Il Comitato Nazionale dello sciopero, in Colombia, ha chiamato 3 nuove giornate di manifestazione e mobilitazione per il 24, 25 e 26 maggio.
Poco meno di un mese fa sono cominciate in Colombia le proteste contro una serie di riforme proposte dal Governo. Domenica scorsa si è svolta la quarta giornata di negoziati tra il Governo e gli 8 rappresentanti del Comitato nazionale dello sciopero, durante la quale questi ultimi sono tornati a chiedere, tra le altre cose, di permettere l’ingresso nel Paese ai rappresentanti della Commissione interamericana per i diritti umani, per poter verificare quelle che sono certi essere violazioni dei diritti umani nei confronti dei manifestanti, da parte del governo e della polizia.
Il dialogo, però, seppur pare ottenere piccoli progressi, non ferma gli scioperi: si è trovato un accordo solo su 5 dei 21 punti che lo stesso Comitato ha elencato per poter mantenere aperta la negoziazione. Il governo ha posto come condizione la fine dello sciopero e dei blocchi che stanno fermando l’intero Paese. Intanto, continuano ad aumentare le segnalazioni di violazioni di diritti umani, manifestanti morti o scomparsi.
Le marce sono state più di 1.500, più di 2.000 i blocchi stradali e di altre vie di trasporto, centinaia le mobilitazioni di vario genere. Il Comitato Nazionale, formato dalle sigle sindacali colombiane ma anche da molte associazioni di donne, pensionati e popoli indigeni, ha annunciato nuovi scioperi e grandi manifestazioni, negli stessi giorni in cui, un mese fa, hanno avuto inizio le mobilitazioni.
A partire dalle 14.00 di questo pomeriggio, le 21.00 in Italia, si terranno sit-in in molte città del Paese. Per domani, 26 maggio, il Comitato Nazionale dello sciopero ha lanciato un appello per una “presa dei capitali” in tutta la Colombia, chiamando la più grande di tutte le mobilitazioni, nell’intero Paese, all’interno dei municipi e della capitale. Lo scopo è quello di potenziare la forza negoziale e ottenere maggiori garanzie dal governo e dai suoi rappresentanti. Il tutto sarà accompagnato da carovane di solidarietà in sostegno ai manifestanti, con la raccolta di cibo e medicine per sostenere i “punti di resistenza”.
Il conflitto tra la società civile e lo Stato si è ben presto esteso a tutta la popolazione e ai piccoli e grandi Municipi, in risposta al tentativo di una riforma tributaria regressiva, una legge sanitaria che puntava alla privatizzazione e un forte aumento di tasse per i pensionati e le fasce meno abbienti della popolazione.
Il presidente colombiano Iván Duque Márquez, ha ritirato la riforma in seguito alle mobilitazioni ma i movimenti che si sono uniti e creati durante le proteste chiedono sicurezza e riforme che combattano seriamente le maggiori cause di povertà e di disoccupazione in Colombia.
Documento del Comitato Nazionale dello sciopero sul processo di negoziazione