L’esercito ucraino arretra sotto l’urto di quello russo che sembra avere il sopravvento in una regione strategica per il proseguimento della guerra. Le immagini che arrivano da Pokrovsk, città industriale del Donbass ribattezzata dai media russi “la porta di accesso a Donetsk”, mostrano soldati di Mosca che percorrono strade distrutte su motociclette e veicoli improvvisati, tra rovine e carcasse di auto. Scene surreali – descritte da alcuni blogger di guerra come un paesaggio simile a quello del film post-apocalittico Mad Max – accompagnano l’avanzata più profonda delle truppe russe nelle ultime settimane.

Secondo il ministero della Difesa russo, le forze armate di Mosca hanno preso il controllo della parte orientale della città e conquistato oltre 250 edifici, spingendosi fino alla zona della stazione ferroviaria e consolidando posizioni verso nord-ovest ed est. L’obiettivo russo è aprire un corridoio verso Kramatorsk e Sloviansk, le due più grandi città ancora sotto controllo ucraino nella regione di Donetsk. La conquista di Pokrovsk darebbe infatti al Cremlino una piattaforma operativa per completare il controllo sul Donbass, quasi due anni dopo la caduta di Bakhmut.

Le forze russe hanno adottato una tattica diversa rispetto agli assalti frontali del 2023. Dopo oltre un anno di combattimenti attorno a Pokrovsk, Mosca ha scelto una manovra a tenaglia, cercando di accerchiare la città e tagliare le linee di rifornimento ucraine. Il comandante in capo di Kiev, Oleksandr Syrskyi, ha confermato che circa 300 soldati russi si trovano già all’interno della città e che la Russia sta concentrando fino a 150.000 uomini nella zona.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha definito la situazione “difficile”, attribuendo parte dei recenti rovesci anche alle condizioni meteorologiche che favoriscono gli attacchi russi, coperti dalla nebbia. Da parte sua Syrskyi ha ammesso che la posizione dell’esercito è “notevolmente peggiorata” anche nella regione sud-orientale di Zaporizhia, in particolare nei settori di Oleksandrivka e Huliaipole. Le forze di Kiev si sono ritirate da almeno sei villaggi negli ultimi due giorni, dopo una serie di assalti che hanno coinvolto oltre 400 attacchi di artiglieria quotidiani. Le truppe russe avrebbero inoltre preso il controllo di Novouspenivske, sempre nella regione di Zaporizhia, mentre a nord, nella regione di Kharkiv, hanno occupato la parte orientale di Kupiansk e un grande deposito di carburante.

Il fronte ucraino appare sotto pressione lungo tutta la linea orientale. Kiev denuncia la mancanza di uomini e di munizioni per mantenere le difese. Fonti militari parlano di “battaglie estenuanti” nei villaggi a nord-est di Huliaipole, dove piccoli gruppi russi testano le linee difensive alla ricerca di punti deboli.

Mosca, dal canto suo, sostiene che il proprio esercito controlli ormai oltre il 19% del territorio ucraino, circa 116.000 chilometri quadrati, in aumento rispetto al 18% registrato quasi tre anni fa. Le mappe  confermano un lento ma costante progresso russo: la tenaglia intorno a Pokrovsk sembra ormai prossima a chiudersi, anche se Kiev rivendica ancora la capacità di rifornire la vicina Myrnohrad e di contrattaccare nell’area di Dobropillia.

La battaglia per Pokrovsk, con il suo scenario urbano devastato e la sua importanza strategica, ricorda per molti versi quella di Bakhmut.

Mentre Mosca celebra progressi che potrebbero cambiare gli equilibri nel Donbass, Kiev deve fare i conti con una realtà sempre più complessa: linee difensive sotto pressione, carenze di truppe fresche e una guerra che, dopo quasi quattro anni, mostra segni di logoramento non solo sul fronte militare ma anche su quello politico e sociale.

L’Ucraina vacilla anche a causa dell’ennesimo caso di corruzione nel governo.  Zelenskiy oggi ha chiesto il licenziamento di due ministri, nel contesto di un’indagine sull’appropriazione di 100 milioni di dollari che coinvolge un suo ex collaboratore e che ha alimentato la rabbia della popolazione nei confronti delle autorità di Kiev. Le autorità anticorruzione nei giorni scorsi hanno arrestato cinque persone sospettate di essere coinvolte nel complotto per controllare gli appalti presso l’agenzia nucleare Energoatom e altre imprese statali.