Dopo l’annuncio dell’accordo di cessate il fuoco tra Hamas e Israele, nella Cisgiordania occupata si assiste a un’ondata di violenze e rappresaglie condotte da coloni e forze israeliane contro la popolazione palestinese. In parte, rispondono a uno schema che va avanti da mesi, con l’operazione militare israeliana “muro di ferro”, lanciata lo scorso 21 gennaio, proprio all’inizio del cessate il fuoco a Gaza. In quell’occasione, l’accordo venne unilateralmente rotto da Tel Aviv, che riprese a marzo i bombardamenti sulla Striscia. Da gennaio l’esercito israeliano ha distrutto i campi profughi del nord di Gaza, Jenin, Tulkarem, Nur Shams, causando circa 40mila profughi. Nella prima metà del 2025 sono stati registrati 757 attacchi di coloni israeliani.
Anche questa volta, con la tregua a Gaza, la Cisgiordania diventa teatro di “vendetta”, soprattutto da parte dei coloni che si oppongono alla fine dei bombardamenti e all’ingresso degli aiuti umanitari. I coloni israeliani hanno intensificato aggressioni e atti di violenza. Nel governatorato di Salfit, gruppi di coloni hanno attaccato il contadino palestinese Mahmoud Abdel Rahman Raddad e sua moglie mentre raccoglievano olive tra le città di al-Zawiya e Rafat: li hanno espulsi dalla terra, picchiati gravemente e derubati del raccolto. A Sheikh Jarrah, quartiere simbolo della resistenza palestinese a Gerusalemme Est, decine di coloni hanno fatto irruzione e piantato una tenda tra le abitazioni palestinesi. Nella Valle del Giordano settentrionale, i coloni hanno preso d’assalto le tende di un residente locale a Khallet Makhul, aggredendo persone e causando feriti nei giorni precedenti; tre fratelli della comunità sono stati arrestati dalle forze israeliane.
Mercoledì sera, nel villaggio di Deir Jarir, a est di Ramallah, coloni armati hanno ucciso Jehad Mohammad Ajjaj, 26 anni, e ferito altre tre persone. Secondo il consiglio locale, un colono ha lanciato pietre contro veicoli palestinesi per poi aprire il fuoco sui giovani che si erano avvicinati. Ajjaj è stato colpito da più proiettili ed è morto poco dopo il ricovero. Con la sua uccisione, il numero dei palestinesi civili uccisi dai coloni israeliani nel 2025 sale a 13, e a 34 dal 7 ottobre 2023. Sempre mercoledì, un colono israeliano ha tentato due volte di investire un gruppo di bambini palestinesi a Masafer Yatta, a sud di Hebron; l’attacco, ripreso in video, non ha causato vittime solo per puro caso. Lo stesso colono ha poi tentato di investire due adulti in un’altra località vicina prima di fuggire. Coloni armati hanno inoltre lanciato pietre contro abitazioni palestinesi a Huwara, cercando di impadronirsi di una casa, ma sono stati respinti dagli abitanti.
Contemporaneamente, negli ultimi due giorni, secondo l’agenzia di stampa palestinese WAFA, l’esercito ha condotto una serie di incursioni e arresti in diverse città e villaggi. Due uomini sono stati arrestati a Nablus e altri tre nel campo profughi di Balata; nel governatorato di Hebron un uomo è stato arrestato nel villaggio di al-Sura e un altro nella città di Beit Ummar; un uomo è stato fermato a Betlemme e un altro nel vicino villaggio di Hindazah; nel governatorato di Tulkarem un uomo è stato arrestato nella città di Attil, a nord della città. A Hebron, tre bambini palestinesi di 14, 16 e 16 anni sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco durante un’incursione militare nel centro della città, mentre l’esercito garantiva l’ingresso di gruppi di coloni in un sito archeologico.
Grandi contingenti di militari hanno preso d’assalto il quartiere di Bab al-Zawiya e la vicina via Beer al-Sabe’, sigillando completamente la zona, bloccando residenti e veicoli, costringendo i commercianti a chiudere e disperdendo i cittadini con proiettili veri e gas lacrimogeni. I tre minori sono stati colpiti alle gambe e trasferiti all’ospedale governativo di Hebron; le loro condizioni sono state definite moderate. A Gerusalemme occupata, le forze e i servizi di intelligence israeliani hanno fatto irruzione nella sede dell’Unione delle società di beneficenza a Wadi al-Joz, arrestando Majdi al-Zughayer, presidente dell’organizzazione, e Youssef Qari, ex presidente, per impedire lo svolgimento di un evento sociale sponsorizzato dall’Autorità Nazionale Palestinese. L’operazione è stata condotta su ordine del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che vieta qualsiasi attività culturale, sportiva o sociale affiliata all’Autorità Palestinese nella città.
A Hebron, l’esercito israeliano ha sigillato il checkpoint all’ingresso di a-Shuhada Street nella Città Vecchia, impedendo ai palestinesi di raggiungere le proprie case nel quartiere di Tal Rumeida. La chiusura è stata imposta per facilitare l’ingresso di gruppi di coloni nella Moschea Ibrahimi e nei quartieri circostanti in occasione delle festività ebraiche. Tutti i checkpoint e i cancelli elettronici sono stati chiusi, e un coprifuoco è stato imposto per il terzo giorno consecutivo nei quartieri palestinesi adiacenti alla colonia di Kiryat Arba. La Moschea Ibrahimi, teatro del massacro compiuto dal colono Baruch Goldstein nel 1994, è oggi divisa tra area sinagogale e area musulmana, con pesanti restrizioni ai palestinesi e una presenza militare costante. Giovedì sera, un uomo palestinese e un bambino sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco durante un’incursione militare nella città di Ya’bad, a sud di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Pagine Esteri