Altro che “apostolo di pace”. Da quando si è insediato alla Casa Bianca, Donald Trump sembra aver assunto i panni di cavaliere dell’apocalisse in Medio Oriente. Gli assetti schierati dalle forze armate degli Stati Uniti d’America tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano lasciano preludere all’intenzione di Washington di scatenare un’offensiva senza precedenti contro l’Iran e/o le milizie del cosiddetto “Asse del Male” in Yemen, Libano, Siria e Iraq. Solo nell’ultimo mese sono stati trasferiti nel Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico truppe d’assalto, bombardieri strategici, caccia di ultima generazione, portaerei a propulsione nucleare e sistemi missilistici ultra-avanzati.

Il 2 aprile il segretario alla Difesa USA Pete Hegseth ha ordinato il trasferimento in Giordania di un imprecisato numero di cacciabombardieri F-35 per “accrescere la pressione” contro le milizie Houthi in Yemen e le autorità di governo a Teheran. “Gli F-35A di quinta generazione sono dotati di capacità stealth (invisibilità ai radar) e di sofisticati sensori e possono impiegare una varietà di sistemi d’arma aria-aria e aria-terra”, minacciano al Pentagono. A fine marzo erano stati inviati nella regione mediorientale anche i sofisticati aerei d’attacco al suolo A-10 Warthogs e, nella grande infrastruttura militare di Diego Garcia (Oceano indiano) sei bombardieri subsonici B-2 “Spirit”, predisposti al trasporto di testate nucleari a caduta libera del tipo B-61 e B-83.

Il 1° di aprile è stato registrato un intenso traffico di grandi velivoli da trasporto C-17A “Globemaster III” di US Air Force tra alcune importanti basi aeree in Europa (in particolare Ramstein, Germania) e lo scalo Al Udeid in Qatar, hub operativo e logistico per le operazioni delle forze armate USA nello scacchiere mediorientale. Il via vai degli aerei cargo lascia presupporre il trasferimento nell’area di sistemi d’arma, munizioni e attrezzature militari “sensibili”. Nella base di Al Udeid ci sarebbero adesso più di un centinaio di velivoli da guerra e 10.000 tra militari e civili statunitensi. Nella base aerea del Qatar è pure presente una Cellula Interforze italiana che ha il compito di coordinare la pianificazione delle attività dei velivoli dell’Aeronautica Militare impiegati nelle operazioni “anti-terrorismo” a guida USA in Iraq e Siria. (1) Secondo Air Force Times, nelle scorse settimane il Pentagono avrebbe dirottato “molteplici” sistemi di difesa aerea dalla Corea del Sud al Medio Oriente, comprese due batterie di missili terra-aria Patriot e una anti-missili balistici THAAD (Terminal High Altitude Area Defense). (2)

Due portaerei nucleari e bombardieri strategici nel Golfo Persico

Il 21 marzo Pete Hegseth aveva formalizzato la proroga di un mese della presenza nelle acque del Mar Rosso del gruppo aeronavale d’attacco USA guidato dalla portaerei a propulsione nucleare “Harry S. Truman” (CVN 75) con nove squadroni aerei a bordo, sei cacciatorpedinieri lanciamissili della classe “Arleigh Burke” e un incrociatore della classe “Ticonderoga”. Il Carrier Strike Group era giunto in Medio Oriente il 14 dicembre 2024; da allora ha condotto numerose incursioni aeree e missilistiche in territorio yemenita. Ad esso si affiancherà nelle prossime settimane un secondo gruppo aeronavale guidato dalla portaerei nucleare “Carl Vinson” (CVN-70), fino ad oggi operativo nel Pacifico. “Con questa scelta, il segretario Hegseth continua a rendere chiaro che, se l’Iran o i suoi più stretti alleati minacciassero il personale e gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti assumeranno azioni decisive per difendere il nostro popolo”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono, Sean Parnell. (3)

Anche il presidente Donald Trump non ha risparmiato anatemi e minacce contro Teheran e le milizie alleate che operano in territorio yemenita. “La scelta per gli Houthi è chiara: Se smettono di sparare contro le navi USA, noi smetteremo di sparare contro di loro. In caso contrario, noi abbiamo solo iniziato, e il vero dolore deve ancora arrivare, sia per gli Houthi che per i loro sponsor in Iran,” ha twittato il presidente degli Stati Uniti d’America sul suo profilo ufficiale, giorno 31 marzo. (4) Senza troppi giri di parole Mr. Trump ha rivendicato la paternità della sanguinosa escalation dei bombardamenti USA e britannici in Yemen. A partire del 15 marzo – giorno in cui l’U.S. Central Command ha ordinato il primo attacco in grande stile contro le milizie Houthi – sono già stati colpiti nel paese più di un centinaio di obiettivi, civili e militari.

I dottor stranamore alla corte di Trump & C. sembrano non voler escludere l’impiego contro i nemici dell’impero a stelle e strisce delle innumerevoli armi di distruzione di massa a disposizione delle forze armate USA. Nelle giornate del 18 e 20 febbraio e del 6 marzo l’U.S. Central Command (Centcom) – il Comando militare centrale USA di stanza a Tampa, Florida) – ha condotto sui cieli del Golfo Persico minacciose esercitazioni con i bombardieri strategici a lungo raggio B-52H “Stratofortress” (le famose fortezze volanti in grado di impiegare missili termonucleari aria-terra), appositamente decollati dalla base britannica di Fairford. “Nel corso delle missioni i bombardieri hanno attraversato lo spazio aereo europeo e quello di sei paesi dell’area sotto la responsabilità Centcom, con operazioni di rifornimento in volo ed addestramento congiunto”, spiega il Dipartimento della Difesa. “Inoltre, alcune nazioni partner hanno fornito caccia per scortare i bombardieri durante la loro missione”. (5) In occasione dell’esercitazione del 18 febbraio, i B-52H hanno pure effettuato lanci di “bombe vere” nei poligoni di diversi paesi alleati. “Le missioni della Bomber Task Force dimostrano la capacità di proiezione di potenza USA, l’impegno per la sicurezza regionale e l’abilità nel rispondere ad ogni attore statale e non statale che cerchi di ampliare il conflitto nella regione Centcom”, ha dichiarato il generale Michael Erik Kurilla, alla guida del Comando centrale delle forze combattenti USA. (6)

Come ci si prepara alla guerra nel Golfo Persico

Oltre ai war games nucleari, nel corso del primo trimestre 2025 le forze armate degli Stati Uniti d’America hanno promosso complesse esercitazioni aeronavali con i principali partner della regione mediorientale. Dal 9 al 23 gennaio l’U.S. Central Command di Tampa e lo Stato Maggiore del Qatar hanno condotto Eagle Resolve 2025, congiuntamente ai reparti militari delle nazioni membre del “Gulf Cooperation Council”: oltre al Qatar, Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Oman. Nel corso delle esercitazioni i reparti d’élite degli Stati Uniti e degli alleati arabi hanno simultato operazioni d’attacco aereo, missilistico, cibernetico ed “anti-terrorismo”, interdizioni navali, bonifica di ordigni esplosivi e interventi medico-preventivi contro le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari (CBRN). (7)

IMX (International Maritime Exercise) è stata invece la maxi-esercitazione navale multinazionale tenutasi nelle acque del Golfo Persico, del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, dal 9 al 20 febbraio 2025. Condotta dal Comando Centrale delle forze navali USA/Quinta flotta di stanza in Bahrain, IMX ha visto la partecipazione di oltre 5.000 militari di una trentina di paesi mediorientali ed europei. Le attività addestrative si sono interfacciate con un’altra grande esercitazione aeronavale in corso nelle stesse settimane, Cutlass Express, promossa dal Comando di US Navy per l’Europa e l’Africa (quartier generale a Napoli) con lo scopo di “rafforzare la consapevolezza regionale e le capacità coordinate dei paesi partner in risposta alle minacce navali in Africa orientale”.

Le fasi operative di IMX 2025 si sono concentrate sull’impiego di sistemi navali a pilotaggio remoto, integrazione dell’intelligenza artificiale, guerra anti-mine e “risposta in caso di incidenti che coinvolgono numerose vittime”. “Gli alleati e i partner partecipanti all’esercitazione hanno avuto pure l’opportunità di addestrarsi con la CTF – Combined Task Force (la forza multinazionale a guida USA anch’essa con quartier generale in Bahrain che opera per la sicurezza delle acque mediorientali)”, riporta l’ufficio stampa di U.S. Centcom. “I militari di otto nazioni alleate, compresi sei membri della Guardia costiera del Governo della Repubblica dello Yemen, sono stati ospitati presso le strutture dipendenti dal Comando CTF ad Aqaba (Giordania) ed Eilat (Israele)”. (8)

La settimana precedente all’avvio dei war games (1-2 febbraio), presso il quartier generale delle forze armate USA in Bahrain si era tenuta una “conferenza” dei leader militari di alcuni dei paesi membri della Coalizione Globale anti-ISIS (Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti d’America). All’ordine del giorno, i prossimi sviluppi della campagna militare contro le estinte milizie dello Stato islamico in Iraq e Siria, la “situazione in evoluzione in Siria” dopo la caduta del regime di al-Assad, la “cessazione delle ostilità” tra Israele e gli Hezbollah in Libano, il “cessate il fuoco” a Gaza e gli “aggiornamenti sugli Houthi sostenuti dall’Iran e sul Mar Rosso”. (9)

Non appare così casuale che dopo il vertice in Bahrain, la nuova amministrazione Trump abbia impresso un colpo di acceleratore agli strike militari in Siria, Iraq e Yemen. Il 21 e 23 febbraio l’US Air Force ha effettuato due attacchi aerei in territorio siriano nord-occidentale per assassinare due presunti leader dell’organizzazione “terroristica” Hurras al-Din, rispettivamente Wasim Tahsin Bayraqdar e Muhammed Yusuf Ziya Talay. Il 6 marzo, le Forze Democratiche Siriane (SDF), “con il sostegno dei militari dell’U.S. Central Command che hanno fornito supporto tecnico ed intelligence”, hanno condotto un raid in prossimità del villaggio agricolo di Shalil (Siria centro-orientale) per “catturare” Salah Mohammad Al-Abdullah, presunto leader di una milizia pro-ISIS. (10) Le forze USA, in cooperazione con le unità di intelligence e sicurezza irachena, hanno invece effettuato un attacco aereo nella provincia di Al Anbar (16 marzo), conclusosi con la morte di alcuni presunti appartenenti all’ISIS, tra cui Abdallah Makki Muslih al-Rifai, alias “Abu Khadijah”, al vertice dell’organizzazione.

Alla corte di sovrani, principi ed emiri

In vista della partita finale contro i “nemici giurati” di Washington, il generale Michael Erik Kurilla, capo del Comando centrale di guerra USA, ha avviato un frenetico giro tra le capitali dei paesi mediorientali per rafforzare le relazioni con le élite militari e di governo e ricevere il massimo consenso e sostegno ai piani di guerra orditi (congiuntamente ad Israele) contro Teheran e le organizzazioni militari filo-iraniane della regione. In meno di una settimana (dal 10 al 16 gennaio 2025) Kurilla si è recato in visita ufficiale in Bahrain, Arabia Saudita, Egitto, Libano, Israele, Iraq, Giordania e Siria per incontrare capi di governo e delle forze armate nazionali. A Riyad, il comandante di U.S. Centcom ha pure dialogato con il Capo di Stato Maggiore delle forze armate yemenite, il generale Saghir Hamood Bin Aziz. “I leader hanno discusso sulle modalità per combattere le minacce regionali, così come gli Houthi supportati dall’Iran e i loro attacchi contre le navi militari e commerciali nel Mar Rosso e nello Stretto di Bab Al Mandeb; essi hanno anno anche approfondito le strategie per rafforzare la cooperazione nel settore difesa e le capacità operative delle forze armate dello Yemen”, riporta l’ufficio stampa del Comando militare statunitense. (11)

Dopo un’ispezione a bordo della portaerei “USS Harry S. Truman” in navigazione nel Mar Rosso, il 13 gennaio il generale Kurilla si è incontrato a Beirut con il presidente neoeletto Joseph Aoun, già a capo delle forze armate libanesi, per “reiterare il supporto USA alla partnership militare, soprattutto nel settore addestrativo e dell’equipaggiamento”. Due giorni dopo il generale Kurilla è giunto in Iraq dove ha incontrato i leader militari iracheni e i militari USA che operano ad Erbil. “Nel corso del vertice con le forze armate di Baghdad si è discusso dello status dell’odierna campagna anti-ISIS in Iraq e di quanto sta accadendo in Siria”, spiega Washington. “Si è inoltre discusso dell’importanza del ritorno dei detenuti ISIS iracheni attualmente nelle prigioni delle Forze Democratiche Siriane e del rimpatrio, riabilitazione e reintegrazione di migliaia di cittadini iracheni del campo rifugiati di Al Hol, Siria nord-orientale (…) Il generale Kurilla si è pure incontrato con il Comandante della Joint Task Force dell’Operazione Inherent Resolve, gen. Kevin Leahy, per una valutazione sulla missione anti-ISIS in Iraq, che, nel 2024, ha visto più di 325 operazioni alleate e almeno 40 attacchi aerei”. (12)

Il 16 gennaio, Kurilla si è intrattenuto in Siria con i vertici militari statunitensi ivi operanti e con i rappresentanti delle Forze Democratiche Siriane. Il generale si è poi recato in visita al campo rifugiati di Al Hol. “Nei campi di Al Hol e Al Roj sono ospitati più di 40.000 rifugiati, molti con legami con l’ISIS”, riporta U.S. Centcom. “Inoltre ci sono più di 9.000 membri dell’ISIS provenienti da più di 50 paesi detenuti in una dozzina di centri detentivi delle Forze Democratiche Siriane. Il gen. Kurilla ha ribadito che le forze armate USA continueranno a lavorare con la comunità internazionale per trasferire i combattenti ISIS nei loro paesi d’origine per un giudizio definitivo”. (13)

Nuovo tour mediorientale del comandante Centcom dal 3 al 7 febbraio: prima negli Emirati Arabi Uniti e poi ancora in Giordania ed Israele. Ad Abu Dhabi, in particolare, si è discusso del rafforzamento delle relazioni militari-industriali alla luce dell’autorizzazione del Dipartimento della Difesa USA (11 ottobre 2024) al trasferimento di sistemi d’arma agli Emirati per il valore di 1,2 miliardi di dollari, tra cui centinaia di missili superficie-superficie GMLRS (Guided Multiple Launch Rocket Systems) e dei sistemi a lungo raggio ed “alta precisione” ATACMS (Army Tactical Missile Systems). (14)

In Israele, Kurilla si è incontrato, tra gli altri, con il direttore dell’Agenzia di Sicurezza israeliana, Ronan Bar, e con il direttore dei servizi segreti del Mossad, David Barnea. Il generale si è recato inoltre presso i reparti USA e israeliani assegnati alla gestione di una batteria del sofisticato sistema anti-missile “ad alta quota” THAAD che il Pentagono ha inviato in Israele nell’ottobre 2024 per “rafforzare l’architettura della difesa aerea regionale contro gli attacchi iraniani e delle milizie alleate”. (15)

Il 22 e 23 febbraio il Comandante di U.S. Centcom è giunto in visita alla grande base aerea di Udeid (Qatar), per un summit top secret con i responsabili delle forze terrestri, aeree, spaziali, navali e cyber USA che operano nello scacchiere mediorientale. Poi un terzo tour no stop in Giordania, Israele, Siria e Arabia Saudita, dal 5 all’8 marzo. In Israele Kurilla si è incontrato con i vertici militari e degli apparati di intelligence ed ha partecipato alla cerimonia ufficiale in cui il gen. Eyal Zamir ha assunto la guida dello Stato Maggiore di Israele, sostituendo il gen. Herzi Halevi che era stato ospite del Comando Centcom di Tampa, il precedente 19 febbraio. (16)

In Siria, il generale a capo delle forze combattenti USA si è nuovamente interfacciato con i leader delle Forze Democratiche Siriane. Infine a Riyad, Lurilla ha avuto modo di discutere con gli alti ufficiali sauditi e con il Capo di Stato Maggiore delle forze armate yemenite “degli sforzi in atto per combattere gli Houthi e della decisione degli Stati Uniti di ridisegnarli come organizzazione straniera terrorista, a partire del 4 marzo”. (17)

Note

1 https://pagineesteri.it/2025/04/03/medioriente/verso-un-attacco-usa-israele-contro-liran/?fbclid=IwY2xjawJcVNxleHRuA2FlbQIxMQABHYPP01nKu2ssZ5Tp5_NVpjE9pxYyaglneEf7IVWRROQuUR0FVGssGQIS9A_aem_W3dsNTjFjm4tfqvNP8NbPQ

2 https://www.airforcetimes.com/air/2025/04/02/us-sends-f-35s-to-middle-east-as-strikes-on-houthis-continue/?contentFeatureId=f0fmoahPVC2AbfL-2-1-8&contentQuery=%7B%22includeSections%22%3A%22%2Fhome%22%2C%22excludeSections%22%3A%22%22%2C%22feedSize%22%3A10%2C%22feedOffset%22%3A5%7D

3 https://www.defensenews.com/air/2025/04/02/us-sends-f-35s-to-middle-east-as-strikes-on-houthis-continue/

4 https://x.com/TrumpDailyPosts/status/1906803098632516087

5 https://www.centcom.mil/MEDIA/PRESS-RELEASES/Press-Release-View/Article/4072336/centcom-conducts-second-bomber-task-force-mission-in-two-days/

6 https://www.centcom.mil/MEDIA/PRESS-RELEASES/Press-Release-iew/Article/4069174/centcom-conducts-bomber-task-force-mission-in-middle-east/

7 https://www.centcom.mil/MEDIA/NEWS-ARTICLES/News-Article-View/Article/4062096/strengthening-regional-defense-cooperation/

8 https://www.centcom.mil/MEDIA/PRESS-RELEASES/Press-Release-View/Article/4072920/centcom-partners-with-over-30-nations-international-organizations-for-internati/

9 https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4051599/global-military-leaders-meet-and-discuss-defeat-isis-campaign-at-combined-force/

10 https://www.centcom.mil/MEDIA/PRESS-RELEASES/Press-Release-View/Article/4113521/syrian-democratic-forces-enabled-by-centcom-forces-capture-isis-cell-leader/

11 https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4026731/uscentcom-commander-visits-the-kingdom-of-saudi-arabia/ Sempre relativamente alle relazioni tra il governo della Repubblica dello Yemen e i vertici militari USA va ricordato che il 3 febbraio 2025 il ministro dell’Informazione Moammar bin Mutahar Al-Eryani è stato ospite dell’U.S. Central Command. “La visita e la discussione sono parte di ello sforzo per combattere l’uso sistematico della disinformazione e della propaganda da parte degli Houthi per destabilizzare lo Yemen e la regione più ampia”, riporta il comunicato delle forze armate statunitensi (https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4051781/minister-of-information-for-the-republic-of-yemen-government-visits-uscentcom/)

12  https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4031103/uscentcom-commander-visits-iraq/

13  https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4032390/uscentcom-commander-visits-syria/

14 https://armyrecognition.com/news/army-news/army-news-2024/us-approves-1-2-billion-sale-of-gmlrs-rockets-and-atacms-missiles-to-uae

15 https://www.defense.gov/News/Releases/Release/Article/3934493/statement-by-pentagon-press-secretary-maj-gen-pat-ryder-on-the-deployment-of-a/

16 In occasione della visita in Florida, l’allora Capo delle forze armate israliane ha discusso con i vertici militari statunitensi del conflitto a Gaza, della crisi libanese, di Yemen e Houthi e della “maligna influenza dell’Iran” (https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4072744/uscentcom-commander-hosts-chief-of-staff-of-the-israeli-defense-forces/)

17 https://www.centcom.mil/MEDIA/STATEMENTS/Statements-View/Article/4113785/uscentcom-commander-completes-senior-leader-engagements-in-four-countries-durin/