Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, in occasione della visita del primo ministro e principe ereditario Mohammed bin Salman alla Casa Bianca, hanno firmato una serie di accordi “storici” su minerali critici, nucleare civile e, soprattutto, sulla vendita di armamenti a Riad, tra cui i caccia F-35. L’accordo sui minerali critici mira a rafforzare la cooperazione bilaterale nel settore e a “allineare” le rispettive strategie nazionali per diversificare le catene di approvvigionamento.

La dichiarazione congiunta sull’energia nucleare civile invece prevede che gli Stati Uniti e le loro aziende diventino “i partner privilegiati del Regno nella cooperazione nucleare civile”.

Soprattutto, Trump ha approvato un “importante pacchetto” per la vendita di armamenti all’Arabia Saudita, che include future consegne di caccia F-35. Riad acquisterà inoltre quasi 300 carri armati statunitensi per “rafforzare le sue capacità di difesa”.
Infine Bin Salman, dopo un incontro con Trump, ha aumentato da 600 a mille i miliardi che la petromonarchia intende investire negli Stati Uniti.

La discussione è poi virata sull’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, assassinato da agenti sauditi nel 2018 presso il consolato del Regno a Istanbul. Trump ha affermato che Bin Salman «non sapeva nulla» dell’omicidio, aggiungendo che Khashoggi era «un personaggio molto controverso, che a molti non piaceva: non c’è bisogno di imbarazzare il nostro ospite».

Solo pochi progressi sembrerebbero invece esserci stati sul fronte dell’ingresso di Riad negli Accordi di Abramo, anche se Trump ha dichiarato di aver ricevuto un “riscontro positivo” dall’Arabia Saudita sulla possibile adesione dopo la ripresa del negoziato, sospeso dopo il 7 ottobre del 2023.

Durante l’incontro con i giornalisti al termine dell’incontro di martedì, Trump ha elogiato Bin Salman definendolo «orgoglioso del lavoro svolto dal principe ereditario saudita sui diritti umani e su tutto il resto».

Israele, che pure dovrebbe beneficiare dell’auspicata – da Trump – normalizzazione con l’Arabia Saudita, teme la vendita di una cinquantina di caccia F35 a Riad, che a quel punto diventerebbe l’unica potenza del Medio Oriente – oltre a Tel Aviv – a possedere caccia stealth di quinta generazione di fabbricazione americana.

La mossa di Trump, infatti, supera la politica del “Qualitative Military Edge”, che da vari decenni impegna Washington a garantire allo stato ebraico il primato tecnologico in tutta la regione. In nome di questa politica, nel 2021, la lobby filoisraeliana fece saltare la vendita di alcune decine di F35 agli Emirati Arabi Uniti, che avevano appena aderito proprio agli Accordi di Abramo. Ma la vendita da 23 miliardi di dollari, spinta dal genero di Trump Jared Kushner, venne bloccata a causa delle proteste di Benjamin Netanyahu e di una parte consistente del Congresso di Washington, per poi essere cancellata subito il suo insediamento dal nuovo presidente Joe Biden.

Nel caso della annunciata transazione con Riad stavolta è soprattutto l’aviazione militare israeliana a chiedere uno stop in nome della necessità di Israele di mantenere la superiorità aerea nella regione mentre il leader del Likud ha trasformato la sua contrarietà, espressa nei mesi scorsi, in un “consenso critico”, a patto però che l’adesione di Riad agli Accordi di Abramo sia certa.

Un ulteriore ostacolo è però rappresentato da un rapporto del Pentagono, pubblicato dal New York Times, in cui i militari di Washington sottolineano la stretta vicinanza di Riad alla Cina e quindi il pericolo che Pechino possa venire in possesso di segreti militari. Nel 2022 l’Arabia Saudita ha siglato un accordo con Huawei per lo sviluppo della propria rete 5G; inoltre Riad, come del resto Dubai, prendono periodicamente parte ad esercitazioni militari congiunte con le truppe di Pechino, che a sua volta assiste i paesi del Golfo nello sviluppo delle rispettive industrie per la Difesa.
Trump afferma che l’Arabia Saudita è “un grande alleato” di Washington, e del resto Bin Salman nei giorni scorsi ha sottolineato che il suo paese è il più fedele “alleato extra-Nato” degli Stati Uniti. Ma la realtà, avvisano gli analisti, è che Bin Salman si muove con estrema spregiudicatezza per rafforzare il ruolo e la potenza del suo paese siglando accordi sia con gli Stati Uniti sia con la Cina e la Russia.

Da questo punto di vista molte preoccupazioni ha generato in Israele la firma di un accordo di alleanza militare tra Arabia Saudita e Pakistan che prevede l’assistenza militare reciproca in caso di attacco ad uno dei due contraenti, considerando che Islamabad è una potenza nucleare. – Pagine Esteri