di Silvia Casadei

Dall’ascesa al potere del nuovo autoproclamato governo siriano, guidato da Ahmad Al-Shara, nel marzo 2025, i rapporti tra Damasco e le organizzazioni palestinesi storicamente presenti sul territorio, stanno subendo un cambiamento radicale che mette in discussione decenni di tolleranza e convivenza. Se in passato la presenza palestinese in Siria dipendeva dall’accettazione dello stato ospitante, oggi si assiste ad un progressivo smantellamento di questo equilibrio. Durante il periodo al potere del presidente scomparso Hafez al Assad – padre del presidente Bashar Assad deposto lo scorso dicembre dai miliziani jihadisti – i profughi e le organizzazioni politiche e militari palestinesi furono accolte sul territorio siriano e nonostante non abbiano mai raggiunto una piena cittadinanza, hanno partecipato alla vita economica e sociale della Siria, diventandone parte integrante.

Diversa è la situazione attuale: le autorità siriane hanno avviato una stretta senza precedenti, ordinando lo smantellamento di basi militari, sedi politiche e canali mediatici legati ai gruppi della resistenza palestinese. Prima della caduta del governo di Bashar Al Assad si stima che sul territorio siriano operassero circa venti organizzazioni palestinesi, alcune delle quali con una presenza sia politica che militare. Negli ultimi mesi molti esponenti di queste organizzazioni sono fuggiti all’estero a causa della crescente repressione, mentre altri sono stati “rinnegati” dalle stesse formazioni palestinesi nel tentativo, probabilmente,  di “normalizzare” i rapporti con l’attuale governo di Damasco. Fonti palestinesi in Siria riferiscono che fra coloro che si presume abbiano cercato rifugio in Libano vi siano i leader di Fatah Al-Intifada, As-Sa’iqa e della Brigata Al – Quds.

Secondo quanto riportato dal magazine online libanese The Cradle e dal quotidiano Al-Akhbar, già pochi giorni dopo la caduta del governo di Bashar al-Assad, il nuovo governo siriano avrebbe richiesto lo scioglimento immediato di tutte le formazioni armate palestinesi in Siria.(1) Una misura presentata come parte di un progetto di “unità nazionale”, simile a quanto avvenuto con la creazione dell’esercito unificato che ha portato, il 29 gennaio 2025, allo scioglimento formale del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Tuttavia, al di là della narrativa ufficiale, il provvedimento sembra rispondere piuttosto alla volontà di impedire alle organizzazioni palestinesi di utilizzare il territorio siriano come base per qualsiasi attività contro Israele.

Le dichiarazioni del presidente Al-Shara’ rilasciate in un’intervista pochi giorni dopo il suo insediamento come nuovo autoproclamato presidente della Siria riportano la seguente affermazione:  “Nessuna potenza straniera in Siria rappresenterà una minaccia per altri paesi”. (2)  Un messaggio che sembra rivolgersi direttamente allo Stato di Israele. In parallelo, infatti,  si sono  intensificati i segnali di un riavvicinamento tra i due paesi: per la prima volta da decenni, il governo siriano avrebbe espresso pubblicamente, anche attraverso i media internazionali,  la volontà di riconciliarsi con lo Stato Ebraico e di valutare un’eventuale adesione agli Accordi di Abramo.

In questo contesto le attuali politiche del governo siriano sembrano inserirsi in una strategia regionale più ampia, dove il disarmo e la marginalizzazione dei gruppi palestinesi appaiono come strumenti funzionali a nuovi equilibri di potere. Un equilibrio in cui Israele  potrebbe occupare un ruolo centrale. Difficile pensare che non vi sia una coincidenza temporale tra l’intensificarsi della repressione interna e la pubblicazione, da parte degli Stati Uniti,  di una lista di condizioni da soddisfare per ottenere un allentamento delle sanzioni economiche contro Damasco.

Secondo la rivista saudita con sede a Londra “Al Majalla” una delle condizioni imposte al governo di Ahmed Al -Shara  includeva un “annuncio pubblico ufficiale che proibisse tutte le milizie e le attività palestinesi e l’espulsione dei loro membri per calmare le preoccupazioni israeliane” (3) oltre all’accettazione che gli Stati Uniti possano colpire, all’interno del territorio siriano, chiunque ritengano una minaccia alla propria sicurezza.

Alla luce di questo scenario non sorprende vedere per le strade di Damasco cartelloni pubblicitari che ritraggono Donald Trump accanto al presidente Al – Shara’, celebrando la presunta fine delle sanzioni economiche contro la  Siria, come un passo verso un nuovo futuro. Quelle stesse sanzioni imposte dall’amministrazione americana nel 2019 attraverso il Caesar Act e che oggi la propaganda occidentale e siriana proclama come in fase di revoca.

Il 20 giugno, la notizia della chiusura di tutti gli uffici del FPLP-Comando Generale ha confermato ciò che da mesi il governo siriano cerca di attuare: ridurre drasticamente lo spazio politico e operativo dei  movimenti palestinesi in Siria, trasformandole in realtà subordinate. Secondo fonti citate dai quotidiani Asharq al – Awsat e  Al-Akhbar anche la sede di Radio Al-Quds e l’ospedale Umayya sarebbero stati chiusi. A seguito dell’arresto, avvenuto il 5 maggio 2025 e del successivo rilascio, il segretario generale del FPLP-CG, Talal Naji avrebbe lasciato la Siria. Arresto avvenuto secondo il quotidiano Al-Akhbar senza una dichiarazione ufficiale che motivasse le ragioni di una detenzione di sei ore. (4) Talal Naji sarebbe stato prelevato dalle forze di sicurezza in un’ imboscata nei pressi della sua abitazione, nel quartiere di Mezzeh a Damasco.

Il fermo di Talal Naji era stato preceduto da altri arresti di esponenti della Jihad islamica palestinese: Khaled Khaled e Yasser Al-Zafri, rei, secondo il governo di Damasco di aver mantenuto relazioni con Teheran. Prima della partenza di Talal Naji, anche altri due dirigenti del movimento sarebbero stati convocati e interrogati per un’intera giornata dai servizi di sicurezza siriani, lasciando intuire un cambiamento profondo: la Siria, che per decenni ha rappresentato un rifugio per i gruppi palestinesi, sta oggi ridefinendo i propri equilibri interni ed esterni.

Secondo fonti palestinesi le nuove autorità siriane avrebbero inoltre  preso  il controllo di diverse sedi e uffici appartenenti a gruppi palestinesi e congelato i relativi conti bancari. Al contrario, il governo Al -Shara’,  avrebbe aperto ufficialmente i canali diplomatici con l ’Autorita Nazionale Palestinese (ANP) riconoscendola come rappresentante ufficiale del popolo palestinese in Siria.

Sempre secondo quanto riportato dal giornale Asharq al – Awsat  l’amministrazione di Damasco avrebbe nominato l’ufficiale palestinese- siriano di Hay’at Tahrir Al-Shams, Basil Ayoub, noto con il soprannome di  Abu Abdul Rahmam Al Shami, per supervisionare i dossier delle fazioni palestinesi e condurre un’indagine volta ad individuare e perseguire tutti gli individui o gruppi ritenuti responsabili di presunti crimini di guerra commesi  durante il governo di Bashar Al Assad. Tra i compiti di Basil Ayoub vi sarebbe anche l’ordine, rivolto ai gruppi palestinesi, di consegnare tutte le armi e gli equipaggiamenti militari, limitandone così le attività a interventi esclusivamente  “umanitari” e di “soccorso”.  Basil Ayoub non è  un semplice funzionario governativo ma una figura formatasi all’interno del jihadismo siriano e ora reintegrata, come molti altri, nel nuovo progetto politico di Ahmed Al-Shara’. È del 2 giugno la notizia riportata dall’agenzia Reuters, secondo cui gli Stati Uniti avrebbero concesso il loro benestare al piano della nuova leadership siriana di incorporare  migliaia di ex ribelli jihadisti nell’esercito Nazionale, fra cui elementi che, durante la guerra siriana, avrebbero fatto parte dell’Esercito Siriano Libero. (5)

All’interno di questo nuovo scenario, l’immagine del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina – CG risulta oggi particolarmente controversa tra i palestinesi che vivono stabilmente in Siria. L’appoggio che il movimento fornì al governo di Bashar Al Assad durante la guerra siriana lo pone attualmente al centro di numerosi dibattiti, anche all’interno della comunità palestinese di Damasco, nonostante il ruolo storico dell’organizzazione nella lotta contro Israele. Il FPLP-CG divenne noto alle cronache nel 1985 per “l’Accordo Jibril”, quando Israele liberò 1150 detenuti palestinesi, fra cui il leader spirituale di Hamas Ahmed Yassin, in cambio di tre soldati Israeliani catturati dal FPLP-CG  nel 1982 durante la guerra in Libano.

La tomba del leader storico del movimento Ahmed Jibril, morto nel 2021 e sepolto all’interno del cimitero (Old Martyrs’ Cemetery) nel campo profughi di Yarmouk,  è stata intenzionalmente divelta, nella notte del 6 giugno 2025 e sfregiata con la scritta: “che la tua anima sia maledetta”. Un segnale preoccupante che potrebbe evidenziare le profonde divisioni ideologiche che sembrano esarcerbasi all’interno della galassia palestinese in Siria come riflesso di una frattura già emersa durante la guerra siriana, e che oggi si manifesta in un clima di  caccia al “colpevole”. Anche all’Interno del campo profughi di Yarmouk si registrano episodi che riflettono una campagna di accuse ed intimidazioni, dove persone che ammettono o sono costrette ad ammettere, di aver appoggiato il governo di Bashar Al Assad si trovano costrette alla fuga. In questo stesso clima i casi di persone scomparse durante il conflitto siriano vengono sistematicamente ricondotte alle responsabilità del precedente governo, contribuendo così al consolidarsi di una narrazione parziale e semplificata che esclude la complessità di quello che è stata la guerra siriana e la pluralità degli attori coinvolti.

Non risulta chiara, in questo contesto, la decisione del governo siriano de facto di riabilitare figure come Fadi Saqr, ex comandante della milizia filogovernativa National Defence Force (NDF), il cui nome è stato più volte associato ad uccisioni, arresti e torture. Saqr è ritenuto responsabile di uccisioni extragiudiziali, e arresti arbitrari, in particolare nel famigerato posto di blocco di Yarmouk e nel contesto del massacro della fossa di Tadamon (Hafrat al-Tadamon). Questa decisione sembra stia registrando una forte ondata di indignazione popolare contro il governo, soprattutto da parte della popolazione palestinese.

 

1) HTS official order Palestinian resistance factions to disarm, close bases in Syria: report” The Cradle 13/12/2024

2) Jolani: Syria wont’t be used as a launchpad for attacks on Israel” –  The Times 16/12/2024

3) Le otto richieste degli Stati Uniti alla Siria – quali sono e come ha risposto Damasco”. Al – Maj Alla 19/04/2025

4) Uncertain Future for the PFLP-GC in Post Assad Syria” – Asharq Al- Awsat 06/05/2025    “Dopo i leader della Jihad le autorità della Sharia trattengono temporaneamente il segretario generale del FPLP-CG” – Al-Akhbar 05/05/2025

5)US gives nod to Syria to bring Foreign Jihadist ex- rebels into army” – Reuters 02/06/2025