Le conseguenze della nuova amministrazione Trump si fanno già sentire anche al di fuori dei confini che il Presidente ha ricominciato a difendere con toni bellicosi. Non sono soltanto gli immigrati negli Stati Uniti a dover fare subito i conti con l’agenda politica di questo secondo mandato, ma anche i rifugiati e gli sfollati che nel mondo dipendono per la loro sopravvivenza dagli aiuti internazionali. Le agenzie ONU, infatti, sono state costrette a tagliare le spese per le loro operazioni di aiuto globale in seguito alla sospensione di qualsiasi finanziamento internazionale annunciato da Washington per i prossimi 90 giorni.
È con un’email inviata durante la notte che Filippo Grandi, responsabile dell’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, ha chiesto ai propri dipendenti di sospendere momentaneamente tutte le spese, eccetto quelle di emergenza. Almeno fino a quando la Casa Bianca non avrà deciso se e quali fondi scongelare per l’assistenza internazionale.
Poche ore dopo essersi insediato, infatti, Trump ha annunciato lo stop per almeno 90 giorni a tutte le spese per aiuti globali in cui finora gli USA erano impegnati. “Nessun nuovo finanziamento sarà obbligato né nessun finanziamento già in corso sarà esteso fino a quando ciascuno di essi non sarà stato esaminato e approvato (…) in linea con l’agenda del Presidente Trump”, ha spiegato il Segretario di Stato USA Marco Rubio, che si è riservato di passare al vaglio dell’ “efficacia e della coerenza con l’amministrazione Trump” ciascuna spesa di assistenza estera. L’operazione richiederà 90 giorni, durante i quali gli aiuti economici statunitensi saranno congelati, e le missioni di aiuto globale dovranno provare a farne a meno.
Una decisione che finalmente, secondo i sostenitori di Trump, pone al centro gli interessi dei cittadini americani e taglia gli “sperperi” nel settore umanitario. “Per troppo tempo, l’industria degli aiuti esteri e la burocrazia degli Stati Uniti non sono stati allineati con gli interessi americani e, in molti casi, sono stati antitetici ai valori americani”, ha commentato la portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce.
Un colpo duro per le agenzie ONU e molte altre organizzazioni umanitarie. “Dobbiamo procedere con molta attenzione nelle prossime settimane per mitigare l’impatto di questa incertezza sui finanziamenti sui rifugiati e sugli sfollati, sulle nostre operazioni e sui nostri team”, ha dichiarato Filippo Grandi. L’UNHCR è impegnata nel fornire soccorso a 122 milioni di persone sfollate in 136 Paesi nel mondo. Circa un quinto del suo budget dipende dai finanziamenti degli Stati Uniti, che nel 2024 avrebbero stanziato 2,5 miliardi di dollari per le sue missioni.
Per quanto Rubio abbia promesso che lo stop non riguarderà le spese per l’assistenza alimentare d’emergenza, non è solo l’UNHCR a denunciare già gli effetti umanitari disastrosi della sospensione degli aiuti statunitensi in diversi settori. Sono già stati sospesi, ad esempio, i finanziamenti all’ “Emergency Plan for Aid Reliefs” (Pepfar) che fornisce trattamenti antiretrovirali a oltre 20 milioni di pazienti nel mondo affetti da HIV. La decisione di Trump, a pochi giorni dal suo annuncio, è già diventata una “questione di vita di morte” secondo Beatriz Grinztejn, presidente di “International Aids Society”. Il congelamento dei fondi indetto da Washington, ha commentato, potrebbe portare i pazienti a morire di AIDS e il virus dell’HIV a diffondersi di nuovo. Non diverse sono le reazioni e le preoccupazioni di altre ONG impegnate nel mondo in cliniche, ospedali da campo, assistenza ai rifugiati, campagne di vaccinazione.
Il congelamento dell’aiuto globale, però, non riguarderà proprio “tutti” i finanziamenti. Esistono due eccezioni, per le quali la Casa Bianca continuerà a inviare denaro senza necessità di sospensione e valutazione di “coerenza con l’amministrazione Trump”. Si tratta dell’assistenza militare a Israele e all’Egitto.
Nella nota del Dipartimento di Stato, infatti, si legge che delle deroghe a questo provvedimento sono state approvate per “finanziamenti militari stranieri per Israele ed Egitto e spese amministrative, compresi gli stipendi necessari per amministrare i finanziamenti militari stranieri”. Per le spese militari, Israele riceve annualmente circa 3 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, l’Egitto circa 1,3 miliardi. L’eccezione conferma la regola, è il caso di dire: la sospensione generalizzata di aiuti alle vittime delle emergenze globali ma la garanzia di continuità di aiuto militare ai Paesi di Netanyahu e di Al Sisi risponde indubbiamente alla prova di “coerenza con l’agenda dell’amministrazione Trump” alla quale Rubio deve sottoporre le spese di Stato in 90 giorni. Pagine Esteri