L’esercito israeliano ha assassinato la scorsa notte il noto giornalista di Al Jazeera Anas Al-Sharif e altri sei palestinesi in un bombardamento aereo diretto contro una tenda di operatori dell’informazione davanti all’ospedale Shifa di Gaza city. Nello stesso attacco è rimasto ucciso anche il suo collega Mohammed Qreiqea e i cameramen che li accompagnavano, Ibrahim Zaher e Mohammed Nofal.

Pochi minuti prima, Qreiqa era apparso in diretta su Al Jazeera per riferire dello sviluppo dell’offensiva israeliana a Gaza e della fame nella Striscia.

Anas al-Sharif, di Jabaliya, era stato oggetto di una campagna israeliana di istigazione e diffamazione da parte di Israele che lo accusava di “far parte di Hamas” e addirittura di aver guidato unità armate del movimento islamista nell’attacco del 7 ottobre.

Anas Al-Sharif nato nel 1996 aveva studiato giornalismo presso l’Università di Al-Aqsa a Gaza. Dopo la laurea aveva iniziato a fare volontariato nel campo dei media con il Northern Media Network, prima di unirsi ad Al Jazeera. Al Sharif era rimasto ferito nel settembre 2018 mentre documentava le proteste della Grande Marcia del Ritorno lungo le barriere con Israele. Anche suo padre è stato ucciso in un attacco aereo israeliano.

L’Ufficio stampa governativo di Gaza denuncia che: “Questo assassinio è stato premeditato e deliberato e con questi altri cinque colleghi uccisi dall’occupazione, il numero dei giornalisti assassinati nella Striscia di Gaza durante il genocidio è salito a 237 “.

La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla Libertà di Espressione, Irene Khan, ha condannato l’istigazione israeliana contro il giornalista Anas al-Sharif e chiesto protezione per i giornalisti.