di Antonio Mazzeo*

Pagine Esteri, 11 gennaio 2023 –  Nell’agosto 2022 l’Italia – insieme ai reparti dell’esercito ungherese, croato e statunitense- è entrata a far parte del nuovo battaglione da guerra attivato dalla NATO in Ungheria per “rafforzare le attività di vigilanza” anti-Russia nel fianco sud-orientale. “L’Operazione Enhanced Vigilance Activity (eVA) in Ungheria è una misura di natura difensiva, proporzionata e pienamente in linea con l’impegno internazionale della NATO”, annota lo Stato Maggiore. “Con l’adesione all’iniziativa, dopo il previsto iter autorizzativo parlamentare, l’Italia si conferma tra i principali Paesi contributori, in termini di uomini, mezzi e risorse, al rafforzamento della postura di deterrenza e difesa della NATO sul fianco est”. (1)

A cannoneggiare nella puszta ungherese

La consistenza massima annuale autorizzata per il contingente in Ungheria è di circa 250 unità dell’Esercito; esso è composto – ancora una volta – da personale della Brigata Alpina “Taurinense”, in particolare del 3° Reggimento Alpini, rinforzato da componenti del 1° Reggimento Artiglieria Terrestre da montagna, del 1° Reggimento “Nizza Cavalleria” e del 32° Reggimento Genio Guastatori, oltre a un nucleo di polizia militare del 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania”. Numerosi i veicoli tattici in dotazione, dalle blindo “Centauro” ai VTMM (Veicoli tattici medi multiruolo), ai VTLM (Veicoli tattici leggeri multiruolo) e ai BV206 (Veicoli tattici ad elevata mobilità) tipici delle truppe alpine. A completare il potente dispositivo bellico ci sono pure i sistemi d’arma in dotazione alle unità di artiglieria, quali gli obici FH70, i mortai “Thomson” da 120mm e i sistemi controcarro di 3^ generazione “Spike” con missili a lungo raggio prodotti dall’azienda israeliana Rafael Ltd.. “Tutti i reparti coinvolti nell’operazione eVA provengono da un intenso ciclo addestrativo che li ha visti partecipare, solo nell’ultimo semestre, alle esercitazioni Volpe Bianca 22 nell’alta Val di Susa, Cold Response 22 in Norvegia, Maurin 22 nell’alta Valle Maira e Candelo 22 nella baraggia biellese, senza contare il continuo addestramento di specialità a vivere, muovere e combattere in montagna”, riporta con malcelata enfasi bellica lo Stato Maggiore dell’Esercito.

Le attività operative hanno preso il via il 18 agosto, una decina di giorni dopo il completamento dello schieramento in territorio magiaro. Il battesimo è stato consacrato dall’addestramento al “combattimento nei centri abitati e di navigazione terrestre”, a fianco dei paracadutisti della 101^ Divisione Aviotrasportata di US Army e di una compagnia dell’esercito croato. A fine agosto gli alpini della “Taurinense” hanno svolto un modulo addestrativo al “movimento e combattimento in ambiente notturno”, con pattuglie da ricognizione per i plotoni fucilieri, “simulazione” di esercizi di tiro con mortai da 120mm e obici da 155mm, acquisizione di obiettivi in movimento per le squadre controcarri, pattuglie esploranti con blindo “Centauro”, impiego degli esplosivi per “ridurre la mobilità nemica” e di robot per la bonifica di ordigni avversari per la componente guastatori.

Nel corso della prima settimana di settembre il contingente italiano ha condotto contestualmente due diverse attività addestrative: l’esercitazione a partiti contrapposti denominata “Patrol Storm” (pattuglia tempesta) per “combinare” le capacità di fuoco e di “acquisizione di obiettivi nemici in ogni condizione ambientale”; e “Fire Observer Concentration” per standardizzare le procedure per l’osservazione, la richiesta e la gestione del fuoco terrestre “erogabile mediante sistemi di artiglieria in dotazione alla NATO”. Subito dopo gli alpini si sono sottoposti a quattro giornate consecutive di attività di tiro, diurno e notturno e “sotto stress” con armamento individuale e di reparto presso il poligono ungherese di Ujmajor.

A fine settembre, nell’estesa area addestrativa ungherese di Varpalota, si è svolta invece “Brave Warrior” (guerriero valoroso) per la validazione del nuovo battlegroup  e il suo passaggio sotto il comando NATO. A “Brave Warrior” hanno partecipato anche i contingenti  di Ungheria, Stati Uniti, Croazia e Slovacchia, per una forza totale di oltre 1.200 militari e 300 tra carri armati, blindati e obici di artiglieria. Ospiti e osservatori “eccellenti” alle grandi manovre i vertici militari della NATO, il Comandante del Joint Force Command NATO di Brunssum, gen. Guglielmo Luigi Miglietta e il Comandante Operativo di Vertice Interforze COVI, gen. Francesco Paolo Figliuolo. “Consentitemi di dire che è un orgoglio personale vedere impegnati in questo sforzo collettivo voi alpini della Brigata Taurinense, unità che ho avuto il privilegio di guidare tra il 2010 e il 2011”, ha dichiarato Figliuolo alla cerimonia conclusiva dei war games. “Non è un caso che in una missione particolare come questa sia stata scelta proprio un’unità delle Truppe Alpine dell’Esercito, a riprova della versatilità e della resilienza di un Corpo che ha scritto pagine gloriose della storia nazionale e militare, con un impiego che va dal deserto ai territori montani e artici, ai quali siamo più votati, fino alla pianura ungherese. Inoltre, voi siete portatori di quelli che sono gli stessi valori della NATO, valori che esaltano la coesione e la solidarietà e che fanno di voi un baluardo a difesa della democrazia e della libertà”. (2)

 

A inizio ottobre nell’area di Veszprem si sono tenute le esercitazioni “Relentless 9” (implacabile) e “Strong Will 2022”. La “Relentless” ha riguardato la “capacità di ingaggio di bersagli corazzati alle lunghe distanze di giorno come di notte” da parte delle unità controcarri e di cavalleria pesante del battlegroup; la “Strong Will” è stata invece orientata  ad affinare le capacità agli assetti ISR (Intelligence, Sorveglianza e Riconoscimento). Per esercitarsi a contrastare le minacce aeree “nemiche” e gli attacchi da parte di droni si è tenuta anche “Noble Imperat” (nobili comandi), con “combattimento a partiti contrapposti in ambiente caratterizzato da rischio CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico, Nucleare)”. Anche in questa occasione era presente una componente della 101^ Divisione Aviotrasportata di US Army, insieme ad unità della polizia militare e del reparto specializzato anti-esplosivi delle forze armate croate e di “difesa” aerea e CBRN ungherese. “L’esercitazione, della durata di 7 giorni ha visto le unità del Battlegroup frenare e bloccare, mediante l’impiego combinato del fuoco aereo, di artiglieria, dei mortai pesanti e dei missili controcarro, oltre che degli ostacoli attivi e passivi realizzati dalle unità del genio (campi minati anticarro, fossati, terrapieni) un’unità nemica attaccante, per effettuare in seguito, mediante la componente corazzata di cavalleria e le unità di fanteria un contrattacco contro le forze avversarie”, riferisce l’Esercito italiano. Nel corso di “Noble Imperat” alcuni caccia F-18 di US Air Force ed elicotteri d’attacco Mi-24 ungheresi “hanno impiegato il loro munizionamento ordinario sui bersagli indicati dai team di controllo italiani, ungheresi e americani schierati sul terreno”.

Il 29 ottobre 2022 il personale militare medico degli alpini si è addestrato nell’area di Camp Croft al soccorso in “prima linea” congiuntamente con l’esercito croato e statunitense (Combat Medic Concentration). “Fondamentale, per i soccorritori militari, la conoscenza delle corrette procedure mediche, oltre che la capacità di operare con lucidità mentale anche in condizioni di elevato stress fisico, dovuto dal peso dell’equipaggiamento e dell’armamento in dotazione, nonché psicologico, derivante dall’impatto emotivo del ferimento, in questo caso simulato, di elementi della propria unità”, spiega l’Esercito. “Numerosi gli scenari di fronte ai quali si sono trovati ad operare i soccorritori, dagli scontri a fuoco con la presenza di feriti da colpi di armi leggere fino all’esplosione di ordigni quali mine e razzi controcarro a danno degli equipaggi dei veicoli”.

Novembre è ricordato per l’esercitazione a fuoco con obici e mortai “Noble Strike” (colpo nobile), orientata al “forzamento di ostacoli attivi e passivi posizionati dal nemico (campi minati e reticolati) per il successivo assalto a postazioni fortificate” e per “Noble Freedom”, operazione addestrativa “offensiva” con la partecipazione di oltre 500 unità e 100 veicoli da guerra. Il personale del 3° Reggimento Alpini ha condotto a dicembre due settimane di addestramento al “combattimento in aree urbanizzate” presso il Comando della 25ª Brigata Corazzata dell’esercito ungherese, situato nella città di Tata. Il 2022 si è concluso con l’esercitazione “Noble Defender” anch’essa orientata alla guerra urbana e in particolare “alla presa di un centro abitato occupato da forze nemiche con la presenza nell’area sia di personale civile non combattente, sia di trappole esplosive collocate dall’avversario”.

Il Tricolore comanda in Bulgaria

Con identiche finalità e obiettivi strategici del battlegroup “ungherese” dal marzo dello scorso anno ha preso il via l’operazione Enhanced Vigilance Activity (eVA) – Bulgaria, a cui la NATO ha assegnato oltre 1.100 militari delle forze terrestri di Bulgaria, Albania, Grecia, Italia, Repubblica della Macedonia del Nord, Montenegro e Stati Uniti. Il quartier generale si è insediato nell’area addestrativa di Novo Selo, nella regione di Vidin, prossima al confine con Romania e Serbia. Nella missione in terra bulgara l’Italia impiega circa 740 unità in forza alla Brigata Meccanizzata “Pinerolo” di stanza in Puglia. Dal 17 ottobre il nostro paese ha assunto il ruolo di Framework Nation, ovvero la leadership del nuovo battlegroup NATO, attraverso il comando dell’82° Reggimento di fanteria “Torino”. Alla cerimonia di trasferimento della guida di (eVA) – Bulgaria erano presenti il Presidente della Repubblica di Bulgaria, Rumen Radev, il Comandante supremo delle forze alleate in Europa, gen. Christopher G. Cavoli, l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il Comandante del COVI, gen. Figliuolo. Nonostante le roboanti parole d’encomio sulla leadership italica è indubbio che il mentore di questo nuovo gruppo NATO sia di casa negli USA. Prima ancora della “benedizione” del gen. Christopher G. Cavoli (già a capo delle forze armate USA in Europa e in Africa), le unità schierate a Novo Selo sono state “ispezionate” il  25 agosto 2022 dal Comandante del 5° Corpo d’Armata di U.S. Army, gen. John S. Kolasheski e dal Comandante dell’immancabile 101^ Divisione aviotrasportata, gen. Joseph P. McGee. Il 12 settembre è stata la volta della visita ufficiale dell’ammiraglio di US Navy, Stuart B. Munsch, comandante del Joint Force Command Naples.

Il “comando” italiano di (eVA) – Bulgaria è stato sperimentato sul campo a fine ottobre con l’esercitazione “Alliance Wall”: quattro giorni di fuoco no-stop con l’impiego di oltre 50 mezzi (blindati italiani “Freccia”, carri armati e veicoli d’attacco greci, statunitensi e bulgari). A inizio novembre è stata la volta di “Iron Strike” (colpo d’acciaio) con il dispiegamento di 300 militari e 70 mezzi tattici: per l’Italia un sistema di “difesa e controllo aereo”, gli obici semoventi PZH2000 da 155/52 mm di produzione tedesca (uno dei principali sistemi d’arma che i paesi NATO hanno consegnato all’Ucraina dopo l’invasione russa), i blindo “Centauro” e ancora i “Freccia”. Così come in Ungheria anche in Bulgaria non sono mancate le attività addestrative al combattimento in ambiente urbano. “L’esercitazione svoltasi a inizio dicembre e suddivisa in cinque fasi ha visto una iniziale ricognizione d’area seguita dal movimento verso le zone di accesso al villaggio; l’isolamento del centro abitato dal possibile avvicinamento di forze nemiche intervenute a supporto e difesa; la bonifica da possibili minacce presenti all’interno del villaggio ed infine, il consolidamento delle truppe nell’area ed il mantenimento del controllo della stessa”, annota lo Stato Maggiore.

Cacciabombardieri sul Baltico e nel Mar Nero anche per venderli

In gergo tecnico-militare è definita “Air Policing (AP)”; si tratta della missione di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta per integrare gli apparati e gli assetti dei paesi membri in un unico sistema di difesa aerea e missilistico. Nello specifico l’AP consiste nella “continua sorveglianza” dello spazio aereo alleato e nell’identificazione di tutte le eventuali violazioni allo stesso; le operazioni sono svolte da caccia intercettori pronti al decollo in tempi radissimi (scramble). Le missioni di Air Policing sono condotte sotto il comando e controllo di due centri operativi NATO, ubicati rispettivamente a Uedem (Germania) e Torrejon (Spagna), sotto la supervisione dall’Allied Air Command di Ramstein (Germania). E, come ricorda con orgoglio lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, l’Italia è l’unica nazione dell’Alleanza Atlantica che ha partecipato a tutte le operazioni di Air Policing realizzate fino ad oggi.

Con la “spiralizzazione” della crisi russo-ucraina a inizio 2022 la NATO ha deciso di potenziare le attività di sorveglianza aerea dando vita alla cosiddetta enhanced Air Policing (eAP), in particolare sul fronte sud-orientale. In quest’ambito dallo scorso mese di novembre il nostro paese ha inviato una task force (TFA R Gladiator) presso l’aeroporto “Mihail Kogălniceanu” di Costanza (Romania), sul Mar Nero. TFA Gladiator impiega attualmente quattro cacciabombardieri Eurofighter EF-2000 “Typhoon” degli Stormi 4°, 36°, 37° e 51°dell’Aeronautica Militare, rispettivamente con base a Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi e Istrana-Treviso. A Costanza sono presenti in tutto 150 tra piloti, controllori volo e tecnici, oltre alla componente di polizia militare assicurata dall’Arma dei Carabinieri. Nelle operazioni aeree sono pure coinvolti altri importanti enti dell’Aeronautica, tra cui il 14° Stormo di Pratica di Mare, la 46° Brigata Aerea di Pisa e il 16° Stormo Fucilieri dell’Aria con quartier generale a Martina Franca, Taranto.

In passato i caccia italiani avevano già svolto attività di “vigilanza aerea” NATO in Romania nel 2019 e – ininterrottamente – dai primi di dicembre 2021 fino al 1° luglio del 2022 con la task force “Black Storm” (tempesta nera). Durante quest’ultima missione i cacciabombardieri dell’Aeronautica hanno superato le 1.400 ore di volo con circa 750 sortite. “Si tratta di un risultato mai raggiunto da una TFA sul suolo europeo”, ricorda lo Stato Maggiore delle forze aree. “In parallelo è stato conseguito un elevato grado di interoperabilità con gli assetti aerei dell’Alleanza che in quei mesi erano impiegati nella regione (i Typhoon dell’Aeronautica tedesca e i caccia intercettori delle forze aeree rumene e statunitensi), con le unità della Marina militare francese e rumena e con i contingenti terrestri belgi, francesi, rumeni, britannici e statunitensi”. Durante TFA “Black Sorm” sono stati inviati in Romania per quasi due mesi pure i paracadutisti del 3° Reggimento “Savoia Cavalleria” della brigata “Folgore” per partecipare in particolare all’esercitazione multinazionale “Scorpion Legacy” presso il poligono di Smardan nell’ambito del Military Training Education Program della NATO.

Nel periodo di assenza dal territorio rumeno gli EF-2000 “Typhoon” italiani non sono stati certo con le mani in mano: hanno operato invece in uno scenario geo-strategico ancora più critico. Dalla fine di luglio a fine novembre i cacciabombardieri sono stati rischierati con la task force “White Eagle” presso l’aeroporto “Krolewo” di Malbork, Polonia nord-orientale (a meno di un centinaio di Km dal confine con l’enclave russa di Kaliningrad), già sede dell’Air Policing NATO nel 2014 e nel 2015 dopo l’escalation bellica in Donbass e l’occupazione russa della Crimea. In poco meno di quattro mesi di attività i velivoli italiani hanno effettuato dalla base polacca oltre 500 ore di volo, nonché 23 Alpha Scramble  “per la presenza di velivoli russi che operavano senza autorizzazioni nella zona di competenza degli assetti aerei italiani”.

Che i caccia italiani abbiano davvero giocato con il fuoco durante la loro missione in Polonia appare evidente dalla lettura del comunicato emesso dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica il 22 settembre. “Una settimana intensa quella che gli uomini della Task Force Air White Eagle hanno affrontato fino ad oggi, a causa dei numerosi interventi richiesti dal Combined Air Operation Center di Uedem”, spiega la forza aerea. “La contemporanea presenza nel Baltico anche di alcuni assetti navali della NATO, ha fatto sì che per garantire la sicurezza dei confini dell’Alleanza, la catena di Comando e Controllo della NATO ha realizzato un dispositivo di sicurezza massimo (…) Considerata la complessità del momento, le difficoltà di operare così vicini al confine (i piloti italiani si sono trovati a operare a soli 5 minuti di volo da Kaliningrand, a 20 minuti dalla Bielorussia e a 25 dal territorio ucraino) e, non ultimo, il rischio che qualunque errore possa essere considerato come una provocazione, è assolutamente pleonastico rappresentare come la prontezza operativa di tutta la Task Force, messa duramente alla prova dal continuo operare in tutte le ore della giornata, sia stata garantita dalla preparazione professionale del personale italiano e dell’apparato logistico che ogni giorno li supporta”. (3)

Rischiare il conflitto magari solo per una virata errata è davvero da folli ma a Roma c’è chi evidentemente persegue uber alles e sulla pelle di noi tutti la moltiplicazione dei profitti e dei dividendi azionari delle grandi industrie militari a capitale pubblico. Esageriamo perché pacifisti imbelli? Ecco cosa ha evidenziato l’analista Aurelio Giansiracusa, direttore di Ares Osservatorio Difesa in un articolo pubblicato a fine luglio: “Per l’Aeronautica Polacca il rischiaramento degli italiani è una preziosa occasione per interagire con i potenti caccia bombardieri prodotti dal consorzio Eurofighter costituito da Leonardo, BAE Systems ed Airbus. Non è un mistero che la Polonia, nell’ambito del potenziamento esponenziale in atto delle sue Forze Armate, sia interessata fortemente al velivolo europeo; del resto anche lo stesso consorzio Eurofighter (in Polonia guidato da Leonardo) spinge per l’adozione offrendo a Varsavia una nel programma”. (4)

Ecco ancora recitato il mantra della storia dell’ultimo secolo: in guerra per le armi e le armi per le guerra…  Pagine Esteri

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO

Soldati italiani nell’Europa dell’Est. 1500 pronti alla guerra con la Russia (parte 1)

 

 

NOTE E LINK

  1. https://www.difesa.it/SMD_/Eventi/Pagine/Difesa_concluso_il_dispiegamento_del_contingente_italiano_in_Ungheria.aspx#:~:text=%E2%80%8BSi%20%C3%A8%20concluso%20il,%E2%80%9CEnhanced%20Vigilance%20Activity%E2%80%9D%20(eVA
  2. https://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_intern_corso/Operazione_eVA_Ungheria/notizie_teatro/Pagine/Gen_Figliuolo_in_visita_al_NATO_eVA_Battlegroup.aspx#:~:text=Il%20raggiungimento%20della%20piena%20capacit%C3%A0,combattimento%20di%20tutte%20le%20componenti.
  3. https://www.aeronautica.difesa.it/2022/09/23/nato-air-policing-polonia-numerosi-scramble-per-la-task-force-air-white-eagle/4)
  4. https://aresdifesa.it/eurofighter-typhoon-dellaeronautica-militare-italiana-schierati-in-polonia/

 

*Antonio Mazzeo è un giornalista ecopacifista e antimilitarista che scrive della militarizzazione del territorio e della tutela dei diritti umani. Con Antonello Mangano, ha pubblicato nel 2006, Il mostro sullo Stretto. Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte (Edizioni Punto L, Ragusa). Del 2010 è il suo I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre).