

“Il reciproco approvvigionamento di prodotti d’interesse delle rispettive Forze Armate sarà sviluppato nell’ambito del presente Accordo e potrà essere attuato attraverso operazioni dirette da Stato a Stato, oppure tramite società private autorizzate dai rispettivi Governi”, si legge ancora all’articolo 6. (12)

L’accordo di cooperazione militare Italia-Niger è stato stigmatizzato da diverse organizzazioni non governative che operano in difesa della pace e della difesa dei diritti umani e da esperti e studiosi di diritto internazionale. “Emergono due aspetti critici dallo studio dell’Accordo: uno facente capo alla sua configurazione legale ed il secondo circa i contenuti”, annota l’Osservatorio sulla prassi italiana nella conclusione di trattati in ambito migratorio promosso dall’Università degli Studi di Torino. “Circa la procedura di conclusione dell’Accordo si nota come questo abbia seguito un cammino inusuale: a prima vista questo viene concluso in forma semplificata, dal momento in cui questo è firmato dal Ministro della Difesa Italiano nel 2017, l’Accordo pare avere natura provvisoriamente esecutiva dal momento in cui si pone come base legale per l’operazione militare MISIN, alla quale viene dato inizio nel 2018”.

Il testo dell’accordo è stato reso pubblico solo dopo una sentenza del TAR del Lazio (2018), a seguito della richiesta di accesso civico presentata dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD). “Rimane tuttavia dubbia la sua configurazione: si tratta di un Accordo concluso in forma semplificata oppure concluso in forma solenne ma provvisoriamente applicato fino alla ratifica?”, aggiunge l’Osservatoriodell’Università di Torino.  “Ad oggi il contenuto delle due lettere (1 novembre 2017 e 15 gennaio 2018) tra il Governo della Repubblica del Niger ed il Governo Italiano che erano state oggetto di richiesta di pubblicazione, rimane sconosciuto. Tali lettere vengono generalmente considerate essere parte della base legale dell’Accordo”.

Sempre secondo l’Osservatorio, un profilo di criticità si presenta anche sul ruolo del Parlamento:“É noto che la procedura circa la conclusione degli accordi internazionali, secondo la legge italiana, non è stata correttamente seguita nel caso in esame. Si considera infatti che il Parlamento Italiano sia stato chiamato ad approvare la ratifica dell’Accordo nonostante questo fosse già in vigore (entrando in conflitto con la procedura prescritta dall’Articolo 80 della Costituzione Italiana)”. (13)

La “cooperazione allo sviluppo” è militare

Un recente paper del Centro studi di politica internazionale e intelligence – ADIT con sede in Francia ha rilevato come la partnership politico-militare tra Italia e Niger si sia estesa anche a settori ed aree formalmente non previsti dall’Accordo del 26 settembre 2017. “Un programma di addestramento è stato condotto ad esempio nel 2019 a Niamey con oggetto le tecniche di inchiesta sul terrorismo, a favore di venti giudici e magistrati nigerini”, annota ADIT. “Esso è stato tenuto dal Ministero degli Affari Esteriitaliano, in collaborazione con la Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa. Il corso era finalizzato a rafforzare le capacità anti terrorismo e ad equipaggiare i giudici per giudicare le organizzazioni terroristiche in linea con gli standard internazionali”. Inoltre, nell’aprile 2023, l’Unione Europea ha assegnato un contratto del valore di 40 milioni di euro al Ministero della Difesa italiano e all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo per fornire equipaggiamento per i programmi addestrativi a favore delle forze armate del Niger. (14)

Altrettanto ambigui gli “interventi umanitari” a favore della popolazione nigerina, promossi da una specifica task force CIMIC (Civilian Military Cooperation) nell’ambito della Missione bilaterale MISIN. Secondo il Ministero della Difesa, nel solo anno 2024 i militari italiani hanno realizzato 57 progetti di cooperazione civile-militare, di cui 20 nel settore sanitario. Sono stati consegnati medicinali, reagenti chimici, ausili e strumenti elettromedicali a ospedali e strutture socio-sanitarie di Niamey e al Centre de Recherche Mèdicale et Sanitaire (CERMES) che svolge attività di studio e sviluppo di farmaci per la cura delle malattie trasmissibili di origine batterica, parassitaria o virale.

“Tra le progettualità di medio termine nel settore della sanità pubblica – annota la Difesa – assume particolare rilevanza la costruzione del Centro di Medicina Aerospaziale del Niger (Centre de Compétences Médicales Aérospatiale du Niger – CEMEDAN), che grazie all’elevata capacità di diagnostica strumentale consentirà di certificare l’idoneità al volo di tutto il personale navigante e si porrà, nel contempo, come centro di eccellenza, unico nel suo genere, in tutta l’area del Sahel”. I lavori di costruzione del CEMEDAN saranno completati entro la fine del 2025. (15) 

Rispondono ad evidenti finalità geostrategiche e di costruzione del consenso popolare anche le consegne di materiale scolastico a scuole ed istituti nigerini. “A fine agosto 2024 più di 11.200 libri scolastici sono stati consegnati al Delegato Dipartimentale dell’Istruzione Nazionale, diversi medicinali sono stati donati al Distretto Regionale della Sanità Pubblica, ben due tonnellate di derrate alimentari e altri 146 libri sono state distribuite a Enkadeouene, villaggio nomade in prossimità di Agadez”, enfatizza lo Stato Maggiore della Difesa. “La MISIN ha già operato in passato nella città nigerina con attività di formazione e addestramento in favore della Gendarmeria e delle Forze di Sicurezza locali. Oggi, avvalendosi della cellula di cooperazione civile-militare (CIMIC) del contingente nazionale, l’Italia ha voluto continuare a garantire la propria presenza e a fornire supporto in quest’area così lontana dalla capitale del Niger, dove ha sede il comando della Missione”. (16)

Con un occhio e mezzo sulle fonti energetiche

Una chiave di lettura per spiegare l’ostinazione del governo Meloni-Tajani-Crosetto nel proseguire e rafforzare le attività di cooperazione nel settore bellico-militare con le autorità golpiste di Niamey è stata data da Gianandrea Gaiani, già consigliere per le politiche di sicurezza del Ministero dell’Interno e odierno direttore di Analisi Difesa. 

“La decisione italiana di mantenere la presenza militare in Niger costituisce un’opportunità non solo per ampliare l’influenza nazionale in quella regione al di fuori dei consueti schemi di alleanze in ambito occidentale ma anche per monitorare da vicino la penetrazione in tutti i settori di Russia, Cina e Turchia sempre più marcata in Africa”, scrive Gaiani. “Nonostante la scontata irritazione della Francia per il ruolo ricoperto dall’Italia in una regione da cui Parigi è stata espulsa da diverse sue ex colonie nel giro di pochi anni, in prospettiva il Niger potrebbe rivestire il ruolo di apripista per losviluppo e consolidamento del Piano Mattei varato dal governo per promuovere la cooperazione con le nazioni africane”. (17)

Nulla di più calzante per questo paese dell’Africa subsahariana l’utilizzo di un piano di “sviluppo” a cui è stato dato il nome del dirigente italiano che fu chiamato a riorganizzare l’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) dopo la fine della Seconda guerra mondiale per trasformarlo poi in uno dei colossi energetici a livello mondiale. Oggi il Niger è il secondo esportatore di uranio verso l’UnioneEuropea e il settimo produttore al mondo e dunque gioca un ruolo di prima grandezza nella produzione di energia nucleare a scopi civili e militari. Ma il Niger è destinato nei prossimi anni ad assumere funzioni geostrategiche nella rete degli oleodotti e gasdotti interafricani, specie per il trasferimento di combustibili fossili dalla Nigeria all’Algeria e da quest’ultima verso l’Europa via Spagna e Sicilia.(18)

Anche in Niger l’Italia con le stellette ci sta in nome e per conto delle transnazionali energetiche…

Note

1) https://www.difesa.it/smd/news-italia/smd-quarta-edizione-bilateral-staff-talk-difesa-italia-niger/61386.html

2) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/default/28246.html

3) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/contributo-nazionale/28247.html

4) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/notizie-teatro/niger-qualificati-201-operatori-forze-speciali/57194.html

5) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/notizie-teatro/niger-conclusi-i-corsi-formazione-per-46-paracadutisti/56358.html

6) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/notizie-teatro/misin-prima-missione-congiunta-esteri-e-difesa-in-niger/49211.html

7) Il generale Giovanni Caravelli è alla guida dei servizi segreti “esteri” dal 2020, dopo aver svolto una lunga carriera nei reparti dell’(ex) Sismi, da comandante della Brigata Informazioni, Ricognizione e Guerra Elettronicadell’Esercito e del II Reparto Informazioni e Sicurezza dello Stato Maggiore della Difesa. Le recenti cronache gli hanno attribuito un ruolo chiave nella “liberazione” della giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran.

8) https://www.africa-express.info/2024/03/31/litalia-non-vuol-ritirare-il-contingente-militare-dal-niger-e-manda-il-capo-degli-007-a-trattare-con-i-golpisti/

9) https://it.insideover.com/difesa/litalia-resta-in-niger-la-missione-africana-dellintelligence.html

10) https://formiche.net/2024/03/difesa-esteri-e-ora-intelligence-gli-incontri-italia-niger/#content

11) https://www.analisidifesa.it/2024/04/truppe-russe-anche-in-niger-dove-restano-anche-i-militari-italiani/

12) https://cild.eu/wp-content/uploads/2019/02/Italia-Niger_Accordo-in-materia-di-Difesa.pdf

13) https://www.migrationtreaties.unito.it/niger/accordo-di-cooperazione-nel-settore-della-difesa-tra-il-governo-della-repubblica-italiana-e-il-governo-della-repubblica-del-niger.html

14) https://www.defenceweb.co.za/joint/diplomacy-a-peace/italy-niger-relations-hold-steady-amidst-global-tensions/  

15) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/notizie-teatro/missione-niger-nuovi-progetti-nel-settore-sanita/59010.html

16) https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/niger-missione-bilaterale-supporto/notizie-teatro/niger-misin-presente-ad-agadez-a-supporto-sanita-e-scuola/56302.html

17) www.analisidifesa.it/2024/04/truppe-russe-anche-in-niger-dove-restano-anche-i-militari-italiani/

18) https://www.rivistaenergia.it/2023/08/la-crisi-del-niger-e-i-rischi-per-litalia-e-il-piano-mattei/