Pagine Esteri – Ieri la stragrande maggioranza dei membri del parlamento israeliano ha votato una mozione – definita simbolica – che chiede l’annessione allo “stato ebraico” della Cisgiordania occupata, dove vivono attualmente più di tre milioni di palestinesi e circa 500 mila coloni ebrei. I voti a favore del documento sono stati 71, quelli contrari solo 13.
Secondo i promotori, appartenenti alla coalizione di governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, l’annessione della Cisgiordania palestinese «rafforzerà lo Stato di Israele, la sua sicurezza e impedirà qualsiasi messa in discussione del diritto fondamentale del popolo ebraico alla pace e alla sicurezza nella propria patria».
La dichiarazione non ha un valore legislativo, ma sicuramente è indicativa dei propositi dei governi religiosi, di destra ed estrema destra che guidano da tempo Israele, e potrebbe aprire la strada ad iniziative a favore dell’annessione all’interno dell’assemblea legislativa.
A proporre l’iniziativa era stato inizialmente il ministro delle finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, che vive in una colonia ebraica illegale e ricopre anche un incarico presso il Ministero della Difesa israeliano, dove sovrintende all’amministrazione della Cisgiordania e dei suoi insediamenti.
Intanto a Gaza anche oggi gli attacchi israeliani contro la popolazione hanno provocato un bagno di sangue. Mentre scriviamo il Ministero della Salute locale ha dichiarato che almeno 79 sono stati uccisi e altri 453 feriti dagli attacchi della potenza occupante. Tra le macerie provocate dai bombardamenti realizzati ieri sono stati intanto estratti 10 corpi senza vita, portando il bilancio delle vittime di ieri a 90.
L’amministrazione locale ha anche aggiornato il bilancio delle persone morte di fame nell’enclave palestinese a causa del blocco totale imposto da Israele. Ad oggi, almeno 115 persone hanno perso la vita a causa della mancanza di alimenti, 83 dei quali erano bambini e minori.
Le autorità sanitarie hanno denunciato che Gaza si trova ora nella fase 5 della carestia, il livello più grave nella scala di classificazione della sicurezza alimentare, che indica una grave carestia di massa. Al momento almeno il 10% dei bambini del territorio palestinese assediato soffrono una condizione di grave malnutrizione ed è previsto un graduale e rapido aumento della mortalità nei prossimi giorni.
La gravissima situazione ha portato decine di ex ambasciatori e rappresentanti diplomatici del Regno Unito a chiedere al primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer, il riconoscimento immediato dello Stato di Palestina. «Di fronte all’orrore e all’impunità attuali, le parole non bastano… Una sospensione parziale delle vendite di armi, ritardi nei colloqui commerciali e sanzioni limitate sono ben lungi dall’essere la piena portata della pressione che il Regno Unito può esercitare su Israele», si legge nella lettera.
Da parte loro oltre 60 parlamentari europei, appartenenti ai gruppi di sinistra e progressisti, hanno scritto all’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, per chiedere una riunione d’emergenza allo scopo di emettere sanzioni nei confronti di Israele. «Vi scriviamo per chiedere che vengano prese misure immediate data la spaventosa situazione umanitaria a Gaza e i continui attacchi israeliani contro i palestinesi nei siti di distribuzione degli aiuti, che hanno finora causato la morte di oltre 1.000 persone», scrivono gli eurodeputati.
Infine il Brasile sta ultimando la sua richiesta di adesione alla causa per genocidio presentata dal Sudafrica contro le azioni di Israele a Gaza presso la Corte internazionale di giustizia. Nella sua dichiarazione rilasciata mercoledì, il Ministero degli Esteri brasiliano ha accusato Israele di violazioni del diritto internazionale «come l’annessione di territori con la forza» e ha espresso «profonda indignazione» per le violenze subite dalla popolazione civile. – Pagine Esteri