È salpata qualche ora fa dal porto di Barcellona la Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa civile via mare mai organizzata per rompere l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza. Venti imbarcazioni con delegazioni provenienti da 44 Paesi hanno lasciato le coste spagnole alla volta del Mediterraneo orientale, e nei prossimi giorni riceveranno rinforzi da Italia, Tunisia e Grecia. Gli organizzatori prevedono che al momento di raggiungere Gaza, attorno alla metà di settembre, la flotta potrebbe contare oltre cinquanta navi. L’obiettivo dichiarato è portare cibo, acqua e medicine a una popolazione stremata da quasi due anni di bombardamenti, fame e assedio totale.

La partenza di Barcellona è stata accompagnata da un clima di emozione e tensione. Sul molo, attivisti, artisti e semplici cittadini hanno salutato le navi che trasportano non solo aiuti umanitari ma anche un messaggio politico chiaro: la denuncia di un blocco non più sostenibile. Tra i passeggeri della flottiglia c’è Greta Thunberg, che già in giugno aveva preso parte a un precedente tentativo respinto con la forza dalla Marina israeliana. “La storia qui è Palestina – ha detto la giovane attivista – e riguarda un popolo al quale sono stati tolti deliberatamente i mezzi per sopravvivere”. Al suo fianco viaggia l’attore irlandese Liam Cunningham, che ha ricordato il dramma di Fatima, una bambina di Gaza uccisa nei giorni scorsi: “In che mondo siamo scivolati, dove i bambini sono costretti a immaginare il proprio funerale?”. A bordo anche l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, insieme ad altri esponenti della cultura catalana e spagnola.

La flottiglia prende il largo in un contesto segnato da un bilancio drammatico. I bombardamenti israeliani degli ultimi giorni hanno causato decine di morti solo nell’area di Gaza città, tra cui donne e bambini in cerca di cibo. Dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023, i palestinesi uccisi hanno superato quota 63.000, mentre gran parte della popolazione vive in condizioni di fame catastrofica e senza accesso regolare all’acqua potabile.

La partenza della Global Sumud Flotilla non è rimasta senza risposta da parte israeliana. Le autorità di Tel Aviv hanno definito l’iniziativa una “provocazione” e hanno fatto sapere che non permetteranno il suo ingresso nelle acque di Gaza. Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir secondo i media israeliani ha già proposto misure drastiche: arresto immediato degli attivisti una volta intercettati, confisca delle imbarcazioni e la possibilità di trattare i partecipanti come “terroristi”. Il piano includerebbe la detenzione in condizioni particolarmente dure, senza accesso ai media e con diritti limitati, fino all’uso delle navi sequestrate per fini interni.

Le minacce israeliane rendono chiaro il rischio che gli attivisti stanno correndo. Non è la prima volta che una flottiglia internazionale tenta di forzare il blocco marittimo: nel 2010 l’assalto alla nave turca Mavi Marmara costò la vita a nove attivisti e suscitò indignazione mondiale. Oggi, quindici anni dopo, l’iniziativa civile più ampia mai vista sul Mediterraneo rischia di incontrare la stessa sorte.

Gli organizzatori insistono però che il loro intento è solo umanitario e di sostegno ai civili palestinesi. Le navi trasportano esclusivamente generi di prima necessità e la missione è stata preparata con largo anticipo sotto il segno della non violenza. “Il mondo non può restare in silenzio – hanno spiegato in un comunicato – di fronte alla fame che colpisce milioni di persone a Gaza e all’inerzia delle istituzioni internazionali”.