della redazione
Pagine Esteri. 15 settembre 2021 – Incontrando la scorsa notte per la prima volta il suo avvocato, Mahmoud Al Ardah, uno dei sei detenuti politici palestinesi evasi dal carcere di massima sicurezza di Gilboa nella notte del 5 settembre e catturato quattro giorni dopo dalla polizia israeliana a Nazareth, ha detto che lui ed i suoi compagni sono stati individuati per caso da una pattuglia della polizia e ha smentito di essere stati denunciati da una famiglia araba come invece hanno riferito le autorità e le stazioni televisive israeliane.
Al Ardah ha fornito al suo assistente legale particolari sull’organizzazione dell’evasione da Gilboa. Ha detto di essere stato il principale responsabile della pianificazione e dell’attuazione della fuga e che lo scavo del tunnel dalla sua cella all’esterno della prigione era iniziato nel dicembre 2020. Dopo la fuga lui ed i suoi compagni hanno avuto modo di seguire lo sviluppo degli eventi grazie a una piccola radio. Quindi a piedi hanno raggiunto, tutti e sei, il villaggio di Naoura. Lì sono entrati in una moschea quindi il gruppo si è diviso in tre coppie.
Al Ardah ha sottolineato di aver cercato con i suoi compagni di infiltrarsi in Cisgiordania e di tornare a Jenin, la città di origine di tutti gli evasi, ma l’ha impedito il gran numero di posti di blocco allestiti dalla polizia israeliana.
L’avvocato Khaled Mahajna da parte sua ha denunciato che, Muhammad Al Ardah, uno dei quattro evasi catturati dalla polizia e cugino di Mahmoud Al Arda, è stato sottoposto a duri interrogatori e che si trova in una cella minuscola di non più di due metri per un metro, monitorato 24 ore su 24. “Ho trovato Muhammad esausto e infreddolito – ha aggiunto Mahajna – le cose che mi ha raccontato mi hanno fatto piangere. E’rimasto per tre giorni senza cibo ed è stato interrogato per dieci volte al giorno da quando è stato arrestato. Ha potuto dormire molto poco e spesso è stato costretto a denudarsi”.
Nelle prossime ore gli avvocati potranno visitare i prigionieri Yacoub Qadri e Zakaria Zubeidi. Su quest’ultimo – il più noto degli evasi ed ex comandante dell’ala militare di Fatah a Jenin durante la seconda Intifada – si moltiplicano da giorni le indiscrezioni sulle sue condizioni di salute. Ieri si era diffusa la notizia della sua morte poi risultata infondata. I media palestinesi e la famiglia denunciano che è stato pestato duramente da poliziotti e carcerieri dopo la cattura tanto da essere ricoverato all’ospedale Rambam di Haifa in condizioni critiche. Le autorità israeliane con un comunicato ufficiale hanno negato che Zubeidi si trovi in un ospedale.
Intanto 1400 prigionieri politici palestinesi si preparano da venerdì ad attuare uno sciopero della fame a tempo indeterminato per protestare contro le dure misure di detenzione introdotte dalle autorità carcerarie dopo la fuga dei sei detenuti da Gilboa. Pagine Esteri