La leadership di Hamas a Doha è stata presa di mira da un bombardamento israeliano mentre era riunita per discutere della proposta di cessate il fuoco presentata pochi giorni fa dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Nel pomeriggio di martedì 9 settembre, forti esplosioni hanno scosso Doha, capitale del Qatar. Secondo l’esercito israeliano, si è trattato di un’operazione mirata contro i vertici politici di Hamas presenti nella città. È la prima volta che Israele colpisce obiettivi in Qatar, paese considerato mediatore centrale nei negoziati di cessate il fuoco e sede della più grande base militare statunitense nella regione, Al Udeid.
Le immagini diffuse mostrano colonne di fumo alzarsi da un quartiere residenziale. Fonti di Hamas hanno confermato ad Al Jazeera che l’attacco ha preso di mira la delegazione impegnata in una riunione per discutere l’ultima proposta di tregua avanzata dagli Stati Uniti. L’esercito israeliano ha rivendicato l’operazione, sostenendo di aver eliminato figure di primo piano dell’organizzazione, considerate “direttamente responsabili del massacro del 7 ottobre e della guerra contro Israele”.
Nella nota militare si precisa che sarebbero stati utilizzati armamenti di precisione e intelligence aggiuntiva “per ridurre al minimo danni ai civili”. Una dichiarazione che lascia scetticismo, visto il bilancio delle offensive israeliane a Gaza e nei Paesi vicini. Negli ultimi mesi, infatti, gli attacchi hanno colpito Gaza, Libano, Yemen, Siria, Iraq e Cisgiordania occupata.
Durissima la reazione del governo di Doha. Il portavoce del ministero degli Esteri, Majed Al Ansari, ha condannato “con la massima fermezza” l’operazione, definendola “un flagrante crimine che viola tutte le leggi internazionali e mette in pericolo la sicurezza dei cittadini e dei residenti del Qatar”. Doha ha annunciato l’apertura di un’inchiesta ai massimi livelli, ribadendo che non tollererà “questo comportamento sconsiderato che mina la stabilità regionale”.
Secondo il corrispondente di Al Jazeera Suhaib Al-Assa, l’area colpita si trova a ridosso di un quartiere abitato. Le procedure di sicurezza, ha spiegato, sono rese complicate dalla presenza di edifici civili e dal timore di nuove esplosioni.
L’attacco giunge pochi giorni dopo le dichiarazioni del capo di stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, che aveva promesso di colpire i leader di Hamas “ovunque nel mondo”. Già ad agosto Israele aveva assassinato a Teheran Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas.
Il raid su Doha conferma che Israele si sente rafforzato dall’impunità garantita dalle potenze occidentali. Con questo attacco, Israele non solo colpisce la dirigenza di Hamas, ma mette direttamente sotto pressione il Qatar, mediatore finora ritenuto imprescindibile nei negoziati per una tregua. Una mossa che rischia di stravolgere i fragili equilibri diplomatici e di aprire un nuovo fronte di instabilità in Medio Oriente.
Alcune informazioni indicano che Khalil al-Hayya, il capo della squadra negoziale di Hamas, è stato ucciso nell’attacco. Ma secondo altre voci, sarebbe sopravvissuto. Secondo il rapporto, alla riunione erano presenti anche i leader di Hamas Khaled Meshal, il capo della Cisgiordania Zahar Jabarin e il segretario generale Nizar Awadallah. Figure vicine a Hamas hanno affermato che il piano degli Stati Uniti era “un’astuzia volta ad attirare i funzionari di Hamas in colloqui per attaccarli”. Pagine Esteri
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