di Antonio Mazzeo
Pagine Esteri, 6 dicembre 2021 – “Nel 2020 il governo del Pakistan ha perseguitato i difensori dei diritti umani, gli avvocati e i giornalisti che hanno criticato il comportamento dei funzionari di governo e delle forze di polizia. Le autorità hanno usato leggi draconiane contro la sedizione e il terrorismo per soffocare il dissenso e regolare con forti restrizioni le critiche dei gruppi della società civile sulle azioni governative o della polizia. Donne, minoranze religiose e persone transgender hanno continuato a subire violenze, discriminazioni e persecuzioni e le autorità non ne hanno assicurato l’adeguata protezione né hanno individuato i responsabili dei crimini. Il governo non è riuscito a tenere sotto controllo le forze dell’ordine responsabili di gravi abusi anche quando sono emerse nuove accuse di torture e omicidi extragiudiziali…”. (1) Lo scenario descritto nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch sulle violazioni dei diritti umani in Pakistan non consente erronee interpretazioni. Repressioni e discriminazioni sono di casa nella Repubblica islamica governata de facto dai vertici delle forze armate. Il Pakistan sacrifica al complesso militare-industriale transnazionale buona parte dei bilanci statali, nella folle guerra a bassa intensità con la vicina India, esplosa nel 1947 con l’indipendenza dal Regno Unito. E come la nemica India, il Pakistan si onora di appartenere al ristretto club degli Stati armati di testate che rifiutano di aderire al Trattato internazionale di non proliferazione nucleare.
Nonostante in passato l’establishment politico-militare abbia mantenuto ambigue relazioni con organizzazioni fondamentaliste islamiche pro Al-Qaida, il Pakistan è considerato un alleato chiave dell’occidente in Asia meridionale. Nel 2004, tre anni dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle, l’amministrazione USA ha conferito alla Repubblica pakistana lo status di “maggiore alleato non-NATO”. E sono pure rilevanti le relazioni con i principali partner europei dell’Alleanza Atlantica. Dal 22 al 25 novembre 2021 una delegazione dello Stato maggiore pakistano è stata ospite a Bruxelles dei vertici NATO per “rafforzare” i reciproci legami militari. “Il Pakistan è un partner strategico nella guerra al terrore mentre il terrorismo continua a minacciare la sicurezza delle nostre popolazioni e la stabilità internazionale”, ha dichiarato il direttore generale del NATO International Military Staff, il generale Hans-Werner Wiermann, a conclusione del meeting. (2)
Altrettanto consolidata la partnership diplomatico-militare tra Roma e Islamabad. A fine novembre i responsabili della Direzione Nazionale degli Armamenti del ministero della Difesa si sono recati in missione a Karachi, capitale economica e finanziaria del paese, per l’annuale faccia a faccia (il tredicesimo sino ad oggi) tra le forze armate di Italia e Pakistan. “Da 70 anni i due Stati sono legati da solidi rapporti di amicizia e da una importante collaborazione bilaterale in molti campi che possiamo ulteriormente consolidare”, ha auspicato il gen. Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa all’incontro con il gen. Ali Sadiq del Ministero della Produzione militare. Ci si è lasciati con l’impegno di rafforzare la cooperazione tra i rispettivi comparti industriali per la produzione di sistemi d’arma, materiali ed equipaggiamenti. (3)
Un luttuoso evento ha segnato il punto di svolta nelle relazioni italo-pakistane, il violento terremoto che sconvolse vaste aree del paese asiatico l’8 ottobre 2005. Nell’ambito dell’intervento umanitario a fianco delle vittime del sisma, il ministero della Difesa autorizzò il Contingente militare italiano in Afghanistan ad inviare in Pakistan una modesta quantità di viveri tramite con un’unità speciale del Reggimento di Supporto Tattico e Logistico di Solbiate Olona (Varese). Il 7 novembre 2005 l’Italia avviò in ambito NATO la Missione di soccorso e di supporto alla ricostruzione denominata “Indus” che si protrasse sino al 31 dicembre. Un contingente di 250 militari dell’Esercito (Task Force Elefante) con 1.800 tonnellate di mezzi e materiali operò a Bagh, città nel Kashmir a un centinaio di km a nord-est di Islamabad. (4)
Un documento dello Stato maggiore della Difesa dell’anno successivo, il 2006, spiega bene le ragioni dell’interesse crescente di Roma per il lontano paese asiatico. “Il Pakistan offre interessanti prospettive per l’industria nazionale nel settore della difesa, infatti, nel luglio del 1990, fu sottoscritto un accordo sulla cooperazione nel settore dei materiali fra il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana e quello Pakistano”, vi si legge. “Tra le attuali forme di cooperazione possiamo evidenziare quelle nel settore Aeronautica: nel mese di marzo 2006 una delegazione pakistana si è recata in Italia per effettuare alcuni voli prova sull’Eurofigher EF-2000 Typhon per valutarne le capacità operative. Nel settore Marina, il Pakistan è interessato all’acquisizione di Fregate della classe Lupo e Ardito e ha già chiesto informazioni tecniche sulle Unità”. (5) A produrre il caccia Eurofighter era allora l’omonimo consorzio europeo con l’italiana Alenia Aeronautica del gruppo Finmeccanica-Leonardo S.p.A.. Quasi interamente made in Italy le fregate missilistiche Lupo e la classe di cacciatorpediniere Ardito, realizzate negli stabilimenti navali poi acquisiti da Fincantieri S.p.A. e armate con cannoni e missili del firmamento aziendale di Finmeccanica.
In verità in quegli anni segnati da sanguinose rivolte interne e dall’attentato mortale alla leader d’opposizione Benazir Bhutto (27 dicembre 2007), l’Italia fece affari d’oro con il regime di Islamabad. Nel 2007 il Pakistan si attestò tra i maggiori acquirenti di armi italiane con 471,6 milioni di euro di autorizzazioni governative all’esportazione. La commessa maggiore riguardò la vendita di dieci batterie del sistema di difesa aerea “Spada 2000 Plus” prodotte da MBDA Italia S.p.A., società del consorzio europeo missilistico MBDA di cui la holding Finmeccanica-Leonardo controlla il 25% del pacchetto azionario. Dotato dei missili terra-aria a medio raggio Aspide 2000, il sistema “Spada” opera tramite un radar di rilevamento tridimensionale, il RAC-3D, prodotto anch’esso in Italia da Selex Sistemi Integrati (oggi in Leonardo). Il valore della commessa fu di 415 milioni di euro, a cui si aggiunsero le spese per realizzare a Karachi le infrastrutture per l’assemblaggio delle munizioni e quelle per l’addestramento dei militari pakistani in Italia. L’efficienza del sistema fu sperimentato da MBDA con la collaborazione dell’Aeronautica militare durante alcuni test nel poligono di Salto di Quirra in Sardegna, presente una folta delegazione di ufficiali pakistani. Gli “Spada” furono dislocati nelle basi aeree di Chaklala, Jacobabad, Kahuta, Kamra, Karachi e Sargodha e a “difesa” del sito di Kushab, il centro di produzione delle testate nucleari pakistane. (6)
Tra il 2008 e il 2009 un’azienda del gruppo Finmeccanica esportò in Pakistan pure i sistemi radar “Grifo” per i cacciabombardieri Mirage III e F-7PG a supporto dei lanci dei missili aria-aria e aria-superficie. Altro sistema d’arma progettato in Italia ed entrato a far parte degli arsenali pakistani fu il drone “Falco UAV”, in grado di volare a medie altitudini con un raggio di azione di 230 km e un’autonomia superiore alle dodici ore. La commessa risale al giugno 2008 e comprendeva 25 “Falco” più le stazioni di controllo terrestri. I droni furono poi realizzati da Selex Galileo (Finmeccanica) e alcuni, su licenza, nello stabilimento di Kamra, in Punjab, di proprietà del Pakistan Aeronautical Complex. Il “Falco” fu prodotto in due versioni: come drone d’intelligence e riconoscimento grazie a sofisticati sensori radar ad alta risoluzione e come drone killer per sganciare bombe a caduta libera. Il battesimo sul campo di battaglia avvenne in occasione di una grande offensiva lanciata contro le milizie talebane nella Swat Valley nell’autunno 2009. Secondo quanto ammesso dalle autorità militari pakistani, i “falchi” furono utilizzati per localizzare e bombardare “tutti i tipi di obiettivi, inclusi depositi munizioni, bunker, nascondigli e altre infrastrutture utilizzate dagli insorti”. (7)
Al dinamismo della diplomazia italiana e ai successi dell’industria bellica concorse per diretta ammissione delle forze armate, il generale Antonio Pennino, al tempo addetto militare presso l’Ambasciata d’Italia in Pakistan e poi Comandante della Brigata di Supporto al quartier generale del Corpo di reazione rapida della NATO (NRDC-ITA) a Solbiate Olona e – sino al novembre 2020 – Capo di Stato Maggiore del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. “In Pakistan il gen. Pennino ha affrontato e risolto la problematica relativa della chiusura dello spazio aereo ai voli NATO/ISAF da parte dell’Iran, siglando un accordo con le Autorità pachistane per consentire ai vettori italiani di utilizzare lo spazio aereo ed eventualmente gli aeroporti pachistani, alle navi da trasporto italiane l’approdo al porto di Qasim e ad eventuali convogli logistici terrestri il transito nel paese”, riporta la biografia pubblicata nel sito dell’Esercito. “Pennino ha seguito i rapporti commerciali Italia-Pakistan del comparto difesa. Durante il suo mandato sono stati siglati vari contratti per la fornitura di materiali ed in particolare quello con MBDA Italia; ha collaborato alla partecipazione del personale pachistano ai corsi presso il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU) in Vicenza; ha concluso il mandato con la firma di un accordo bilaterale nel comparto della Difesa, siglato a Roma dai Capi di Stato dei due Paesi”. (8) – SEGUE
FONTI
1) https://www.hrw.org/world-report/2021/country-chapters/pakistan
2) https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_188944.htm?selectedLocale=en
3) https://www.difesa.it/SGD-DNA/Segretario/Eventi/Pagine/TredicesimabilateraleItaliaPakistan.aspx
4) http://www.esercito.difesa.it/operazioni/operazioni_oltremare/Pagine/Pakistan-Indus.aspx
5) https://www.difesa.it/SMD_/schede_approfondimento/Pagine/Cooperazionetecnicomilitare5.aspx
7) http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2012/04/pakistan-alleato-strategico-del-governo.html