di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 3 febbraio (nella foto l’attacco del 17 gennaio all’aeroporto di Abu Dhabi) – Gli Stati Uniti, sostenitori della coalizione a guida saudita e partecipazione emiratina che sgancia bombe sui ribelli sciiti Houthi (e i civili) in Yemen, mandano un chiaro segnale: «siamo con gli Emirati arabi uniti, partner strategico di lunga data, contro l’attuale minaccia». Con queste e altre poche frasi Washington ha annunciato ieri, dopo una telefonata tra il segretario alla difesa Lloyd Austin e il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al-Nahyan, che schiererà tra il Golfo e l’Oceano indiano una nave da guerra, la Uss Cole, armata con missili antiaerei di ultima generazione e jet da combattimento F-18 e F-22 a difesa della capitale degli Emirati divenuta nelle ultime settimane un obiettivo degli attacchi degli Houthi con droni e missili balistici. L’uiltimo è avvenuto ieri: tre droni sono stati abbattuti dalla difesa antiaerea.
La Uss Cole, nota perché bersaglio nel 2000 di un attacco di al Qaeda nel porto di Aden che uccise 17 marinai americani, opererà assieme alla Marina degli Emirati con il compito di garantire la difesa dei cieli. Abu Dhabi all’inizio dell’anno è intervenuta in modo massiccio nella guerra in Yemen dando un aiuto decisivo alle milizie governative contro gli Houthi. Questi ultimi hanno reagito lanciando tre attacchi contro Abu Dhabi, uno dei quali il 17 febbraio ha ucciso tre lavoratori stranieri nell’area dell’aeroporto della capitale. L’ultimo, lunedì, è scattato mentre era in corso la visita ufficiale del presidente israeliano Isacc Herzog negli Emirati.
All’impegno americano si aggiunge quello di Israele nella difesa delle petromonarchie del Golfo nel quadro degli Accordi di Abramo per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e paesi arabi. Tel Aviv, riferiva lunedì la tv israeliana Channel 13, vuole accelerare la vendita di sistemi di difesa antimissile agli Emirati che, al momento, impiegano uno di fabbricazione sudcoreana. Secondo l’emittente la vendita di batterie Iron Dome ad Abu Dhabi segnerà l’inizio della creazione di un sistema di difesa regionale che oltre a difendere gli Emirati aiuterà ad avvisare in anticipo Israele di un potenziale lancio di missili balistici da parte di Tehran (in risposta a un possibile attacco aereo dello Stato ebraico alle centrali nucleari iraniane). Ciò sembra spiegare anche la visita di due giorni a sorpresa cominciata ieri in Bahrain del ministro della difesa israeliano, Benny Gantz che a Manama, con il suo omologo Abdullah Bin Hassan Al Noaimi e il capo di stato maggiore, Theyab bin Saqer Al Noaimi, firmerà il primo memorandum d’intesa tra Israele e un paese del Golfo. Gantz che ha volato sullo stesso Boeing 707 utilizzato dal presidente egiziano Anwar Sadat per il suo primo viaggio in Israele nel 1977, incontrerà re Hamad bin Isa Al Khalifa e visiterà la base della Quinta flotta Usa insieme al capo della Marina israeliana, David Saar.
Il sito d’informazione Axios riferisce che funzionari della difesa israeliani hanno visitato gli Emirati la scorsa settimana per discutere della fornitura di armi e che il ministero della difesa israeliano e le agenzie di sicurezza discuteranno le richieste di Abu Dhabi nei prossimi giorni. Già dopo il primo attacco Houthi, il primo ministro Naftali Bennett aveva assicurato in una lettera al principe ereditario Mohammed bin Zayed l’aiuto di Israele. La difficoltà, secondo Axios, sta nel fatto che il governo israeliano da un lato vuole assistere il suo principale alleato nel Golfo e dall’altro non vuole fornire tecnologia avanzata al paese arabo. Sul piano politico il governo Bennett si starebbe preparando a designare formalmente gli Houthi come «organizzazione terroristica». Pagine Esteri