Pagine Esteri – La deputata indipendente di sinistra Catherine Connolly è stata eletta decimo “Presidente d’Irlanda” con una vittoria schiacciante, ottenendo il 63,4% dei voti.

Il margine di 34 punti è il più ampio nella storia della Repubblica d’Irlanda, un vero e proprio schiaffo per la coalizione di governo di centrodestra, formata da Fianna Fáil e Fine Gael.

L’unica candidata che si contrapponeva a Connolly era la democristiana e presbiteriana Heather Humphreys, del Fine Gael, che si è fermata al 29,5%. Il candidato del Fianna Fáil Jim Gavin si è dovuto ritirare ad ottobre dalla competizione a causa di uno scandalo ma il suo nome, rimasto sulla scheda elettorale, ha comunque ottenuto un 7% di preferenze.

L’affluenza alle urne, del 46%, è stata superiore a quella registrata alle elezioni presidenziali del 2018. Da sottolineare che i voti nulli hanno raggiunto quota 13%, un vero record se paragonato all’1% della precedente tornata. Una parte consistente di questi è da considerare il risultato dell’invito a boicottare tutti i candidati lanciata da alcune formazioni e movimenti di destra radicale, che nel paese continuano ad aumentare i propri consensi con i propri slogan contro l’immigrazione ma che non sono riusciti a presentare un proprio candidato alle presidenziali.

Pochi giorni prima delle elezioni, per l’ennesima volta, un albergo utilizzato per l’accoglienza di profughi e richiedenti asilo a Dublino è stato preso d’assalto da una protesta fomentata dall’estrema destra, con tanto di scontri con la polizia.

Per quanto alle presidenziali la scelta sia guidata da un voto puramente di opinione, non necessariamente replicabile sul fronte delle legislative, e per quanto i poteri del capo dello Stato in Irlanda siano limitati, la vittoria schiacciante di Catherine Connolly suscita in molti ambienti la speranza che la convergenza delle forze di sinistra possa finalmente mandare all’opposizione i due partiti che per decenni si sono alternati al potere prima di essere costretti a condividerlo a causa dell’erosione del loro consenso. L’aumento di ben cinque punti dei nazionalisti di sinistra del Sinn Féin registrato nei sondaggi più recenti sembra andare in questa direzione.

Connolly (68 anni) è la terza donna ad essere eletta presidente dopo Mary Robinson nel 1990 e Mary McAleese nel 1997. Il profilo di sinistra e pacifista della nuova presidente è ancora più netto di quello del suo predecessore, l’amatissimo Michael D Higgins, reduce da ben due mandati consecutivi. Entrambi provengono dal Partito Laburista, da cui Connolly è uscita nel 2006 per poi essere eletta come indipendente di sinistra al Dáil, il parlamento di Dublino, di cui nel 2020 è divenuta vicepresidente.

Psicologa clinica e avvocata, Connolly è entrata in politica alla fine degli anni ’90, divenendo prima consigliera comunale e poi sindaca della città di Galway, città in cui è nata.


Quando a metà luglio ha reso nota la propria candidatura, Connolly ha ricevuto inizialmente il sostegno dei partiti più a sinistra dall’arco parlamentare, i Social Democrats e il movimento radicale “People Before Profits”. Con il tempo però allo schieramento si sono uniti anche alcune forze di centrosinistra, come i laburisti e i verdi (provocando l’abbandono dei rispettivi partiti di alcuni dirigenti polemici con le posizioni radicali della candidata) e vari movimenti di sinistra. Infine anche i repubblicani del Sinn Féin (seconda forza del paese) hanno ritirato la candidatura della loro leader Mary Lou McDonald lanciando definitivamente Connolly verso la presidenza.

Durante la campagna elettorale ha insistito sui temi sociali – diritto alla casa, miglioramento del sistema sanitario, diritto d’asilo – e ha chiarito ulteriormente la sua visione in politica estera, schierandosi senza tentennamenti dalla parte del popolo palestinese contro il genocidio reso possibile, ha spiegato, dai sostegni e dai finanziamenti di Washington e Londra.
Connolly ha espresso una posizione netta contro la strategia aggressiva e militarista degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica, difendendo la neutralità dell’Irlanda. Pur condannando l’invasione russa dell’Ucraina, si è schierata contro il piano di riarmo europeo e in particolare della Germania, che ha equiparato a quello degli anni ’30 del secolo scorso accusando Berlino di risollevare la propria economia attraverso la corsa agli armamenti.

Refrattaria a esprimersi davanti alle telecamere e cosciente del fatto che una parte della popolazione ormai non guarda più la tv, la candidata di sinistra ha diffuso il proprio messaggio attraverso una serie di podcast che sono diventati presto virali, diretti soprattutto ai giovani elettori.

Connolly ha preso una posizione netta anche sul tema nazionale, compiendo alla fine di agosto un viaggio a Belfast, durante il quale ha affermato di aver sempre considerato l’Irlanda del Nord sotto controllo britannico come “un arto del nostro corpo…separato, reciso da noi” e impegnandosi per la riunificazione una volta eletta. Ha inoltre spiegato che la plurisecolare storia di colonizzazione subita dall’Irlanda «ci consente di avere una prospettiva unica sul mondo, e dobbiamo usare la nostra voce per la pace».

La candidata di sinistra ha anche promesso di spendersi per la valorizzazione e la difesa della lingua irlandese e per il sostegno alle comunità del Gaeltacht, le zone del paese dove l’irlandese è ancora utilizzato come lingua viva da una parte consistente della popolazione.

«Vogliamo una repubblica di cui essere orgogliosi, una repubblica che non chiuderà mai un occhio di fronte alla normalizzazione del genocidio, alla normalizzazione della questione dei senzatetto o delle oscene liste d’attesa» ha puntualizzato l’ex avvocata.

Durante la campagna elettorale la sua vita e la sua condotta sono state passate al setaccio dai media e Connolly è stata trattata spesso in modo ostile, con l’intenzione di impedirne la vittoria. Nonostante ciò Connolly ha continuato ad aumentare i consensi, soprattutto tra le donne e i giovani, suscitando una inattesa mobilitazione di attivisti e portandola alla vittoria.

Dopo essere stata dichiarata vincitrice della competizione elettorale, intervenendo al Castello di Dublino Connolly ha promesso di essere «una voce per la pace, che valorizza la nostra politica di neutralità, che tiene conto della minaccia esistenziale costituita dal cambiamento climatico» e si è impegnata a difendere coloro che non hanno voce. Parlando in inglese e in irlandese (lingua che ha imparato dopo i 40 anni) Connolly ha detto: «Insieme, possiamo dare forma a una nuova repubblica che valorizzi tutti, che valorizzi e promuova la diversità e che abbia fiducia nella nostra identità». Pagine Esteri

* Marco Santopadre, giornalista e saggista, si occupa di geopolitica e movimenti sociali. Scrive anche di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con Pagine Esteri, il Manifesto, El Salto Diario e Berria.