di Laura Buconi – Città del Messico
Pagine Esteri – A febbraio 2025, i prezzi del caffè hanno registrato un forte aumento alla borsa di New York, arrivando a un incremento del 140% rispetto all’anno precedente, poiché si prevedevano siccità in Brasile e Vietnam con conseguente calo della produzione. I produttori locali si sono affrettati ad acquistare macchinari più sofisticati e a migliorare i livelli di produzione, a volte indebitandosi, con la speranza di maggiori guadagni.
Alla fine, le perdite previste non si sono verificate e, di conseguenza, a luglio il prezzo del caffè alla borsa di New York è sceso da 4,30 a 2,90 dollari per libbra. Un crollo forte, alimentato dalla speculazione selvaggia, che ha ridotto drasticamente i guadagni dei piccoli produttori.
La varietà robusta, di qualità inferiore e usata per la produzione di caffè solubile, per la prima volta nel marzo 2025 ha raggiunto il prezzo dell’arabica in borsa. In un contesto di grande incertezza, come possono sopravvivere i piccoli produttori locali?
Ho intervistato Fernando Celis Callejas, consigliere generale della Coordinadora Nacional de Organizaciones Cafetaleras, originario del comune di San Rafael, Veracruz in Messico.
Scoppia la bolla speculativa
«Le prime notizie che abbiamo ricevuto parlavano di siccità in Vietnam che avrebbe colpito il raccolto 2024-25. Dopo la fioritura in Brasile, si prevedeva siccità a partire da ottobre. Poiché si aspettava una scarsità di caffè, il prezzo è salito ulteriormente.
Anche dal Vietnam arrivavano previsioni di condizioni climatiche avverse per il raccolto 2025-26, e tutti i prezzi del caffè sono saliti in borsa fino a 4,40 dollari per libbra, per poi chiudere a 4,30», riassume Celis.
In effetti, il prezzo del caffè ha toccato il massimo storico a febbraio di quest’anno, il più alto degli ultimi 50 anni, suscitando preoccupazione tra molti esperti per la sua volatilità e per le condizioni precarie e instabili dei piccoli produttori. La comunità di coltivatori di caffè di Veracruz, in Messico, è abituata alle pratiche speculative che contraddistinguono questo mercato, e temeva un calo. Inoltre, i produttori locali
riportano che le grandi aziende acquirenti, con l’aumento del prezzo del caffè, hanno visto salire i costi operativi, finanziari e di stoccaggio, motivo per cui hanno ridotto i pagamenti ai coltivatori da 20,50 pesos messicani al chilo di drupe (frutti della pianta del caffé) a 18 pesos.
«Alla fine, in Brasile è piovuto e in Vietnam si è fatto uso di più irrigazione e fertilizzanti, e la produzione ora è persino superiore al ciclo precedente. Probabilmente le informazioni diffuse da Brasile e Vietnam non erano del tutto veritiere, hanno esagerato riguardo alla siccità, e gli speculatori ne hanno approfittato», spiega Celis.
È noto infatti che nel mercato del caffè vi siano forti pratiche speculative, che aumentano la volatilità dei prezzi, causando picchi ben superiori alle reali dinamiche di domanda e offerta. Le principali organizzazioni acquirenti (Nestlé, Kraft, Procter & Gamble e Sara Lee) controllano circa il 50% della produzione mondiale e hanno una grande influenza sui prezzi. Piccole variazioni nei loro acquisti possono provocare forti oscillazioni.
Nei mercati del caffè, la speculazione ha inizialmente gonfiato artificialmente i prezzi, a causa della paura di perdite per fenomeni climatici, dinamiche geopolitiche e logistiche. Secondo Índice Político e un report di Hedge Point Global Markets, oltre il 30% dei contratti futuri sull’arabica a New York sono in mano a investitori non commerciali. Fondi d’investimento e grandi trader hanno sfruttato l’incertezza e le
previsioni di scarsità per speculare. I piccoli produttori, fiduciosi in un mantenimento dei prezzi alti, si sono indebitati per aumentare la produzione, finché la bolla è esplosa e i prezzi sono crollati bruscamente.
«Con un aumento della produzione del 2%, il calo dei prezzi è incredibilmente grande. Alcuni dicono che è dovuto all’aumento della produzione di robusta», afferma Celis. Il robusta è una varietà più resistente e meno costosa, usata soprattutto per il caffè solubile, mentre l’arabica è più pregiata, delicata da coltivare e raccolta a mano.
Il pagamento medio ai produttori nazionali è sceso a 16 pesos messicani per chilo di drupe, quando date le condizioni si sarebbe dovuto pagare almeno 24 pesos. Una differenza di 8 pesos (circa 50 centesimi di euro)», lamenta Celis.
Celis denuncia un “abuso commerciale senza precedenti” da parte delle multinazionali come AMSA, La Laja, Merino, Aresca, California e Tomari, principali acquirenti di Nestlé. Per questo, è stata chiesta al Ministero dell’Economia e alla Segreteria dell’Agricoltura un’indagine approfondita, con sanzioni per i responsabili e misure di risarcimento per i produttori.
Il robusta si avvicina al prezzo dell’arabica
A marzo, il prezzo del robusta (cosí come la domanda) ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 30 anni. Le cause, secondo Sahra Nguyen e Ryan Delany, sono:
● minimo storico della produzione a gennaio 2024 (2.996 lotti);
● aumento della domanda di robusta di alta qualità;
● crescita della popolarità delle miscele.
«L’aumento del robusta, molto economico, ha trascinato l’arabica. Ora la discesa del robusta trascina anche quella dell’arabica. Il Brasile ha esportato in Vietnam il 54% in più di caffè da inizio anno a giugno rispetto all’anno scorso, e il prezzo è sceso a 160 dollari al sacco (unità da 60 kg). A novembre, potrebbe scendere sotto i 100 dollari», spiega Celis. Questo porta a un peggioramento della qualità, poiché i prezzi
incentivano la produzione di robusta.
Considerando le condizioni climatiche, il Coffee Report dell’USDA prevede che il raccolto combinato di arabica e robusta del Brasile aumenti fino a 65 milioni di sacchi nel ciclo 2025/26.
Si prevede che il raccolto di robusta aumenti di 3,1 milioni di sacchi e raggiunga la cifra record di 24,1 milioni, grazie al buon volume di pioggia che ha contribuito allo sviluppo delle drupe nei principali stati produttori del paese, Espíritu Santo e Bahia.
Si prevede invece che la produzione di arabica diminuisca di 2,8 milioni di sacchi, arrivando a 40,9 milioni, poiché la siccità e le alte temperature negli stati di Minas Gerais e São Paulo, in Brasile, hanno influito negativamente sulla fioritura, sull’attecchimento e sullo sviluppo delle drupe.
Le esportazioni del Brasile dovrebbero diminuire, poiché i prezzi elevati scoraggiano i paesi importatori dal ricostituire le scorte. Di conseguenza, si prevede che le scorte finali aumentino di 1 milione di sacchi, fino a 1,7 milioni, dopo il forte calo registrato l’anno scorso.
In Colombia si stima che la produzione cali di 700 mila sacchi, arrivando a 12,5 milioni, a causa delle piogge eccessive e della nuvolosità, che hanno ostacolato il periodo di fioritura e ridotto i rendimenti. Anche se queste condizioni hanno favorito la proliferazione della ruggine del caffè, un fungo che distrugge le coltivazioni, i tassi generali di rilevamento sono stati relativamente bassi grazie all’ampia presenza di varietà resistenti. Si prevede che le esportazioni di caffè in grani, principalmente verso Stati Uniti e Unione Europea, diminuiscano di 500 mila sacchi, fino a 10,7 milioni, a causa della riduzione della produzione.
Si prevede che la produzione dell’Indonesia aumenti di 550 mila sacchi, fino a 11,3 milioni. La produzione di robusta potrebbe raggiungere i 9,8 milioni di sacchi, grazie alle condizioni favorevoli nelle zone pianeggianti di Sumatra meridionale e Giava, dove si coltiva circa il 75% del caffè del paese. Anche la produzione di arabica dovrebbe aumentare leggermente, fino a 1,5 milioni di sacchi. Si prevede che l’elevata produzione favorisca l’aumento delle esportazioni di chicchi di caffè di 400 mila sacchi, fino a 6,5 milioni.
L’Etiopia potrebbe aumentare la propria produzione di 900 mila sacchi, raggiungendo la cifra record di 11,6 milioni di sacchi. La crescita degli ultimi tre anni è stata sostenuta dalla recente sostituzione di oltre la metà delle superfici coltivate con varietà di caffè ad alto rendimento. Inoltre, i coltivatori sono stati incoraggiati a migliorare i rendimenti attraverso la potatura dopo il raccolto. Si prevede che le
esportazioni di caffè in grani aumentino di 800 mila sacchi, fino a 7,8 milioni, grazie all’aumento dell’offerta.
La produzione dell’America Centrale e del Messico aumenterà di 300 mila sacchi, fino a 17,7 milioni. Fatta eccezione per un modesto calo in Costa Rica, si prevedono leggeri aumenti in tutta la regione.
«Globalmente la produzione di robusta è ancora inferiore, ma la domanda è in forte aumento. Tra pochi anni supererà quella dell’arabica», conclude Celis.

Fernando Celis insieme ad un produttore di caffé
L’influenza delle grandi aziende del caffè
«Il robusta è più attraente per la grande industria solubile. In Messico non è un censimento proprio della produzione, ma l’organismo del CIAT fa un censimento ogni anno, secondo il quale si prevede una produzione di 3,9 milioni di sacchi per il prossimo ciclo. Del totale, poco più del 50% è destinato al consumo nazionale, e il 65% del consumo interno è di caffè solubile, cosa che non accade in altri paesi
produttori. È un’eredità del controllo che aveva Nestlé, con il suo Nescafé, che è arrivato a rappresentare l’80% del consumo nazionale fino ad allora. Ora Nestlé gestisce il 60% del consumo nazionale di caffè e importa 1,8 milioni di sacchi», spiega Fernando Celis.
«La forza della presunta competitività di Nestlé sono i suoi prezzi molto accessibili. Del caffè solubile che si vende in barattoli da 1 kg, 2 kg o 5 kg, si utilizzano 2 grammi per una tazza. Il prezzo di una tazza è quindi di circa 80 centesimi di peso (circa 0,04 centesimi di euro). In un caffè, invece, una tazza di americano non costa meno di 25 pesos (poco più di un euro). Inoltre, ora Nestlé vende caffè cappuccino in
bustine singole che costano 6 pesos (circa 25 centesimi di euro). Guardando gli ingredienti, risulta che contengono dal 5 al 7% di caffè solubile robusta importato, e non hanno latte in polvere, ma una miscela di polvere di farina di mais giallo importato e olio idrogenato di palma di cocco africano», continua l’esperto.
Celis afferma che è quasi impossibile competere con grandi aziende del caffè come Nestlé, a causa dei suoi prezzi molto bassi. La società ha annunciato all’inizio di quest’anno un investimento di 1000 milioni di dollari in Messico in progetti produttivi per il triennio 2025-2027, tra cui prevede di raddoppiare l’estensione della sua sede di produzione di caffè a Veracruz. Secondo l’USDA, durante questo ciclo le
esportazioni di caffè solubile verso gli Stati Uniti aumenteranno di più di 400.000 sacchi, causando una possibile riduzione del prezzo e rendendo l’affare ancora più redditizio.
«Nestlé ha molti privilegi in Messico e ha una grande tecnologia: ha i suoi stabilimenti e si occupa di tutto il processo di produzione. In Messico ha il più grande stabilimento industriale a livello mondiale, perché il governo messicano le ha dato molte agevolazioni. Per esempio, una settimana dopo che l’ex presidente López Obrador è entrato in carica, Nestlé stava già offrendo un investimento in un nuovo
stabilimento a Veracruz. Tuttavia, l’ex presidente non ha mai voluto incontrarsi con noi della Coordinadora Nacional de Organizaciones Cafetaleras», racconta Celis.
Vale la pena menzionare che negli anni passati Nestlé non ha aumentato la produzione di caffè solubile in Messico, probabilmente a causa del costo più alto della manodopera in Messico rispetto ad altri paesi produttori come Vietnam e Uganda.
«Nestlé ha costruito un potere non solo economico, ma politico, di influenza nel governo. Può persino nominare funzionari, come il responsabile della Segreteria dell’Agricoltura, Santiago Argüello Campos», denuncia Fernando Celis, «che è anche responsabile dei programmi di caffè certificato in Agroindustrias Unidas, o AMSA, una delle più grandi multinazionali acquirenti di caffè a livello mondiale e in Messico, insieme a Nestlé e alla tedesca NKG, Neumann Kaffee Gruppe. Le tre dominano l’80% della commercializzazione del caffè messicano, sia quello che viene esportato sia quello destinato al consumo interno, e quindi pongono le condizioni di acquisto. Non pagano per la qualità, ma per il rendimento».
A questo proposito, il rapporto “Explotación y opacidad: la realidad oculta del café mexicano en las cadenas de suministro de Nestlé y Starbucks” afferma che «La transizione di Argüello da CI (Conservation International, ONG statunitense) a ECOM (ECOM Trading, multinazionale del caffè con sede in Svizzera), e poi a un incarico federale è un caso di “porte girevoli”, che mette in evidenza un possibile conflitto di interesse o influenze indebite nel processo di certificazione di Starbucks e CI, così come nei processi regolatori di ECOM — che tramite AMSA è il maggiore fornitore di Nestlé in Messico».
La lotta dei produttori locali a Veracruz
Il conflitto tra i produttori locali di caffè di Veracruz e le grandi multinazionali del caffè è una disputa che dura da anni.
Nel luglio del 2022, pochi giorni dopo l’inaugurazione dello stabilimento di produzione della Nestlé nella regione, i produttori di caffè di tutto Veracruz emisero un comunicato intitolato: “Stop ai privilegi per la Nestlé e rispetto per le organizzazioni dei produttori”, in cui sottolinearono che Nestlé “compete in modo sleale e manipola il caffè messicano nel consumo nazionale. Nestlé e i suoi acquirenti dominano la commercializzazione del caffè messicano, in uno schema che danneggia i produttori”, poiché diminuiscono notevolmente la qualità durante il processo produttivo e si rifiutano di effettuare un pagamento equo ai produttori per il caffè di qualità superiore, con il risultato che il caffè messicano viene esportato a un prezzo inferiore rispetto ad altri paesi.
Il 24 gennaio dello stesso anno, il presidente del Consiglio Regionale del Caffè di Coatepec, Cirio Ruiz González, guidò una protesta nel centro di Ixhuatlán del Café, insieme a decine di altri colleghi, perché AMSA aveva deciso di ridurre il pagamento per il caffè ai produttori da 16 pesos al chilo a 11 pesos.
Lo stesso giorno si verificò un piccolo incendio nelle strutture di AMSA nella regione e l’azienda denunciò i produttori di caffè come responsabili. Cinque di loro, incluso Cirio, furono arrestati arbitrariamente. Dopo un mese e due giorni di carcere, Minervo Cantor Peña, Cirio Ruiz González e Abraham Cabal Pulido riacquistarono la loro libertà, mentre Crisanto Valiente Miramón e Viridiana Bretón (ex presidente municipale di Ixhuatlán del Café) furono liberati solo il 7 ottobre 2023, quasi due anni dopo.
Solo a fine aprile di quest’anno, dopo un lungo iter di denunce, appelli e ricorsi, si giunse a una risoluzione del conflitto, e AMSA decise di rinunciare a continuare le accuse di danni e altri procedimenti correlati. Fernando Celis commenta che da allora la partecipazione dei piccoli produttori alle manifestazioni è diminuita notevolmente, probabilmente per la paura di repressione e punizione da parte delle grandi aziende.
Il 14 luglio si é registrato un leggero aumento a 3,01 dollari nel prezzo dell’arabica, dovuto all’imposizione di dazi da parte del governo degli Stati Uniti per il Brasile. «Il 50% è alto, un vero abuso», denuncia Celis. Per la Colombia i dazi sono aumentati al 25% e per il Messico al 30%. Per il Vietnam e l’Indonesia sono elevati. «Se già c’era una forte distorsione nei prezzi del caffè a causa del funzionamento eccessivo della Borsa, i dazi, se mantenuti, genereranno un altro grande problema», spiega l’esperto, ma non è ancora stata raggiunta una negoziazione definitiva.
Da parte sua, AMECAFE e il Sistema Producto Café di Veracruz si sono riuniti il 18 luglio a Córdoba, Veracruz, per trattare il tema dell’istituzione della Legge sul Caffè, fortemente sostenuta dai produttori di caffè della zona. La Legge prevede la creazione di una commissione nazionale per lo sviluppo della coltivazione di caffè, ed uno spazio di concertazione tra governo, produttori e grandi acquirenti dove possano essere stabiliti i prezzi di riferimento, tema di fondamentale importanza affinché le comunità di produttori possano ricevere un pagamento giusto.
Tuttavia, la Ley del Café è attualmente bloccata alla Camera dei Deputati, poiché, sebbene la Camera dei Senatori abbia approvato il disegno di legge all’unanimità, la Segreteria dell’Economia richiede che vengano effettuate diverse modifiche alla Legge.
Il deputato Adrián González, uno dei principali sostenitori della Legge, in intervista si dichiara fiducioso che venga rispettato l’impegno preso dalla Camera per proseguire con il disegno di legge, al fine di promulgare la Ley a settembre di quest’anno, durante il
prossimo periodo ordinario di sessioni. – Pagine Esteri