Un’inchiesta giornalistica molto importante resterà in un cassetto. Si tratta del reportage sull’eroe del 7 ottobre, Rami Davidian, che la redazione del programma “Hamakor” del Canale 13 israeliano aveva preparato per fare luce sulle sue testimonianze ritenute “fragili”. Ma la rete televisiva ha deciso di non mandarla in onda dichiarando: “Comprendiamo le preoccupazioni del pubblico e le conseguenze della messa in onda di questo servizio, quindi abbiamo deciso di non trasmetterlo per il momento”.
Il protagonista della vicenda è Rami Davidian, paramedico e residente a Patish nel sud di Israele. Dopo l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, era stato elevato ad eroe dai media per aver salvato centinaia di civili nel Kibbutz Be’eri e al rave party Supernova e per aver assistito – a suo dire – a stupri compiuti da militanti palestinesi. Una figura costruita mediaticamente che ha avuto il suo apice con l’accensione della torcia durante la cerimonia per il Giorno dell’Indipendenza, un’onorificenza riservata in Israele a figure di spicco della società.
Secondo le anticipazioni dell’inchiesta, firmata dal giornalista investigativo Itay Rom e sostenuta dall’editorialista di Haaretz Raviv Drucker, molte delle dichiarazioni di Davidian sono infondate, se non apertamente false. L’uomo ha detto nel film documentario Screams Before Silence (distribuito anche in Italia) della regista Sheryl Sandberg di aver visto donne israeliane brutalmente violentate il 7 ottobre.
L’inchiesta mette in dubbio anche le sue accuse rivolte ai generali in pensione Israel Ziv e Noam Tibon, che Davidian ha definito dei “fuggitivi” durante l’attacco e non come dei soccorritori.
“La domanda è molto semplice”, ha scritto Drucker in un lungo post su X, “è lecito trasmettere decine e centinaia di apparizioni pubbliche di Davidian che includono molte bugie, mentre è impossibile trasmettere 50 minuti in cui si è indagato fino all’ultimo centimetro per scoprire la verità?”. Il suo sfogo riflette una tensione crescente tra il diritto all’informazione e il nazionalismo sfrenato che ha investito la società israeliana dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre.
Il blocco dell’inchiesta da parte del Canale 13 ha suscitato proteste anche all’interno della stessa redazione. Rom, autore del servizio, ha parlato apertamente di una campagna volta a “insistere sul diritto di Davidian a mentire al pubblico in innumerevoli interviste e conferenze”, e ha denunciato le pressioni ricevute per evitare la diffusione del suo lavoro. “In un modo o nell’altro – prevede Rom – alla fine la verità verrà a galla”.
Intanto Davidian continua a godere di un ampio sostegno popolare e prosegue la sua attività pubblica, moltiplicando interviste e apparizioni in cui ha reiterato versioni dei fatti mai dimostrate.