(nelle foto fermo immagine da Youtube, le linee di armistizio tra Israele e Siria)
Proseguono i negoziati segreti tra Israele e Siria. L’agenzia Reuters riferisce oggi in esclusiva che le due parti stanno discutendo soprattutto di rapporti di sicurezza. I colloqui diretti tra il regime islamista ora al potere a Damasco e Tel Aviv avvengono in seguito al rovesciamento del presidente Bashar al-Assad, storico avversario di Israele, avvenuto lo scorso dicembre a opera dei qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham, e fanno seguito a settimane di negoziati indiretti gestiti attraverso mediatori internazionali.
Due fonti siriane, due occidentali e una fonte dell’intelligence regionale hanno confermato alla Reuters che i dialoghi, finora tenuti segreti, sono sfociati recentemente in almeno tre cicli di incontri di persona nella regione frontaliera, anche in aree sotto controllo israeliano.
Dal lato siriano, il principale interlocutore sarebbe Ahmad al-Dalati, alto funzionario della sicurezza nominato governatore della provincia di Quneitra dopo la caduta di Assad, e da poco incaricato anche della sicurezza nella provincia meridionale di Sweida, popolata in larga parte dalla minoranza drusa. Non è ancora noto chi abbia rappresentato Israele nei colloqui, anche se due delle fonti indicano il coinvolgimento di funzionari della sicurezza.
L’apertura di canali diretti tra Damasco e Gerusalemme arriva in un contesto di mutati equilibri geopolitici: gli Stati Uniti, tramite l’amministrazione Trump, hanno intensificato gli sforzi diplomatici per spingere i nuovi leader siriani ad adottare una linea compiacente nei confronti di Israele. Un incontro tenutosi il 14 maggio a Riyadh tra il presidente statunitense Donald Trump e il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa ha rappresentato una svolta in tal senso, con Washington che avrebbe indicato a Israele la necessità di rivedere la propria strategia verso la Siria post-Assad.
L’atteggiamento israeliano sembra effettivamente essere cambiato: nelle ultime settimane si è registrata una netta riduzione nei bombardamenti aerei contro obiettivi in territorio siriano, così come un calo delle dichiarazioni critiche nei confronti della nuova leadership a Damasco. Israele, che occupa le alture del Golan dal 1967, aveva ampliato la propria occupazione militare del territorio siriano nella zona dopo il crollo di Assad. A testimoniare l’evoluzione in corso, è lo stesso Sharaa ad aver riconosciuto pubblicamente l’esistenza di colloqui indiretti con Israele, dichiarando che l’obiettivo immediato è la de-escalation lungo la linea del fronte.
Anche sul terreno si registrano segnali di distensione. Dopo settimane di tensioni e scontri armati nella provincia di Sweida – che avevano visto contrapporsi milizie druse e formazioni sunnite – la situazione appare più stabile. In quell’occasione, Israele si è proposto, tra lo scetticismo generale, come “protettore dei drusi siriani, e ha compiuto attacchi militari, anche alla periferia di Damasco.
Secondo fonti informate, i colloqui si stanno concentrando su questioni di sicurezza, la limitazione delle incursioni israeliane nei villaggi siriani di confine e la creazione di canali di comunicazione rapida per evitare malintesi che possano sfociare in nuovi conflitti. Ma in questa apertura si intravede l’inizio di un percorso politico più ampio.
In una lettera indirizzata il mese scorso al Dipartimento di Stato americano e visionata da Reuters, il ministero degli Esteri siriano ha affermato: “Non permetteremo che la Siria diventi una fonte di minaccia per nessuna parte, compreso Israele”.
Ulteriori segnali di distensione includono l’arresto da parte delle autorità siriane di due membri di spicco della Jihad islamica palestinese e l’approvazione da parte di Damasco della restituzione a Israele di beni appartenenti allo storico agente del Mossad, Eli Cohen, giustiziato a Damasco negli anni Sessanta.
Un processo di normalizzazione formale tra i due Stati si è fatto più vicino. Il coinvolgimento diretto di Trump nei colloqui è interpretato come un segnale del cambiamento di rotta della politica americana in Siria. Gli sviluppi restano fluidi, ma l’apertura di canali diretti tra due storici nemici come Israele e Siria segna un passaggio decisivo nella geopolitica mediorientale a netto vantaggio di Israele. Damasco ha rappresentato per decenni un anello fondamentale dell’Asse della Resistenza guidato dall’Iran.