della redazione

L ‘Autorità Nazionale Palestinese (Anp) e i combattenti della Brigata Jenin (Jihad Islami) hanno raggiunto un’intesa, nel quadro di un’iniziativa presentata dal Comitato per la Riforma per mettere fine alla “campagna di sicurezza” andata avanti per settimane contro il campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale.

Secondo quanto si è appreso, la polizia palestinese prenderà il controllo nella zona della piazza del campo profughi a partire da stasera, mentre i membri Comitato per le Riforma e le altre personalità che supervisionano l’accordo saranno presenti nella piazza da domani mattina.

La Brigata Jenin ha confermato il proprio impegno affermando: “Se le cose andranno come concordato e i servizi di sicurezza dell’Anp rispetteranno l’intesa, da parte nostra ci impegniamo ad osservare tutto ciò che abbiamo promesso”.

Il campo di Jenin è stato teatro di scontri tra la Brigata Jenin e i servizi di sicurezza dell’Anp dall’inizio di dicembre, sotto il nome di “Operazione Proteggere la Patria” avviata dal presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) allo scopo “di riportare la legge e l’ordine” nel campo dove agiscono gruppi armati che resistono alle frequenti distruttive incursioni di Israele nella città (decine negli ultimi tre anni, con numerose vittime).

Era previsto che l’accordo venisse raggiunto all’inizio di questa settimana, ma i colloqui si sono fermati a causa di due attacchi aerei israeliani sul campo martedì e mercoledì, che hanno ucciso almeno 6 palestinesi, tra cui un ragazzo di 15anni. L’esercito israeliano si era astenuto dall’effettuare attacchi a Jenin quando l’Anp ha iniziato la sua operazione. Ora li ha ripresi in apparente reazione , affermano alcuni, all’accordo tra la sicurezza palestinese e la Brigata Jenin. Tel Aviv vorrebbe che l’Anp portasse avanti una lotta incessante contro le organizzazioni combattenti palestinesi che considera “terroristiche”.

Almeno 15 persone, tra cui la giornalista Shatha Al-Sabagh, il leader della Brigata Jenin, Yazid Jaaysa, e sei membri della polizia sono rimasti uccisi durante i raid nel campo profughi compiuti dai servizi di sicurezza dell’Anp  apertamente condannati dalla popolazione di Jenin e da gran parte dei palestinesi.

Secondo gli analisti, l’“Operazione Proteggere la Patria” avrebbe avuto principalmente uno scopo politico, ossia segnalare alla entrante Amministrazione Trump (e a Israele) che l’Anp mantiene l’autorità nei territori sotto il suo controllo e, pertanto, è in grado di governare la Striscia di Gaza al posto di Hamas. L’attacco alla Brigata Jenin e alle altre organizzazioni combattenti a Jenin ha approfondito ulteriormente il solco tra l’Anp e la popolazione in Cisgiordania che appoggia il diritto di resistere anche con le armi all’occupazione israeliana.

Ieri Abu Mazen ha dichiarato che l’Anp è pronta ad assumersi la “piena responsabilità” nella Striscia di Gaza del dopoguerra, nella sua prima dichiarazione da quando i mediatori hanno annunciato mercoledì un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L’Anp ha inoltre diffuso un documento in cui delinea i suoi piani per la Striscia di Gaza, senza specificare un ruolo per Hamas, e inviato una delegazione di alto livello al Cairo per definire il destino del valico di Rafah.