Pagine Esteri – Ieri molte decine di migliaia di persone hanno protestato nelle principali città del Brasile contro il tentativo dei partiti di destra di ridurre la pena detentiva inflitta all’ex presidente reazionario Jair Bolsonaro e ad alcuni suoi collaboratori e sostenitori per aver organizzato un piano per impedire che il candidato di centrosinistra Lula da Silva, uscito vincitore dalle elezioni presidenziali del 2022, potesse assumere l’incarico.
Bolsonaro e altri esponenti dell’estrema destra brasiliana, oltre ad alcuni comandanti delle forze armate, sono stati condannati a settembre a consistenti pene – l’ex presidente a 27 anni di reclusione – per aver orchestrato e diretto l’assalto di migliaia di persone agli edifici governativi di Brasilia l’8 gennaio del 2023.
La scorsa settimana nella Camera Bassa del Congresso si è formata una maggioranza che ha unito i partiti di centrodestra a quelli della destra radicale ed estrema, che ha permesso l’approvazione di un disegno di legge che potrebbe ridurre la pena di Bolsonaro a poco più di due anni. Il disegno di legge ha ottenuto ben 291 voti favorevoli e solo 148 contrari e ora si attende che il disegno di legge sia esaminato dal Senato. Inizialmente i partiti di estrema destra avevano puntato all’amnistia, ma poi hanno dovuto rinunciare al loro progetto e ripiegare su una richiesta di forte alleggerimento della pena che ha trovato il favore delle forze parlamentari di centrodestra.
Il dibattito parlamentare è stato interrotto a lungo a causa di gravi incidenti in aula tra deputati di destra e di sinistra. Un deputato filogovernativo, Glauber Braga, è stato espulso dalla polizia dopo aver denunciato “l’offensiva golpista in atto nel paese” ed essersi seduto nel posto riservato al presidente della camera. La diretta tv della seduta è stata interrotta e i giornalisti sono stati espulsi dall’aula, tra spinte e tafferugli. La Federazione dei giornalisti del Brasile ha condannato con forza “quest’episodio di violenza”.
Se anche la legge fosse approvata definitivamente, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che prevede di ricandidarsi l’anno prossimo, potrebbe porre il veto al disegno di legge ma in quel caso il Congresso potrebbe annullare il veto, e la questione dovrebbe essere risolta dalla Corte Suprema.
Quella di ieri è stata la prima grande mobilitazione da quando Bolsonaro, il cui movimento di estrema destra ha rimodellato la politica brasiliana, ha iniziato a scontare la sua pena detentiva il mese scorso in una cella allestita appositamente per lui in un edificio della polizia federale a Brasilia.
Secondo i ricercatori dell’Università di San Paolo, più di 15.000 persone hanno manifestato a San Paolo e altre venti mila a Rio de Janeiro, mentre mobilitazioni simili si sono tenute in altre città del paese.
Alle manifestazioni hanno partecipato vari intellettuali e artisti, tra i quali anche Caetano Veloso, 83 anni, noto per la sua resistenza alla dittatura militare brasiliana degli anni ’70.
Intanto il governo degli Stati Uniti ha revocato le sanzioni emesse contro il giudice della Corte Suprema di Brasilia, Alexandre de Moraes, che era stato a capo del tribunale che ha condannato Jair Bolsonaro.
Gli Stati Uniti avevano sanzionato de Moraes a luglio, quando il processo era ancora in corso, ordinando il congelamento dei beni che il giudice possedeva negli Stati Uniti e il divieto per i cittadini statunitensi di fare affari con lui.
Paradossalmente De Moraes era stato sanzionato ai sensi del Global Magnitsky Act, una norma usata solitamente contro (presunti) dittatori, oligarchi e criminali internazionali. Il dipartimento del Tesoro statunitense aveva motivato le sanzioni dicendo che de Moraes era stato «responsabile di una campagna oppressiva di censura, detenzioni arbitrarie che violano i diritti umani e indagini politicizzate». Pagine Esteri
















