Di Ruwaida Kamal Amer* – +972 

(foto Xinhua)

(traduzione di Federica Riccardi)

Gli effetti devastanti della guerra di Gaza su Khan Younis aumentano di giorno in giorno. Le persone care lasciano questa vita e migliaia di persone fuggono verso sud, aggravando la già terribile crisi umanitaria. I civili chiedono a gran voce di essere salvati da questa catastrofe – ma qualcuno ci sente?

Centinaia di migliaia di gazawi sono fuggiti verso sud da venerdì, quando l’esercito israeliano ha ordinato ai cittadini del nord di Gaza di evacuare. Centinaia di persone si sono rifugiate nelle scuole dell’UNRWA, altre nell’ospedale medico Nasser e altre ancora nelle case di amici e parenti. In pochi giorni, la popolazione di Khan Younis – la città più grande nella parte meridionale della Striscia – è aumentata drasticamente.

Khalid Al-Bura’y, un padre 35enne di Gaza City, è stato costretto a trasferire la sua famiglia più volte nell’ultima settimana e mezza. “Quando è iniziata la guerra, ci siamo rifugiati nella scuola dell’UNRWA [a Gaza City]”, ha detto. “Ma in seguito le scuole non erano più sicure, poiché molte di esse erano state gravemente danneggiate [dagli attacchi aerei israeliani]. Allora le forze di occupazione ci hanno ordinato di fuggire verso sud, ed è per questo che mi sono trasferito con la mia famiglia e quella di mio fratello in una scuola dell’UNRWA nella zona ovest di Khan Younis”.

Al-Bura’y ha sottolineato che le condizioni della scuola sono insostenibili. “La vita qui è estremamente difficile. Non c’è acqua potabile. Non c’è corrente e le comunicazioni con il mondo esterno sono quasi interrotte. Non possiamo sopportare questa situazione. Abbiamo bambini che vogliono mangiare e qui non c’è nulla di ciò di cui abbiamo bisogno. Il clima sta diventando sempre più freddo e non ci sono abbastanza coperte. I miei figli si ammaleranno”.

I rifugi sovraffollati possono portare a devastanti effetti secondari sulla salute pubblica, con segnalazioni già effettuate sulla diffusione di malattie infettive, tra cui il vaiolo. “Prima della guerra contro Gaza, il vaiolo si era diffuso nelle scuole tra gli studenti”, ha detto Suad Muhsen, una madre di 37 anni. “All’epoca stavo attenta ai miei figli, ma quando è iniziata la guerra e ci siamo rifugiati nelle scuole, ho notato [un’eruzione cutanea da vaiolo] su alcuni bambini e ho avuto paura che i miei figli si infettassero. La situazione medica e umanitaria delle scuole dell’UNRWA è estremamente grave. A causa della carenza d’acqua, è difficile mantenere l’igiene. Stiamo soffrendo cercando di sopravvivere in ogni modo possibile”.

Altri non sono riusciti nemmeno a trovare un riparo. A Khan Younis ci sono a malapena abbastanza posti letto per accogliere l’afflusso di persone in fuga dal nord di Gaza, e alcuni sono costretti a dormire per strada.

Mohammed Abu-Arar, originario di Khuza’a, una città a est di Khan Younis, dorme per strada con i suoi vicini e la sua famiglia dall’inizio della guerra. “Non sappiamo nulla delle nostre case, se sono state distrutte o meno”, ha detto. “Dormire per strada è terribile, ma non abbiamo altra scelta. Le scuole dell’UNRWA erano già affollate e lo sono diventate ancora di più a causa delle persone in fuga dal nord di Gaza. Resteremo in strada fino alla fine della guerra”. Se saranno colpiti dagli attacchi aerei israeliani, ha detto Abu-Arar, condivideranno semplicemente lo stesso destino di coloro che sono stati uccisi in questa guerra. “Le nostre vite non sono più preziose di quelle di tutte le vittime”.

“Hanno mirato alla sua casa”

Tutti a Gaza hanno perso persone che conoscevano. Il mio insegnante di chimica dell’undicesimo anno, Mahmoud Al-Masry, se n’è andato. Era un insegnante adorabile, brillante e gentile, che ci guidava in questa materia difficile. Viveva a Khan Younis, dove un’intera generazione di studenti ha pianto per la sua morte.

Isra’a Al-Najjar, 31 anni, ha raccontato i suoi ricordi di Al-Masry. “Mentre guardavo il telegiornale di lunedì [16 ottobre] sera, ho visto la foto del mio insegnante e sono rimasta scioccata”, ha detto. “Ricordo il suo sorriso timido e la sua tranquillità durante le lezioni, le parole che usava per incoraggiarci. Non ho mai pensato per un momento che avremmo perso questo prezioso insegnante. La nostra mente non può sopportare tutte le perdite di questa dolorosa guerra. Tutti i miei amici hanno pianto per la morte del nostro insegnante. Come potevamo immaginare che non l’avremmo più rivisto per le strade di Khan Younis?”.

“Gli aerei da guerra della forza di occupazione hanno attaccato i civili in questo modo selvaggio”, ha continuato Al-Najjar. “Hanno mirato alla sua casa. Era con i suoi figli e nipoti”. L’attacco aereo ha ucciso più di una dozzina di persone. Questa famiglia non c’è più.

“Martedì mattina alle 7, il giorno dopo l’uccisione del mio insegnante, ho sentito un’enorme esplosione vicino a casa mia, nel quartiere di Al-Fukhari. Siamo usciti tutti in strada per cercare di trovare i vicini, temendo altri missili. Abbiamo visto che l’attacco aereo aveva colpito la casa del nostro vicino, Bassam Abu Aker”. Bassam, sua moglie, i suoi cinque figli e sua nipote sono stati uccisi. Suo figlio Odeh, 12 anni, è l’unico sopravvissuto.

“Vogliamo sfamare tutti quelli che sono fuggiti”

Nonostante il loro dolore e le continue violenze, i residenti di Khan Younis cercano di fornire aiuto a coloro che sono fuggiti dal nord di Gaza. Jameel Abu Asi, ad esempio, cucina 2.000 pasti ogni giorno e li distribuisce in tutta la città a coloro che sono arrivati dal nord.

“Questa iniziativa è stata lanciata dalla mia famiglia dopo che gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato il nostro ristorante” nel 2014, ha spiegato Abu Asi. “Non potevamo riparare i danni e riaprire il ristorante, così abbiamo deciso di cucinare i pasti e distribuirli alle persone in fuga nelle scuole dell’UNRWA. I residenti di Khan Younis mi portano gli ingredienti e io cucino. Lavoriamo dalle prime ore del mattino fino a sera.

*Ruwaida Kamal Amer è una giornalista freelance di Khan Younis.

L’articolo originale può essere letto al link seguente:

https://www.972mag.com/khan-younis-humanitarian-crisis/