Pagine Esteri – Il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina è stato, fin dall’inizio, assai più profondo di quanto apparisse all’esterno e di quanto Washington abbia mai ammesso.

A rivelarlo è una lunga inchiesta pubblicata sul “New York Times”, dal titolo “The Partnership: la storia segreta della guerra in Ucraina“, realizzata dal giornalista Adam Entous attraverso più di trecento colloqui con fonti governative, militari e d’intelligence in dieci diversi paesi.

Nell’inchiesta – che tende ad addossare le responsabilità della sconfitta interamente a Kiev, che non avrebbe seguito alla lettera le istruzioni degli strateghi americani – il quotidiano statunitense ricostruisce la strategica collaborazione militare instaurata tra Washington e Kiev nell’aprile del 2022, due mesi dopo l’invasione russa del 24 febbraio.

All’epoca due generali ucraini di alto rango si recarono a Clay Kaserne, il quartier generale dell’esercito degli Stati Uniti in Europa, per siglare un accordo che da quel momento è diventato il pilastro su cui si sono fondate le operazioni militari ucraine, pianificate di fatto nel complesso militare situato a sud-est della città di Wiesbaden, in Germania.

L’operazione, denominata “Task force Dragon” e coordinata dai generali Mykhaylo Zabrodskyi e Christopher Donahue, mirava a coordinare le forze con l’obiettivo di consentire agli ucraini di sconfiggere i russi. Ogni mattina da Wiesbaden gli ufficiali analizzavano gli schieramenti di Mosca e individuavano gli obiettivi più importanti, stilando una lista di priorità che poi veniva fornita all’intelligence per localizzarli e colpirli.

L’idea di fondo della partnership, scrive il “Nyt”, era che questa stretta cooperazione avrebbe potuto consentire agli ucraini di infliggere un duro colpo ai russi, un obiettivo che nei mesi successivi – fino alla metà del 2023 – sembrava sempre più a portata di mano, quando le truppe di Mosca hanno cominciato ad arretrare abbandonando una parte importante dei territori ucraini precedentemente occupati.

Secondo il Nyt fu grazie alla collaborazione con Washington che a metà del 2022 gli ucraini riuscirono così a colpire il quartier generale del 58ma unità russa nella regione di Kherson con una scarica di missili, uccidendo vari generali e ufficiali di Stato maggiore.

Più a sud, al culmine della controffensiva ucraina del 2022, uno sciame di droni marittimi attaccò, grazie al supporto della Cia, il porto di Sebastopoli, in Crimea, dove la flotta russa del Mar Nero aveva caricato missili destinati a colpire obiettivi ucraini su navi da guerra e sottomarini, riuscendo a danneggiare diversi mezzi navali e spingendo i russi a ritirarli.

Successivamente, tuttavia, la collaborazione si è fatta tesa e il fronte della guerra si è spostato, tra rivalità, risentimenti e strategie divergenti.

Secondo quanto ricostruito dal “New York Times”, gli ucraini hanno cominciato a mal sopportare la direzione statunitense, man mano che Washington insisteva per colpire obiettivi misurati e raggiungibili mentre le forze di Kiev erano costantemente alla ricerca “della grande vittoria, del premio luminoso e splendente”.

La Clay Kaserme, Wiesbaden

Gli ucraini, inoltre, hanno cominciato a considerare Washington un ostacolo alle loro aspirazioni, puntando a una improbabile vittoria. Man mano che gli ucraini conquistavano una maggiore autonomia hanno mantenuto sempre più segrete le loro intenzioni. Kiev ha inoltre manifestato un crescente risentimento nei confronti degli Stati Uniti per la mancata fornitura di tutte le armi e le attrezzature richieste.

Washington invece si è irritata con Kiev per quelle che considerava richieste irragionevoli e per la contrarietà di Zelensky e del suo entourage ad adottare misure politicamente impopolari, in particolare la leva obbligatoria generalizzata a partire dai 18 anni.

Secondo gli autori dell’inchiesta la svolta, in negativo, per Kiev sarebbe arrivata a metà del 2023, quando gli ucraini hanno lanciato una controffensiva che si è rivelata una catastrofe.
In quel momento, afferma il “Nyt”, la strategia ideata a Wiesbaden è saltata del tutto a causa soprattutto delle rivalità interne al fronte ucraino, in particolare a quella tra il presidente Zelensky e l’allora capo di Stato maggiore delle Forze armate Valery Zaluzhny, in seguito esonerato.

La decisione di dedicare ingenti forze alla riconquista della città di Bakhmut – situata nel Donetsk – avrebbe provocato un fallimento totale della controffensiva già fondata su presupposti errati.

Anche se Washington ha spesso impedito a Kiev di attaccare il territorio russo in profondità per non suscitare un conflitto diretto della Nato con Mosca, dall’inchiesta emerge che più volte è stato proprio grazie alla direzione e al sostegno statunitense che le forze ucraine hanno sfiorato o anche superato la cosiddetta “linea rossa”.

In più occasioni, infatti, l’amministrazione Biden ha autorizzato operazioni clandestine che in precedenza aveva proibito. I consiglieri militari statunitensi sono stati infatti inviati a Kiev e, in seguito, autorizzati ad avvicinarsi alla linea del fronte, mentre ufficiali militari e della Cia a Wiesbaden hanno aiutato a pianificare e supportare una campagna di attacchi ucraini nella Crimea, annessa alla Federazione Russa nel 2014. Infine, secondo il “New York Times”, i militari statunitensi e poi la Cia hanno ricevuto il via libera della Casa Bianca per consentire attacchi in profondità all’interno del territorio russo.

La più grave rottura del rapporto di fiducia tra Kiev e Washington si sarebbe verificata nell’agosto del 2024, quando le forze armate ucraine hanno invaso la regione russa di Kursk usando armi statunitensi senza informare l’alleato. Un alto funzionario del Pentagono descrive questa mossa al Nyt come ”un ricatto”, in seguito al quale, però, gli Usa scelsero comunque di non interrompere il supporto a Kiev. Quella scelta, afferma un’altra fonte, “avrebbe potuto portare a una catastrofe“: senza la protezione dei razzi Himars e dell’intelligence statunitense, i soldati ucraini sarebbero stati sbaragliati in poco tempo. Pagine Esteri