della redazione
Pagine Esteri, 22 giugno 2022 – Le autorità israeliane hanno cominciato la costruzione di un altro Muro in Cisgiordania, allo scopo di isolare e controllare ulteriormente il nord del territorio palestinese. Lo ha reso noto il ministro della difesa Benny Gantz. Il progetto includerà un presunto «muro di protezione» e cosiddetti «mezzi tecnologici» di avvistamento. «Vogliamo rafforzare la protezione delle nostre retrovie», ha detto Gantz. Si è riferito agli attacchi armati in Israele avvenuti questa primavera e compiuti da palestinesi di Jenin, nel territorio occupato militarmente dal 1967 che il ministro Gantz definisce «retrovia» di Israele.
Il nuovo Muro sostituirà e integrerà i reticolati della prima barriera costruita oltre 20 anni fa. Il primo tratto sarà lungo 45 chilometri ed alto nove metri.
La costruzione del Muro israeliano in Cisgiordania, motivata con ragioni di sicurezza, ebbe inizio il 16 Giugno 2002. La barriera è lunga 750 chilometri, costituita in parte da un muro in cemento armato alto 8 metri ma anche da filo spinato e una recinzione elettrificata. E’ anche dotata di torrette di controllo, sensori elettronici, sistemi di rilevazione termica e telecamere, postazioni per i cecchini e strade il pattugliamento.
Il Muro israeliano – condannato dalla Corte dell’Aja nel 2004 – che in alcuni punti si spinge fino a sei chilometri all’interno del territorio palestinese, secondo Ong palestinesi e internazionali ha provocato danni a circa il 50% della popolazione della Cisgiordania attraverso la perdita della terra e di risorse naturali e l’isolamento di intere aree. Si calcola che tra il Muro e la “linea verde” che internazionalmente segna il “confine” tra Israele e la Cisgiordania, si trovino circa 300mila palestinesi soggetti a forti limitazioni, non solo ai movimenti.
Per queste e altre ragioni i palestinesi chiamano la barriera israeliana il “Muro dell’Apartheid”. Per Israele invece il Muro serve a prevenire attentati ed attacchi. Pagine Esteri