All’università dell’Avana si festeggiano i vent’anni di Telesur, il canale di notizie multistatale, creato da Fidel Castro e Hugo Chavez nell’ambito dell’Alba (l’Alleanza Bolivariana per i popoli della Nostra America), con l’intento di contrastare il “latifondo mediatico” esistente in America latina. Sono stati allestiti stand dedicati alla Palestina, e un grande palco per concerti e esibizioni culturali, pronto ad accogliere la serata conclusiva del IV Coloquio internacional Patria, con il motto “Siamo popoli che tessono reti”. Il canale è rappresentato da una nutrita delegazione di giornalisti e operatori, guidata dalla sua direttrice, Patricia Villegas.
Tre giorni di incontri seminariali, conferenze e dibattiti animati da prestigiosi ospiti nazionali e internazionali (oltre 400) – giornalisti, intellettuali, editori e comunità organizzate sul terreno della comunicazione alternativa – provenienti da 47 paesi. Per l’occasione, si festeggiano anche i 133 anni dalla creazione di Patria, il giornale fondato da José Marti, che concepiva la patria come “umanità”. Un concetto declinato nel presente contro le “piccole patrie” xenofobe, le chiusure e le frontiere che va imponendo il “tecno-feudalesimo” trumpista.
La Habana non sembra aver risentito dell’ennesima tornata di black out che si è appena risolta, e che non ha intaccato il buon umore dei cubani: “Quando c’è il sole, approfittiamo della spiaggia, quando non c’è, stiamo a casa a fare l’amore”, ci ha detto un lavoratore addetto alla pulizia del giardino. Al centro di un piccolo capannello di giovanissimi con piercing e treccine, troviamo Raul Capote, che ci concede questa intervista. Giornalista del quotidiano Granma, analista politico ed ex agente della sicurezza dello Stato cubano, Capote ha raccontato la sua esperienza in vari libri, anche tradotti in italiano, nei quali ha analizzato in prospettiva storica le varie fasi dell’aggressione a Cuba.
Avendo infiltrato la CIA e conosciuto dall’interno i piani di destabilizzazione contro Cuba, la sua è una prospettiva privilegiata per comprendere cosa sta accadendo oggi con l’arrivo di Trump. Cosa è cambiato da quando ha smesso di essere un agente operativo? Come vede la situazione attuale e il ruolo di Marco Rubio?
Stiamo vivendo una situazione molto complessa, davvero molto difficile, perché con la rinascita del fascismo in tutte le sue forme, nel mondo, con un governo di estrema destra negli Stati Uniti, con una visione peraltro totalmente diversa da quella a cui eravamo abituati, perfino da parte dell’impero nordamericano stesso, le cose sono alquanto peggiorate sotto molti aspetti: ci troviamo di fronte a una destra organizzata, ramificata, con uno scopo definito, e la risposta che abbiamo dato da sinistra, a livello internazionale, è stata una risposta debole, frammentata. Sebbene ci siamo incontrati molte volte, abbiamo parlato e abbiamo cercato di organizzare un programma antifascista internazionale, non abbiamo avuto l’opportunità, forse per ragioni che andrebbero analizzate molto più a fondo, di creare veramente un fronte antifascista con tutto ciò che ciò comporterebbe nelle circostanze attuali: giacché siamo di fronte a un fascismo che, come la sua natura ha sempre indicato, non ha scrupoli di alcun genere. Viviamo in un mondo in cui un popolo come quello della Palestina può essere massacrato senza che accada assolutamente nulla; in cui possono verificarsi fatti come quelli promossi in Siria e tutti restano in silenzio, semplicemente perché non sono del tutto in linea con il proprio pensiero o le proprie convinzioni. E così ci sono gli omicidi buoni, gli omicidi cattivi, i criminali buoni, i criminali cattivi, ci sono crimini che molte persone ignorano perché sono considerati “minimi”. Naturalmente, ogni crimine ha sempre un significato, ma “Israele” (l’entità sionista, per dirla correttamente) uccide migliaia di bambini e donne, e il mondo si è abituato, diciamolo francamente, a vedere immagini orribili, senza che ciò abbia risvegliato nulla. Oggi abbiamo un vicino qui a Cuba, a nord del nostro paese, che con estrema tranquillità dice che prenderà il controllo della Groenlandia, che dovrebbe essere un suo alleato. Oppure che afferma: Voglio prendere il controllo del Canada, affinché diventi un altro pezzo degli Stati Uniti, o minaccia di prendere il controllo del Canale di Panama. Se gli Stati Uniti fanno così con i loroli alleati, che sono addirittura membri della NATO, e non succede assolutamente nulla, non c’è una risposta, immaginate cosa potrebbe succedere a noi.
E la risposta dell’Europa, anche da parte dei partiti di “centro-sinistra” che parlano di pacifismo, è quella di continuare ad armare Zelensky. Cosa ne pensa?
Penso che ci sia una confusione enorme, che ha anche a che fare con il grande declino dell’Europa, non solo del pensiero politico, ma anche della leadership politica della sinistra, e del grande vuoto di radicalità che esiste. L’estrema destra europea, il fascismo europeo, si è appropriato del nostro discorso di sinistra. La destra si è presentata alle masse come risolutrice dei problemi creati dalla sinistra, da quella parte della nuova sinistra costruita nel corso di molti anni in base a un globalismo funzionale agli interessi neoliberisti. Quindi, la difesa del nazionalismo, la difesa degli interessi nazionali, oggi sembra appannaggio della destra. E, addirittura, la destra sta sostenendo con forza di non volere la guerra, sta parlando di pace, mentre i governi di centro e di sinistra parlano di guerra, parlano di una guerra le cui conseguenze sono incalcolabili. Non sono di certo un fan di Donald Trump, ma le domande che ha posto al ministro britannico sono pertinenti. Trump gli ha chiesto: Stai parlando di guerra con la Russia. Ma pensi di poter battere la Russia? Hai davvero le carte in regola per battere la Russia? Non avete i mezzi. Stanno portando l’Europa verso una guerra che non possono vincere, una guerra che nessuno può vincere, e questa è la parte più triste. È una guerra che non porta a nulla e che nessuno vincerà. Pertanto, stanno succedendo molte cose in questo mondo. È evidente che c’è un cambiamento, sta avvenendo un profondo cambiamento, soprattutto nel campo dell’egemonia, e questo prelude a due possibili sbocchi: potrebbe darsi un atterraggio morbido, un atterraggio consensuale, in cui tutti partecipano a quella nuova visione del mondo che molte persone difendono, oppure un atterraggio verso il fascismo, l’estrema destra, che governerebbe i destini del mondo, lo dividerebbe in base a nuove sfere di influenza, e subordinerebbe il resto che non è d’accordo. Il cambiamento è necessario al sistema, a causa dello stesso sviluppo tecnologico. E lì dovremmo andare a Marx per capirlo. Il fatto è che abbiamo dimenticato Marx, e anche quelli di noi che parlano di Marx non usano gli strumenti che Marx ci ha dato per analizzare la storia e gli eventi, che è la cosa più importante. Vale a dire che non utilizziamo la metodologia che il marxismo ci ha dato per analizzare la storia e per chiederci nel modo giusto: cosa sta succedendo? Dove stiamo andando ora? Se non abbiamo una risposta, se non abbiamo un’analisi corretta di ciò che sta accadendo, dove andremo con un così elevato sviluppo tecnologico, che richiede la divisione del mondo, e il potere reale del mondo capitalista? Cosa faranno domani delle migliaia di persone che rimarranno senza lavoro, quando il progresso tecnologico e l’intelligenza artificiale lasceranno disoccupati milioni di cittadini in questo mondo?
A proposito dell’Intelligenza Artificiale e del suo impiego nel sabotaggio del sistema elettrico e dei servizi pubblici, uno dei temi dibattuti al Colloquio Patria. Come ha valutato questo dibattito?
Sapete che Cuba è fortunatamente un baluardo. Patria è un’idea geniale, fin da quando è stata lanciata e si è sviluppata negli anni. Penso che anche l’idea di organizzare l’incontro all’università sia estremamente interessante, non solo per gli spazi, ma per quello che significa l’Università dell’Avana, e perché dedicare l’incontro a un giornale come Patria è tremendamente attuale oggi. Patria è il giornale di Martí, creato non solo come organo di un partito rivoluzionario per fare la guerra, ma come l’organo di un partito rivoluzionario per fare la rivoluzione, che è ciò che Martí voleva fare a Cuba.
Un’interpretazione molto diversa dal concetto fascista di patria xenofoba…
Esatto, perché è il concetto di patria di Martí, un concetto che Martí definisce chiaramente e che ha difeso, è che la patria è l’umanità intera. Ma Patria è anche un giornale che Martí creò in un periodo in cui stava emergendo l’imperialismo statunitense. Martí stava conducendo una guerra contro l’imperialismo nascente. Non dimentichiamo che l’imperialismo statunitense divenne quello che è oggi dopo la guerra ispano-cubano-americana, scoppiata a Cuba per l’indipendenza, in cui gli Stati uniti intervennero e si appropriarono della vittoria delle truppe cubane insorte. E Cuba è attualmente vittima di una dura guerra culturale, la prima nella storia moderna, che ha portato a una campagna di discredito da parte degli Stati uniti, in cui per la prima volta la stampa è stata utilizzata (c’era già Pulitzer e i principali media statunitensi erano già al potere) per influenzare il modo di pensare della gente e garantire la negazione di Cuba. Stiamo parlando di un giornale che si è trovato ad affrontare questa sfida per la prima volta. Oggi ci troviamo di fronte a una sfida diversa, è vero, i tempi sono diversi, ma abbiamo di fronte lo stesso progetto imperialista. Martí lo affrontò quand’era nascente, e ora ci troviamo di fronte a un impero in declino. Ecco perché la creazione di un incontro internazionale intitolato al giornale di Martí è di grande importanza simbolica ed è così importante per riflettere. Perché ci troviamo di fronte a un nuovo mondo che sta emergendo, un imperialismo che promuove il fascismo, un mondo che promuove l’estrema destra a livello internazionale. Non è certo il mondo che vogliamo, questo è il mondo contro cui abbiamo combattuto per tutta la vita, è il mondo dell’esclusione, è il mondo del razzismo, è il mondo in cui si può agire con assoluta liberalità e allo stesso tempo assassinare, uccidere e invadere, senza che accada assolutamente nulla. Il sistema internazionale creato dopo la Seconda guerra mondiale, praticamente non esiste più, perché questa nuova potenza che sta emergendo con tanta forza sta distruggendo il sistema multilaterale, sta distruggendo il sistema che ha creato le Nazioni Unite. Sebbene non sia mai stato perfetto, sappiamo tutti cosa abbia significato, era l’unico che avevamo. Era l’unico spazio in cui si potevano porre determinati problemi, in cui a volte si svolgeva un dibattito interessante e che serviva, almeno, a far sfogare le persone e a discutere di argomenti. Oggi si avvia verso la distruzione e non sappiamo cosa accadrà.
Cuba è stata un laboratorio anche per gli attacchi che utilizzano l’intelligenza artificiale alfine di ottenere il famoso “cambio di regime”. Nel 2010, la CIA ha creato Zunzuneo, un tipo di account Twitter che operava in segreto per raccogliere informazioni sugli utenti cubani e poi utilizzare tali informazioni per diffondere messaggi politici volti a creare destabilizzazione, e soprattutto confondere i giovani. Possiamo considerare questo programma un precursore della strategia di guerra digitale a cui stiamo assistendo ora, con l’uso di bot e troll sui social media per diffondere in modo anonimo propaganda e disinformazione?
Sì, ma ora ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, anche se molte persone non capiscono cosa sta succedendo nel mondo oggi, tanto che ho sentito alcuni, anche a sinistra, parlare della “rivoluzione di Trump”. No, Trump non sta facendo una rivoluzione, sta guidando una regressione, e non possiamo perderlo di vista, perché sta cambiando le regole del gioco, le sta facendo saltare dall’interno.
La sovversione della classe dominante, di cui parlava Gramsci?
Sì, e ora l’imperialismo non ha bisogno di organizzazioni come l’USAID, non ne ha bisogno, non ha più bisogno di spendere 68 miliardi di euro. A cosa servirebbe quando li può impiegare nella vasta esperienza acquisita nell’uso delle imprese digitali? Un esempio è l’industria dell’intrattenimento statunitense: per la maggior parte, ha imposto la guerra culturale al mondo, ha vinto la guerra culturale nel mondo e mantiene l’egemonia culturale nel mondo, usando la sua grande industria dell’intrattenimento, la sua grande industria culturale. Allora perché avere una ONG? A cosa serve questo genere di organizzazione quando si può contare su un’industria, sulle grandi aziende tecnologiche? Perché Trump è apparso attorniato da tutti i principali proprietari di piattaforme digitali? Perché la guerra parte da lì, non c’è più bisogno di quel che c’è stato prima: sarebbero soldi sprecati. Oggi saranno proprio queste aziende a gestire il consenso, proprio come fece Hollywood ai suoi tempi, come fece l’intera industria dell’intrattenimento ai suoi tempi. Oggi abbiamo Internet e l’intelligenza artificiale. Oggi puoi promuovere uno specifico influencer sui social media, digitalizzare la tua attività curando i contenuti, premiando i contenuti che vuoi che vengano visti e condannando all’oblio totale i contenuti che non vuoi vengano visti sui social media. La dittatura dell’algoritmo. Questo è l’enorme potere dell’Intelligenza artificiale e il suo interesse. Il capitalismo non ha mai avuto l’enorme potere che hanno oggi queste grandi aziende. Hanno la capacità di scatenare una guerra e di farti risparmiare milioni di dollari. In ogni senso.